COUSIN (Gentile, Primo), Louis (Luigi, Aloygio, Aloisio, Ludovico)
Nacque nel 1606 secondo il De Bie (1661) a Bruxelles; in base a documenti pubblicati da Bodart (1970, p. 154) a Breynelden. Giovanissimo si trasferì a Parigi per approfondire lo studio della pittura già iniziato nella città natale (Sandrart, 1675-79, p. 195).
Nel 1626 giunse a Roma, dove entrò a far parte della Schildersbent (ibid.), una specie di società di mutua assistenza tra artisti olandesi e fiamminghi, ricevendo dal gruppo, come era consuetudine, un soprannome: Gentile. Frequentemente, però, è citato anche come Primo; il Passeri, per esempio (1772, p. 244), afferma che questo era il suo vero cognome (cfr. Bodart, 1970, I, p. 134), mentre i Terlinden (1969, p. 33) sostiene che fu chiamato così dagli Spagnoli. Non si è riusciti a risalire all'origine di questo appellativo; ma sta di fatto che esiste un documento nel quale è scritto "D. Louis Cousin alias Primo et Gentil... " (Hoogewerff, 1911, II, p. 145).
La prima testimonianza della presenza del C. a Roma risale al 1629 quando abita in via Margutta (Hoogewerff, 1943, p. 25); il 17 maggio 1633 (errata la data registrata in Thieme-Becker: vedi R. de Santa Maria, La fiesta de la Conception... el año 1715, Roma 1908, p. 83) firma un contratto con cui si impegnava a eseguire per SS. Giacomo e Ildefonso degli Spagnoli un quadro raffigurante L'Immacolata Concezione (ora in S. Maria di Monserrato, terza cappella a destra). Tra il 1635 ed il '50 (Bodart, 1970, p. 159) eseguì Ilmartirio di s. Caterina nella cappella Cesi in S. Maria Maggiore. Al 1638 c. (Ontini, 1952, p. 43) risalgono Il miracolo di s. Domenico e le Storie della Vergine (Titi, 1686, p. 218), queste ultime di incerta attribuzione (Ontini, 1952, p. 43), nella tribuna dei SS. Domenico e Sisto.
Dal 1638 il nome dell'artista compare nei registri dell'Accademia di S. Luca; nel '39 venne eletto provvisore per la Germania Inferiore nella Congregazione di S. Maria in Campo Santo dove, in seguito, ricoprì le cariche di camerlengo, sindaco deputato, segretario (Hoogewerff, 1913, II, p. 387, cui si rimanda per tutti i documenti non citati diversamente). Probabilmente intorno al quarto decennio del secolo eseguì S. Agostino che fonda il suo Ordine, per il duomo di Pozzuoli, andato distrutto nell'incendio del 1964. Nel 1646 venne proposto come virtuoso al Pantheon; dallo stesso anno dipinse per Innocenzo X numerosi quadri di soggetto religioso, la maggior parte dei quali eseguiti su rame (Bertolotti, 1880, p. 144). Uno di questi quadri è stato rintracciato nel Museo dell'Ordine di S. Giovanni a Londra da J. Gash-J. Montagu (1980); si tratta di un piccolo rame ottagonale raffigurante l'Annunciazione al quale si possono riferire dei pagamenti al C. del 1648 (Bertolotti, 1880, p. 144); la cornice d'argento che circonda il dipinto, adorna di un putto, volute, motivi fitomorfi e dello stemma di Innocenzo X, venne eseguita, sempre nel 1648, su disegno di Alessandro Algardi, da F. Perone (Gash-Montagu, 1980, pp. 59 s.).
Dal 1644 al '48 risiedette in una casa di via Paolina e nel '49 si trasferì in via Rasella, dapprima solo, in seguito con un certo "Gio. Domenico", registrato negli Stati d'anime di S. Nicola in Arcione (1653, f. 164v: Roma, Arch. storico del Vicariato) come suo discepolo. Nel 1650 venne eletto primo aggiunto nella Congregazione dei Virtuosi al Pantheon e nel '51 reggente; nello stesso anno gli fu conferita la carica di principe dell'Accademia di S. Luca ed entrò a far parte della Confraternita di S. Giuliano dei Fiamminghi dove fu, come già in S. Maria in Campo Santo, provvisore e sindaco deputato.
Datato 1652 è il Ritratto di don Giacomo di Barthos della Galleria nazionale d'arte antica di Roma (Hoogewerff, 1911, p. 370); probabilmente fu in questo periodo che partecipò, insieme ad alcuni suoi connazionali (C. de Wael, M. Sweerts, ecc.) e agli artisti più famosi del momento, quali il Cortona e il Maratta, alla decorazione dello studiolo di Antonio degli Effetti eseguendo un dipinto su rame, non ancora identificato, rappresentante Nettuno ed Anfitrite. Altri dipinti citati dalle fonti ma non ancora identificati sono il Ritratto di Alessandro VII e alcuni Ritratti di cardinali (Sandrart, 1675-79, p. 195). Entro il 1665 il C. dipinse in S. Marco (secondo altare a destra) La visione dei ss. Antonio da Padova e Giovanni Battista (P.Dengel, Palast und Basilika S. Marco in Rom, Roma 1913, p. 93).
A questo proposito il Passeri (1772, p. 242) afferma che il dipinto marciano venne eseguito al ritorno da un viaggio intrapreso dal pittore nelle Marche e nel Veneto. È da ritenersi, però, che il biografo abbia fatto una certa confusione di date in quanto la presenza pressoché ininterrotta del C. a Roma dal 1639 al '57 è comprovata da numerosi documenti (Hoogewerff, 1913, II, pp. 11 s.) e, dato che il viaggio fu piuttosto lungo e varie le opere eseguite, non è possibile pensare che fosse compiuto in pochi mesi. È, più probabile, invece, che il pittore lo intraprendesse prima del 1638, momento in cui raramente il suo nome compare nei documenti, o dopo il 1657 quando non sono più reperibili notizie sul suo conto negli archivi romani. A conferma della presenza del C. nei luoghi citati dal Passeri sono comunque il dipinto rappresentante S. Margherita che calpesta il drago, eseguito per la distrutta chiesa di S. Margherita ad Ancona (ora in deposito presso la Soprintendenza per i Beni artistici e storici di Urbino), e la serie di tele che si conservano nella chiesa dei cappuccini a Pesaro: La Natività, L'Angelo annunciante e La Vergine annunciata (nelle pareti del coro), Il martirio di s. Stefano (nella prima cappella a destra). Il Passeri parla ancora di una sosta a Loreto e di un breve soggiorno a Venezia dove il C. eseguì alcuni ritratti che peraltro non sono mai stati rintracciati.
Il 20 giugno 1661, comunque, risulta iscritto, a Bruxelles, nella gilda dove ebbe come allievi, rispettivamente nel 1662 e nel '63, C. Huygens e T. Schoonemans di Deventer (Hymans, 1905, p. 251); lavorò inoltre, secondo il Passeri (1772, p. 244), per il re di Spagna sia come pittore sia come arazziere, ed eseguì vari dipinti per Leopoldo Guglielmo d'Austria (proviene infatti dalla collezione dell'arciduca Venere con Adone ora nel Kunsthistorisches Museum di Vienna; si sono invece perse le tracce del Ritratto di Giovanni di Nassau e del Ritratto della contessa di Königsegg, citati negli inventari di Leopoldo Guglielmo). Sembra che nel 1667 fosse di nuovo a Roma per dipingere il Ritratto di Clemente IX, inciso da P. de Jode il Giovane e firmato L. P. Gentiel (Thieme-Becker), e che subito dopo tornasse a Bruxelles.
Discordi sono le opinioni circa la data di morte del C., ma attraverso i documenti pubblicati da Hoogewerff (1913), può essere collocata fra la fine del 1667 e la metà circa dell'anno successivo. Infatti in una lettera di G. de Roomer del 29 ott. 1667 compare una critica nei confronti del C., che ha rifiutato un lavoro propostogli da monsignor Rospigliosi (Hoogewerff, 1913, II, p. 208), mentre da un atto del 3 ott. 1668 risulta registrata la spedizione a Bruxelles di una cassa contenente oggetti del "quondam Luigi Gentile... venuto a morte" (ibid., p. 168).
Artista molto stimato dai contemporanei (lo dimostrano fra l'altro le commissioni papali e i vari titoli che gli venivano conferiti), il C. è stato poi quasi completamente dimenticato; solo G. I. Hoogewerff, il Terlinden e il Bodart hanno tentato una sommaria ricostruzione delle sue vicende biografiche e artistiche, attribuendogli fra l'altro alcuni interessanti ritratti che rivelano la sua origine fiamminga, mentre risultano di qualità inferiore i suoi quadri di soggetto religioso, in cui è notevole l'influsso di G. Reni; di particolare interesse sarebbe la ricerca di quei dipinti di piccole dimensioni, spesso citati nei documenti, di cui si è persa fino a oggi ogni traccia. Alcune sue opere attirarono l'attenzione di C. Bloemaert, che incise da lui Febo sul carro del Sole, il Ritratto di C. Caietano (G. K. Nagler, Neues Aligemeines Künstler Lexikon, München 1835-52, XII, p. 74), Allegoria con otto giovani ninfe danzanti, Tesi con la divisa Arcanis Nodis (C.Le Blanc, Man. de l'amateur d'estampes, Paris 1854-57, I, pp. 377-378).
Nel Gabinetto nazionale delle stampe di Roma si conserva il Ritratto di F. M. Santinelli della Metola, disegno a sanguigna su carta bianca (G. I. Hoogewerff, Disegni di maestri fiamminghi e olandesi nel Gabinetto nazionale delle stampe di Roma, in Boll. d'arte, IX [1915], 11, pp. 322-323). Non esistono più i dipinti citati dal Titi (1686, pp. 319, 361), in S. Nicola in Arcione e in S. Claudio dei Borgognoni; qui i quadri, raffiguranti La vita e i miracoli di s. Claudio furono eseguiti intorno al 1652 (Moreau, 1981). Il Passeri (1772, p. 242) ricorda come del C. gli affreschi nella cappella del Crocifisso di S. Maria del Popolo raffiguranti L'Eterno e cinque angeli con gli strumenti della Passione, Profeti e Angeli, Verifica della Vera Croce, Eraclio entra in Gerusalemme, Ritratto maschile, Ritratto femminile. Questi dipinti sono però citati da J. B. Deschamps (La vie des peintres flamands, hollandois et allemands, II, Paris 1756, p. 144) come opera di Pierre van Lint. Esistono inoltre due incisioni riproducenti la Verifica della Vera Croce ed Eraclio entra in Gerusalemme con la scritta "Pet. de Bailîn sculpsit" e "Pet. van Lint inv. et pingebat Romae ad S. Mariam de Populo et exc. Antu" (Bodart, 1970, I, pp. 131-133). La pala d'altare di S. Giuseppe dei Falegnami attribuita al C. dal Mola (16633 p. 122) è in effetti opera di O. Blanc. A Gand si trovano: S. Ramon di Peñafort adora il Bambino Gesù; S. Carlo Borromeo visita gli appestati (Musée des Beaux-Arts); Crocifissione (St. Michel). A Bruxelles sono conservati: Cristo in Croce fra l'Eterno, la Vergine e angeli, i ritratti di Mario di Gayassa e di sua moglie M. Luisa di Grambrugghe (Musée Royale des Beaux-Arts). Sono infine citati, da H. Hymans (P. 252), a Saint Jacques-sur-Caudenberg, due dipinti rappresentanti S. Agostino e S. Agostino riceve la mitria.
Fonti e Bibl.: Roma, Bibl. Casanatense, ms. 2372: Antonio degli Effetti, Studiolo di pittura..., f. 2; C. De Bie, Het Gulden Cabinet, Lierre 1661, p. 320; G. B. Mola, Roma l'anno 1663, a cura di K. Noehles, Berlin 1966, pp. 119, 122; F. Titi, Studio di pitt., scolt. et arch., Roma 1674, pp. 119, 304, 313, 362, 424; Id., Ammaestr. utile e curioso...., Roma 1686, pp. 157, 218, 240, 249, 301, 319, 361; J. von Sandrart, Academie der Bau-, Bild- und Mahlerey-Kunste von 1675 [Nürnberg-Frankfurt 1675-79], a cura di A. Peltzer, München 1925, pp. 195, 403; G. B. Passeri, Vite de' pitt., scult. ed arch. [Roma 1772], a cura di J. Hess, Wien 1934, pp. 241-244; L. Lanzi, Storia pittor. della Italia [1809] a cura di M. Capucci, I, Firenze 1968, p. 376; P. Zani, Encicl. ... delle Belle Arti, I, 7, Parma 1821, p. 93; G. Campori, Racc. di catal. ed inv. ined., Modena 1870, p. 203; A. Bertolotti, Art. belgi e olandesi a Roma nei sec. XVI e XVII, Firenze 1880, pp. 144-146, 184; H. Hymans, in Biogr. nationale... de Belgique, XVIII, Bruxelles 1905, pp. 249-252; Cat. du Musée des Beaux-Arts de Gand, Gand 1909, p. 63; G. I. Hoogewerff, Quadri olandesi e fiamm. nella Gall. d'arte antica in Roma, in L'Arte, XIV (1911), p. 370; Id., Nederland. Schilders in Italie in de XVIe Eeuw, Utrecht 1912, p. 140; Id., Bescheiden in Italie…, 's-Gravenhage 1913, II, pp. 11 s.; Id., Nederlandsche Künstenaars te Rome, c. 1600-1725, La Have 1943, pp. 25 s.; Chroniques du Monastère de S. Sisto e de S. Domenico e Sisto, Levanto 1920, II, p. 201; Inventario degli oggetti d'arte in Italia, Provincia di Ancona e Ascoli Piceno, Roma 1936, p. 42; B. R. Ontini, La chiesa di S. Domenico in Roma, Roma 1952, pp. 43 s.; V. Terlinden, Identification d'un portrait d'officier espagnol par Louis Primo, in Bull. d. Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique, XVIII(1969), 1-2, pp. 33-40; D. Bodart, Les peintres des Pays-Bas méridionaux et de la Principauté de Liège à Rome au XVII siécle, Bruxelles-Rome. 1970, 1, pp. 154-167; A. D'Ambrosio, Il duomo di Pozzuoli: storia e docum. inediti, Pozzuoli 1973, pp. 28. 32, 120; K. Demus, Verzeichnis der Gemälde Kunsthistor. Museum, Wien 1973, p. 137; J. Immerzeel, De Levens en werken der Hollandsche en Vlaamsche Kunstschilders, beeldhouwers, graveurs en bouwmeesters, Amsterdam 1974, I, p. 275; J. Gash-J. Montagu, Algardi, Gentile and Innocenzo X: a rediscovered painting and its frame, in The Burlington Magazine, CXXII(1980), pp. 55-60; H. Moreau, Saint-Claude des Francs-Comtois au XVII siècle, in Les fondations nationales dans la Rome pontificale, Rome 1981, p. 716; G. Moroni, Diz. di erudiz. stor-eccles., XXVI, p. 229; LV, p. 105; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, pp. 407 s.(sub voce Gentile, Luigi).