MORGIANI, Lorenzo
MORGIANI, Lorenzo. – Nacque a Firenze, da Matteo, verso la metà del XV secolo; il nome della madre è ignoto.
La prima indicazione della sua attività come tipografo si ha nell’ottobre 1490 con la sottoscrizione dell’opera di Domenico Cavalca Pungi lingua (Indice generale degli incunaboli [IGI], 2634). Il colophon riporta «Impresso in Firenze appresso a sancta Maria maggiore per ser Lorenzo di Mathio chericho fiorentino: & per Giouanni di Piero thedesco da Maganza. Adi octo doctobre MCCCCLXXXX». Da ciò si ricava il suo stato di chierico, ovvero di chi, pur entrato a far parte del clero, non aveva ricevuto gli ordini maggiori. L’altra indicazione è quella che concerne la collaborazione con il tipografo tedesco Johannes Petri originario di Magonza, come molti altri colleghi trasferitosi in Italia e attivo a Firenze in modo discontinuo già dal 1472. A partire dal 1490 la collaborazione tra Morgiani e Petri fu molto intensa e proseguì fino al 1496: insieme stamparono più di cento edizioni, dato che porta a considerare la loro officina come una delle più importanti nella Firenze quattrocentesca. La conferma viene dal rapporto tra il numero complessivo delle edizioni e il periodo di tempo abbastanza limitato in cui furono prodotte: l’ultima sottoscrizione di Morgiani risale infatti al 1497, con i Fioretti di s. Francesco d’Assisi (IGI, 4065). Alla sua tipografia (da solo e insieme con Petri) vengono tuttavia attribuite dall’Incunabula short-title Catalogue (ISTC) 168 edizioni, molte delle quali prive di sottoscrizione, ma che lo studio dei caratteri ha consentito di identificare come prodotti dalla sua officina, attiva probabilmente anche dopo il 1497.
La produzione di Morgiani fu orientata principalmente a testi di carattere popolare in volgare. Data la sua posizione di ecclesiastico, è folta la presenza di opuscoli, agiografie, testi devozionali, come il Monte santo di Dio di Antonio da Siena (IGI, 712) stampato con Petri il 20 marzo 1491 o le Prediche di fra Ruberto vulghare, cioè i Sermones quadragesimales di Roberto Caracciolo (IGI, 2500) dell’ottobre dello stesso anno. Accanto va segnalata la pubblicazione di opere di più facile consumo: opuscoli di poco conto come impegno tipografico, ma di grande diffusione, come il Lunarium ab anno 1490 ad annum 1550 di Bernardo Granollachs (IGI, 4370), stampato «perfecto in lingua Fiorentina », come recita il colophon in data del 1° settembre 1491, ma anche di testi più impegnativi e di grande importanza dal punto di vista tipografico. È il caso del trattato di Filippo Calandri Aritmetica (IGI, 2352), stampato con Petri nel gennaio del 1491 e dedicato a Lorenzo de’ Medici. Il volume è corredato da magnifiche illustrazioni, che fanno da spiegazione ai problemi aritmetici: a iniziare dalla rappresentazione di Pitagora, per proseguire con 16 figure schematiche, e 39 illustrazioni di differente grandezza, il tutto incasellato in cornici silografiche di gusto rinascimentale. Questo primo esempio sarà poi seguito da molti altri, che pongono Morgiani tra i più importanti stampatori di libri illustrati attivo a Firenze in quegli anni. Vanno menzionati tra gli altri il Tractato delle più meravigliose cosse di Jean de Mandeville (giugno 1492; IGI, 6103) e la Regola della vita spirituale di Cherubino da Siena (luglio 1494; IGI, 2471). Molte delle edizioni considerate minori di Morgiani contengono almeno una illustrazione; spesso il frontespizio riproduceva il ritratto del personaggio o l’argomento al quale si riferiva il contenuto del volume: così nella Storia di santo Job profeta di Giuliano Dati (IGI, 3316) e nell’opuscolo Le bellezze di Firenze di Bernardino da Firenze (IGI, 1509-A), entrambi non sottoscritti, ma attribuiti a Morgiani insieme con Petri e databili al 1495.
Un punto importante nella produzione di Morgiani è la pubblicazione delle Epistolae et Evangelia in volgare, stampato sempre con Petri il 27 luglio 1495 (IGI, 3702).
L’opera è impressa con un fine carattere romano (R110) e con un gotico (G130) e contiene eleganti silografie, a cominciare dal frontespizio, che presenta una preziosa composizione ornamentale su fondo nero, con al centro, in cerchio, s. Pietro e s. Paolo, e ai quattro lati gli evangelisti. Nel testo sono inoltre altre 141 incisioni, delle quali 101 più grandi raffigurano scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, 22 più piccole riproducono figure degli evangelisti e dei profeti. Delle rimanenti, 8 contengono scene sacre (il Giudizio universale, Salomone ecc.) e provengono dalle Meditationes vitae Christi, edizione di Antonio Miscomini (IGI, 1922) e le altre dalle Rappresentazioni pure stampate da Miscomini (IGI, 828) entrambe senza data. Le Epistolae et Evangelia sono citate come fonte per le silografie delle successive edizioni a stampa fiorentine; il volume rappresenta – insieme con il Morgante maggiore di Luigi Pulci stampato da Antonio Tubini nel gennaio 1500 (ISTC, ip01125050) – un autentico repertorio dell’iconografia fiorentina dell’epoca. Le sue illustrazioni furono utilizzate per abbellire quasi tutte le stampe toscane di carattere non squisitamente popolare per tutto il secolo XVI e fino al XVII. L’enfasi posta nel colophon sulla correttezza del testo, rivisto da un chierico fiorentino, anch’egli tipografo, come Iacopo di Carlo, sul numero delle carte che la compongono e sul piacere offerto al lettore da un numero così elevato di illustrazioni, tutte posizionate nell’ordine esatto, era probabilmente dovuto al desiderio di esaltare, con un occhio al mercato fiorentino, la superiorità del libro rispetto alle numerose edizioni in quarto stampate di recente a Venezia in lingua fiorentina.
Come specificato nel colophon il volume è stampato «ad instantia di Ser Piero Pacini da Pescia» (Pescia circa 1440 - Firenze 1513), che si può considerare il primo editore moderno. Diversi tipografi attivi a Firenze stamparono per lui; col suo nome rimangono quasi 50 edizioni, ma la produzione da lui finanziata dovette essere superiore. In molte edizioni impresse da Morgiani negli anni dal 1495 al 1497 compare la sola marca tipografica di Pacini come editore, come nei Soliloquia di s. Agostino (IGI, 1050) stampato nel giugno 1496. Al contributo dato da Pacini si deve la notevole produzione di opere di Girolamo Savonarola che uscirono dall’officina tipografica di Morgiani, da solo o insieme con Petri. Savonarola fu l’autore tipograficamente più prolifico di tutto il Quattrocento in Italia, non per la lunghezza dei suoi scritti, ma per la frequenza con cui uscivano dai torchi, a Firenze tra il 1495 e il 1498 al ritmo di uno ogni quindici giorni. Per la stampa di opere savonaroliane la tipografia di Morgiani risulta essere la seconda come numero di edizioni, superata solo da quella di Bartolomeo de’ Libri, che ne stampò addirittura 57. Morgiani pubblicò 27 edizioni del frate ferrarese, per la maggior parte composte di poche pagine, che riproducevano le prediche da lui tenute nella chiesa di S. Marco. Anche queste edizioni presentano, nel frontespizio e talvolta anche internamente al testo, illustrazioni silografiche: è il caso del Compendio di revelatione (1° settembre 1495; IGI, 8680). Si differenziano dal resto di questa corposa produzione le Prediche quadragesimali dell’anno 1495 (febbraio 1496; IGI, 8766), di ben 220 carte, che richiesero l’opera di tre tipografi: oltre a Morgiani, Bartolomeo de’ Libri e Francesco Bonaccorsi.
Morgiani utilizzò diverse serie di caratteri: oltre al R110 e al G130 citati per l’edizione degli Epistolae et Evangelia, un altro gotico (G81), che troviamo usato prevalentemente da Petri, e per il resto solo caratteri romani, fatto questo che era pressoché inevitabile, considerato il genere della sua produzione maggiore, per la quale impiegò tre diversi tipi: uno di frequente uso veneziano (R85) e altri due (R75), (R100); quest’ultimo ricorda quello in uso da Aldo Manuzio a Venezia.
L’ultimo libro che riporta il nome di Morgiani come stampatore è datato 11 giugno 1497. La sua bottega fu rilevata da Filippo Giunti nel luglio dello stesso anno, ma è possibile che, pur non mantenendo attiva una sua tipografia, egli abbia continuato a stampare anche dopo tale data: parecchie edizioni savonaroliane fiorentine senza sottoscrizione sono state attribuite a lui. Di certo i suoi caratteri di stampa ebbero notevole circolazione, come conferma un documento datato 1° ottobre 1500. Si tratta di una scrittura riguardante la fusione di caratteri in un’officina fiorentina e vi si legge «Scripta della prima chassa della lettera meçanella che hebbi da Filippo di Giunta che fu di ser Lorenzo Morgiano» (Tura, 2001, p. 31).
Non si conosce la data della morte di Morgiani, da collocare verosimilmente a Firenze intorno ai primi anni del 1500.
Fonti e Bibl.: P. Kristeller, Die italienischen Buchdrucker und Verlegerzeichen bis 1525, Strassburg 1893, pp. 16 s. nn. 49-54; A.W. Pollard, Early illustrated books, London 1893, pp. 111-125;P. Kristeller, Early Florentine woodcuts, London 1897, p. XX; G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Florence 1905, pp. 134, 139 s.; G.I. Arneudo, Dizionario esegetico tecnico e storico per le arti grafiche…, II, Torino 1925, pp. 944, 1515; III, ibid. 1925, pp. 1647 s.; R. Bertieri, Editori e stampatori italiani del Quattrocento, Milano 1929, pp. 91, 96 s.; Catalogue of books printed in the XVth century now in the British Museum, VI, London 1930, pp. XVIII, 617 s., 680 s.; A. Servolini, L’illustrazione e l’ornamentazione silografica negli incunaboli fiorentini, in Gutenberg Jahrbuch, XV (1940), pp. 198-205; M. Bevilacqua, Tipografi ecclesiastici nel quattrocento, in La Bibliofilia, XLV (1943), p. 19; A. Servolini, La stampa a Firenze nel secolo XV°, in Gutenberg Jahrbuch, XXXI (1956), pp. 84-90; R. Ridolfi, La stampa in Firenze nel secolo XV, Firenze 1958, pp. 23-28; M.J. Minicucci, Roberto Ridolfi incunabulista, in Studi offerti a Roberto Ridolfi direttore de «La Bibliofilia», Firenze 1973, pp. 59-61; Immagine e azione riformatrice: le xilografie degli incunaboli savonaroliani nella Biblioteca nazionale di Firenze, Firenze 1985, pp. 117-141; P. Scapecchi, Gli annali tipografici fiorentini del XV secolo di D.E. Rhodes, in The Library, XII (1990), pp. 242 s.; A. Tura, Osservazioni su alcune «rare» stampe fiorentine, in La Bibliofilia, CI (1999), pp. 1-15; Id., Saggio su alcuni selezionati problemi di bibliografia fiorentina, in Edizioni fiorentine del Quattrocento e primo Cinquecento in Trivulziana, Milano 2001, pp. 23-38; G. Bertoli, Documenti su Bartolomeo de’ Libri e i suoi primi discendenti, in Rara volumina, VIII (2001), 1-2, pp. 49 s.; P. Scapecchi, Savonarola e la stampa, in Roma di fronte all’Europa al tempo di Alessandro VI, Roma 2001, pp. 399-406; Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d’Italia, ad ind.; The British Library, ISTC - Incunabula Short-title Catalogue, www.bl.uk.