SIRIGATTI, Lorenzo
SIRIGATTI, Lorenzo. – Nacque a Firenze il 16 settembre del 1557 (Ghirlandaria..., 2017), da Niccolò (m. 1578), ricco mercante di lana e seta, e da Cassandra, figlia del pittore Ridolfo del Ghirlandaio.
Fu, come il fratello Ridolfo, collezionista e dilettante, e appartenne all’ambiente dei nobili accademici fiorentini così ben descritti nel Riposo di Raffaele Borghini (Firenze 1584), dove però, stranamente, non è menzionato. Vicino all’architetto Giorgio Vasari il Giovane, con il quale collaborò costantemente nel corso della sua vita, Lorenzo si dedicò soprattutto agli studi di prospettiva e di architettura.
La sua fama è basata sul trattato da lui scritto, edito a Venezia da Giunti nel 1596 con una dedica al granduca Ferdinando I de’ Medici, La pratica di prospettiva, opera che conobbe una notevole fortuna, attestata da una ristampa nel 1625 con una dedica a Sigismondo Vasa, principe di Polonia e di Svezia, e almeno da una traduzione inglese del 1756.
Il libro, il cui frontespizio venne disegnato dal pittore fiorentino Girolamo Macchietti, un artista vicino a Lorenzo, che difatti conservava diversi suoi dipinti nella propria collezione (Pegazzano, 1998, pp. 158 s.), è ricco di incisioni (sessantatré) raffiguranti poliedri, solidi regolari, edifici, strumenti musicali, derivanti dai disegni dello stesso Sirigatti. La chiarezza di queste immagini, oltre che l’ottima qualità dell’incisione e una parte teorica concisa, testimoniano come il trattato venisse concepito quale un manuale pratico utile agli artisti. La sua validità venne riconosciuta dai contemporanei teorici di architettura, ad esempio dal senese Teofilo Gallaccini (Romagnoli, ante 1835, 1976, pp. 139 s.).
Il manoscritto originale dell’opera, datato 1593, completo dei disegni di Sirigatti, è conservato presso la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze (Codice Ashburnam 1029). Oltre a questi disegni disponiamo di poche altre prove grafiche di Sirigatti: i profili di vasi e urne acclusi a una sua lettera a Giorgio Vasari il Giovane, del settembre del 1593 (Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms. 2401, in Pegazzano, 1998, pp. 144-147), e un disegno di una chiesa in costruzione, firmato e datato 1594, presso il Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi (p. 160, fig. 12). Il titolo del trattato ricalca quello dell’umanista e matematico Daniele Barbaro, dato alle stampe, sempre a Venezia, nel 1569. Questa coincidenza, non casuale, unita al fatto che si ha notizia di un soggiorno veneziano di Sirigatti in età giovanile e comunque prima del 1582, può far ipotizzare che una parte della sua formazione avvenisse nella città lagunare o, più verosimilmente, a Padova (p. 148).
L’appartenenza della madre Cassandra a una delle più note dinastie di artisti di Firenze può aver stimolato gli interessi artistici di Lorenzo così come del fratello Ridolfo. A Firenze non dovettero comunque mancargli le occasioni di frequentare ambienti, accademici e non, dove si impartivano lezioni di matematica e prospettiva, come quelli che facevano capo a Ignazio Danti, Ostilio Ricci o Bernardo Buontalenti. Come gli altri membri della sua famiglia, Lorenzo, pur dedito a questi interessi, non rinunciò alle attività mercantili, e fece parte della fiorentina arte della seta (Archivio di Stato di Firenze, Carte Bardi, s. 3, filza 88, f. 39). Nel 1583 divenne cavaliere di S. Stefano e nel 1590 si immatricolò nell’Accademia del disegno (documenti in Pegazzano, 1998, p. 148), vedendo in questo modo riconosciuta la sua attività di architetto e prospettico che sarebbe poi culminata nell’edizione del trattato.
Nel 1592 sposò Fulvia di Pandolfo Buondelmonti dalla quale ebbe la figlia Fulvia e, in secondo matrimonio nel 1596, Porzia Macinghi, dalla quale, nel 1613, nacque Carlo il suo unico figlio maschio, nominato erede universale nel testamento paterno redatto l’anno seguente (documento in Pegazzano, 1998, p. 159, nota 73).
Negli anni successivi all’edizione del suo trattato Sirigatti venne coinvolto, in qualità di esperto e spesso insieme a Giorgio Vasari il Giovane, a sovrintendere a svariate imprese, mentre la gran parte dei suoi progetti architettonici conosciuti non si concretizzò. Nel 1595 la sua proposta per il nuovo altare della chiesa della Ss. Annunziata ad Arezzo non trovò accoglimento, in quanto venne preferito il progetto di Bernardo Buontalenti (ibid.). Nel 1608 Lorenzo venne chiamato, insieme a Vasari, a partecipare all’allestimento degli apparati per l’ingresso a Firenze di Maria Maddalena d’Austria, sposa di Cosimo II de’ Medici (documenti in Testaverde Matteini, 1979, pp. 191 s.; Pegazzano, 1998, p. 155), progettando l’ultimo arco del percorso eretto in fondo a via Guicciardini, allo sbocco con piazza Pitti. Nello stesso anno i due architetti dilettanti vennero invitati dal priore della chiesa di S. Spirito di Firenze a presentare un progetto per la ristrutturazione del convento (documento in Pegazzano, 1998, p. 166, nota 47). Non sappiamo però se questo venne poi messo in opera, mentre nel 1613, sempre per la stessa chiesa, Sirigatti e Vasari stimarono le sculture di Giovanni Caccini per l’altare maggiore (documento in Acidini Luchinat, 1996, p. 337, nota 5).
L’unico progetto di Sirigatti a essere attuato fu quello della facciata del palazzo fiorentino della famiglia dei Della Fonte (oggi Sebregondi) in via Ghibellina a Firenze (Le bellezze della città di Firenze..., 1677, p. 350), un incarico facilmente spiegabile con il fatto che la sorella del Sirigatti, Contessa, aveva sposato nel 1569 Francesco Della Fonte, andando poi a vivere in quello stesso edificio. Lo stile di questa facciata mostra una fedele aderenza ai modelli dell’architettura fiorentina contemporanea.
Sirigatti fu inoltre un notevole collezionista, come attestano i suoi ben cinque testamenti (redatti nel 1596, 1597, 1603, 1604, 1614), dove numerosi lasciti riguardano opere d’arte di vario genere, e un lungo inventario (documenti in Pegazzano, 1998, pp. 168-174), compilato, a cura di Vasari il Giovane, a due mesi dalla morte del proprietario, avvenuta nel giugno del 1614. La raccolta, ubicata nella sua casa fiorentina di via de’ Nacci vicino alla chiesa di S. Croce – e già in essere nel 1587 come testimonia una lettera di Antonio Giganti a Ippolito Agostini (Bartalini, 1995, pp. 1500 s.) – appartiene senza dubbio alla stessa tipologia di quelle del fratello Ridolfo e di Bernardo Vecchietti, descritte dal Riposo... di Raffaele Borghini (1584). Le opere lì presenti mostrano una predilezione per la pittura e la scultura contemporanee, ad esempio i bronzetti di Giambologna, e un gusto ancora da Wunderkammer per la presenza di curiosità naturali e dei più svariati oggetti, come armi orientali, maschere, strumenti musicali e scientifici. Una varietà e dei modelli di allestimento esemplati sulle contemporanee raccolte medicee.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Carte Bardi, s. 3, filza 88, f. 39.
R. Borghini, Il Riposo..., Firenze, 1584, passim; L. Sirigatti, La pratica di prospettiva, Venezia, per Girolamo Franceschi, 1596; La pratica di prospettiva del cavaliere L. S., Venezia 1625; Le bellezze della città di Firenze, dove a pieno di pittura, di scultura, di sacri templi, di palazzi i più notabili artifizi e più preziosi si contengono. Scritte già da M. Francesco Bocchi, ed ora da M. Giovanni Cinelli ampliate ed accresciute, Firenze 1677, p. 350; Notizie letterarie ed istoriche intorno agli uomini illustri dell’Accademia Fiorentina, Firenze 1700, p. 284; The practice of perspective, from the original italian of L. S. with the figures engraved by Isaac Ware, Esq., London 1756; E. Romagnoli, Biografia cronologica de’ bellartisti senesi dal secolo XII a tutto il XVIII (ante 1835), X, Firenze 1976, pp.139 s.; A.M. Testaverde Matteini, 1608: l’ingresso in Firenze di Maria Maddalena d’Austria. Notizie e documenti inediti sugli artisti apparatori, in Città e Regione, VIII-IX (1979), pp. 170-192; L. Vagnetti, Il processo di maturazione di una scienza nell’arte: la teoria prospettica del Cinquecento, in La prospettiva rinascimentale, codificazioni e trasgressioni. Atti del convegno internazionale, Milano, 1977, a cura di M. Dalai Emiliani, Firenze 1980, pp. 427-474 (in partic. pp. 462-467); R. Bartalini, Siena medicea: l’accademia di Ippolito Agostini, in Annali della Scuola normale superiore di Pisa, classe di lettere e filosofia, s. 3, XXV (1995), pp. 1475-1530; C. Acidini Luchinat, L’altar maggiore, in La chiesa e il convento di Santo Spirito a Firenze, a cura di C. Acidini Luchinat, Firenze 1996, pp. 337-356; D. Pegazzano, L. S.: gli svaghi eruditi di un dilettante del Cinquecento, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XLII (1998), pp. 144-175; Ghirlandaria. Un manoscritto di ricordi della famiglia Ghirlandaio, a cura di L. Venturini, Firenze 2017, p. 303.