Liliacee
Bei fiori e bulbi pieni d’aroma
La famiglia delle Liliacee comprende piante da fiore come i gigli e i tulipani. Vengono, però, chiamate Liliacee anche numerose piante che non appartengono a tale famiglia, ma che come questa hanno un bulbo sotterraneo ricco di sostanze di riserva e di foglie lunghe dalle nervature parallele. Fra le Liliacee spiccano l’aglio e la cipolla, con bulbi ricchi di sostanze curative e aromatiche
In senso strettamente botanico la famiglia delle Liliacee comprende piante dai fiori molto noti, come i gigli (genere Lilium) e i tulipani (genere Tulipa), o la rara Fritillaria, pianta dei boschi e dei pascoli di montagna, e poche altre forme. Tuttavia, nell’uso comune vengono chiamate con questo nome anche numerose altre piante molto diffuse.
I botanici classificano l’aglio (Allium sativum), la cipolla (Allium cepa), il porro (Allium porrum) nella famiglia delle Alliacee, l’asparago (Asparagus officinalis), di cui mangiamo i germogli detti turioni, in quella delle Asparagacee, la yucca e l’agave delle zone aride americane, da cui si ricavano fibre tessili, tra le Agavacee, il giacinto in un’altra famiglia ancora; e l’elenco potrebbe continuare. Comunemente però tutte queste piante sono considerate Liliacee. In effetti esiste una parentela fra tutte, ed è anche molto stretta. Sono monocotiledoni, cioè piante con una sola fogliolina dell’embrione dentro il seme; hanno molte radici brevi e di uguale lunghezza (radici fascicolate); le foglie sono allungate con le nervature parallele tra loro (foglie parallelinervie) e i fiori sono ermafroditi (troviamo nello stesso fiore la parte maschile e quella femminile). Altre caratteristiche delle Liliacee sono di essere quasi sempre erbe, più raramente alberi o arbusti (fanno eccezione le gigantesche Dracene o alberi del drago delle Isole Canarie, che arrivano a 18 m d’altezza) e di sviluppare organi sotterranei come i bulbi o i rizomi dove le sostanze di riserva si depositano in squame modificate che possono essere sovrapposte, come nella cipolla e nel porro, o una vicino all’altra, come nell’aglio; la parte inferiore dei bulbi presenta corte radici ben visibili.
Nonostante l’odore intenso dell’aglio e le lacrime provocate dalla cipolla tagliata, è innegabile che queste due specie del genere Allium siano un vero dono di natura.
L’aglio, originario dell’Asia centrale, veniva coltivato in Medio Oriente e in Egitto già intorno al 2000 a.C. Quello che usiamo in cucina, o come rimedio curativo, è il bulbo (testa) di una pianta alta 70–80 cm, dalle foglie allungate e larghe fino a 1 cm, che fiorisce a maggio-giugno con infiorescenze bianche, talvolta rosa, disposte a ombrello. I bulbilli dell’aglio – così si chiamano gli spicchi – sono ricchi di sostanze di riserva tra cui l’alliina, un amminoacido contenente zolfo. Quando l’aglio viene schiacciato o tagliato l’alliina, in presenza d’ossigeno e di un enzima contenuto nei tessuti dell’aglio (l’allinasi), si trasforma in allicina, responsabile del tipico odore. L’allicina è antiossidante e antibatterica e rende il sangue più fluido diminuendo così la pressione sanguigna. In gastronomia, è ben noto, è usato per insaporire i cibi rendendo la cucina mediterranea una tra le più appetitose al mondo. Le sue proprietà curative sono conosciute sin dall’antichità: nel Seicento, durante le epidemie di peste, i medici indossavano occhiali e la maschera della peste di legno, nel cui lungo becco infilavano un impasto d’aglio, ginepro e rosmarino, convinti che soprattutto l’aglio li potesse difendere dal contagio.
La cipolla è anch’essa curativa: se consumata cruda è un buon diuretico. Contiene molte sostanze aromatiche, come il disolfuro di allilpropile, che le conferisce il suo caratteristico gusto. Quando viene tagliata, dalle cellule si forma una sostanza volatile, piuttosto irritante che se viene a contatto con la cornea dell’occhio provoca le lacrime.
Parente stretto della cipolla è lo scalogno (Allium ascalonicum), più piccolo, avvolto in una membrana arancio-dorata, dal sapore più dolce e delicato. Anche il porro, di cui si mangiano le foglie bianche della base, è un cibo conosciuto da secoli.