Famiglia di architetti lombardi, attivi (secc. 16º e 17º) prevalentemente a Roma, che documentano il passaggio dal linguaggio tardo manierista al nuovo gusto barocco. Su Martino il Vecchio (Viggiù prima metà sec. 16º - Roma 1591) vi sono scarse notizie circa la sua formazione. Autore, nel 1568, della chiesa di S. Croce a Bosco Marengo, nel 1569 risulta attivo, insieme al Vignola, nella villa Mondragone a Frascati. Nominato architetto pontificio (1573-77), nel 1577 sovrintendeva, con G. della Porta, alla fabbrica del palazzo dei Conservatori. Tra le sue opere più significative, rianimate da eleganti variazioni decorative pur nell'evidente riferimento agli schemi vignoleschi: la torre del Palazzo Senatorio (1578), il campanile di S. Maria in via Lata (1580), la chiesa di S. Girolamo degli Schiavoni (1587-89), il palazzo Borghese (già Deza, 1590), con l'originale cortile. Suo figlio Onorio (Milano 1569 - Roma 1619), lavorò a Rieti, a Bologna, a Ferrara, in Toscana e soprattutto a Roma dove, inserendo nel contesto del barocco romano la tradizione iconografica lombarda, progettò la cappella Altemps in S. Maria in Trastevere (in collaborazione con il padre), il palazzo Verospi (1611, oggi Unicredit Banca) e, con equilibrato senso dello spazio, la chiesa dei SS. Ambrogio e Carlo al Corso (1612-27) portata poi a termine dal figlio, Martino il Giovane (Roma 1602 - Viggiù 1660). Questi, attivo soprattutto a Roma, fu anche a Napoli, in Sicilia e più tardi a Venezia e in Lombardia. Tra le sue opere principali a Roma: la facciata della chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio, detta anche il Canneto (1644-50), dove gli elementi di stile manieristico sono piegati ad effetti di profondità e di massa; la chiesa di S. Antonio dei Portoghesi (1638); l'altare maggiore di S. Carlo ai Catinari (1650).