LIEGI (fr. Liége, fiamm. Luik; A. T., 44)
Città del Belgio, capoluogo della provincia omonima, situata a cavaliere della Mosa, dove confluisce l'Ourthe scendente, insieme con l'affluente Vesdre, dalle colline a levante. L'abitato, sviluppato lungo il corso dei due fiumi, qui attraversati da numerosi ponti, e sugli ameni e ripidi pendii fiancheggianti, varia tra le altitudini di m. 60 e m. 158, la parte più alta essendo rappresentata dalla vecchia cittadella che domina la città sulla sinistra della Mosa. L'importanza di Liegi deriva dalla sua posizione lungo una delle maggiori vie di movimento e di traffico di questa parte d'Europa, dall'aver formato la sede d'un importante principato assunto nel Medioevo a considerevole potenza, dal trovarsi nel centro d'un importante distretto carbonifero, onde venne qui a formarsi un po' alla volta una classe di lavoratori dei metalli così abile e industre da fare di Liegi uno dei grandi centri industriali dell'Europa occidentale. Il grande movimento è attestato dal confluire delle numerose linee ferroviarie (principale la Bruxelles-Aquisgrana), dall'attiva navigazione sulla Mosa e sul canale che di qui si dirama per Maastricht. Il bacino carbonifero, esteso sulle due sponde intorno alla città, impiega 25.000 minatori, e accentra in Liegi e località circostanti una colossale industria metallurgica (costruzione di macchine, materiali elettrici, cicli e automobili, alti forni, fabbriche di caldaie, chioderie, armi famose in tutto il mondo); inoltre un'industria dello zinco che esporta i suoi prodotti in ogni paese. Malgrado tanta attività d'industrie, la città conserva un carattere aristocratico e borghese con i bei quartieri lungo la Mosa e intorno all'antica Piazza di San Lamberto e con le amene passeggiate dei dintorni. Liegi è sede di vescovato e di corte d'appello. Famosi l'École des Arts et Manufactures, l'Istituto elettrotecnico, la Scuola di musica, ecc.
La popolazione della provincia (3887 kmq.) ascende (1930) a 973.031 ab. (1920: 63.092); quella della città (nel 1930) a 165.600 ab.; con le agglomerazioni vicine, quasi appendici della città (principale Seraing), si sale a 253.697. La parlata è vallone e la città si considera il centro principale della Vallonia.
Monumenti. - Numerose le chiese importanti: S. Bartolomeo, basilica romanica (sec. XII) di tipo renano con nartece monumentale, rimaneggiata dentro, nel sec. XVIII; ha un prezioso fonte battesimale di rame sorretto da dieci tori, probabile opera di Regnier de Huy (1107-1118). La chiesa di S. Croce con coro doppio e navate nella sola abside occidentale, di stile renano, risale al sec. XIII, le altre parti appartengono ai secoli XIV e XV: conserva tra l'altro la celebre "Chiave di S. Uberto" in bronzo (sec. VII e XIII) e un reliquiario a smalto attribuito a Godefroid de Huy (sec. XII). La chiesa di S. Giovanni Evangelista, con una torre romanica (secoli XI-XII), fu ricostruita nel 1754 sull'ottagono elevato nel 982 da Notger che s'ispirò al duomo di Aquisgrana: ha un leggiadro chiostro (secolo XVI). S. Giacomo è la più bella chiesa belga di stile gotico fiorito (sec. XVI), ma ha parti del sec. XII. Imponente è la cattedrale di S. Paolo: il suo coro, il transetto e le navate sono del sec. XIII (1232-89), l'abside del 1334, il portico settentrionale e le cappelle laterali del sec. XIV, le finestre, la torre, i porticati orientali e meridionali del chiostro sono del sec. XV. Nell'interno sono da osservare specialmente le vetrate del transetto meridionale (1530), una Pietà del Delcour (1696), il pulpito del Geefs (1844); nel tesoro un reliquiario d'oro (S. Giorgio e Carlo il Temerario, 1466-67), opera di Gérard Loyet da Lilla; busto reliquiario di S. Lamberto (1505-12) eseguito dall'orefice Henri Suavius da Liegi per Erardo de la Marck; avorî medievali. Anche il museo diocesano, ricco di collezioni d'arte medievale. Ricordiamo inoltre, tralasciandone molte altre, la chiesa di S. Dionigi, con parti romaniche e coro gotico (1359); quella di S. Martino (1505), con magnifiche vetrate (sec. XVI), donate da Erardo de la Marck (1522-38); S. Gilles, in parte romanico; il gotico S. Gervaso (secoli XIII-XIV); S. Cristoforo (1241-1242).
Del palazzo dei principi vescovi, ora Palazzo di giustizia, ricostruito nel 1526 da A. van Mulken, rimangono due mirabili cortili interni con portici all'italiana. La sua facciata è del 1734, la decorazione interna del sec. XVIII, con superbi arazzi di Bruxelles firmati da D. Leyniers. La casa Curtius, oggi Museo archeologico, è un notevole esemplare d'architettura civile liegese in pietra e mattoni (1598-1606 per Jean Curtius); vi sono sistemate collezioni preistoriche, franche, arredamenti interi, alcune opere capitali per l'arte medievale come l'Evangeliario di Notger (972-1008) con avorî del sec. X e sculture mosane del sec. XII.
Tra gli altri edifici civili, il Palazzo Ansembourg, nello stile della reggenza (1735-40), è ora Museo delle arti decorative; il Museo delle armi è sistemato in un palazzo della metà del sec. XVIII. Il Museo di belle arti (Accademia) è ricco di opere antiche e moderne d'arte mosana (L. Lombard, L. De France, Carlier, A. Donnay, Crommelynck, ecc.), di sculture liegesi (L. Mignon) e di dipinti francesi del sec. XIX (Ingres, Corot, Daubigny, ecc.).
Nel vecchio quartiere popolare di Outre-Meuse si trova la casa Grétry ove sono conservati i ricordi del grande musicista. L'università ricostruita nel 1889-93 ha una biblioteca ricca di manoscritti miniati.
La città ha molti punti pittoreschi e curiosi. Ricordiamo l'ipocausto romano a piazza Lambert, il lungofiume della Batte con la casa Havart (fine sec. XVI), il rione della vecchia Liegi intorno al mercato; la fontana al celebre Perron liegese, riedificato dal Delcour (1693); il piccolo ma grazioso palazzo comunale (1714-1718); il museo di vita vallone; le "terrazze" con sculture di L. Mignon (sec. XIX), l'arcivescovado (sec. XVIII), l'ospedale militare, già abbazia di S. Lorenzo, con porta del sec. XV, ecc.
Storia. - Liegi appare nel secolo VII come un villaggio di agricoltori e di barcaioli, situato sul punto dove il ruscello Glain (o Legia) sbocca in piano. Nel villaggio, che faceva parte di un antico fiscus diventato dominio immunitario dei vescovi di Tongres, fu assassinato al principio del sec. VIII il vescovo S. Lamberto; il suo successore, Sant'Uberto, si stabilì nel 718 proprio sul posto del delitto e fece erigere una chiesa in onore del martire. Liegi era allora ormai il capoluogo dell'antico vescovato di Tongres, invece di Maastricht, dove fin dal sec. V i vescovi avevano avuto la loro residenza. Questo fatto ha determinato i primi sviluppi di Liegi. La sua borgata trasformata in civitas fu popolata nel sec. IX e soprattutto nel sec. X dal clero e dal personale adibito al suo servizio. Liegi trasse vantaggio soprattutto dal fatto, che dopo la riunione della Lorena con la Germania nel 925, il suo vescovo era diventato il capo di un principato vescovile importante (v. appresso). Fu grazie a uno di questi vescovi imperiali, Notger (972-1008), che essa cominciò a figurare come città: il primo muro di cinta riunì allora insieme il Mont Saint-Martin e la borgata situata nella pianura.
La rinascita economica, che animò nel sec. XI tutta la vallata della Mosa, fece di Liegi una vera città, nel senso economico della parola.
Tra i secoli XI e XII vi si formò un ceto mercantile che trafficava soprattutto con la Germania e con l'Inghilterra. Accanto a essa, vi erano gli artigiani che lavoravano il ferro e l'ottone e si occupavano dell'industria del panno e della conceria. Si ebbe un largo afflusso d'immigranti, provenienti dai territorî rurali vicini, che determinarono il popolamento di larghe zone non utilizzate nell'interno e fuori della cinta di Notger. Questa popolazione sopportava di mala voglia la sottomissione al vescovo e al capitolo dei canonici di San Lamberto. La sua attività economica e la ricchezza crescente dei principali suoi membri le fecero desiderare un diritto e istituzioni proprie. Questo diritto privilegiato la borghesia di Liegi acquistò con una serie di concessioni delle quali le più antiche rimontano alla seconda metà del see. XI e che trovano il loro coronamento nella carta di franchigia accordata nel 1196 dal vescovo Alberto di Cuyck. Gli sforzi degli abitanti erano diretti in principio a riservare l'applicazione di questo diritto, al solo scabinato, tribunale nominato dal vescovo, ma i cui membri nel secolo XII erano tutti borghesi. Però questa concessione non era sufficiente per l'aspirazione all'autonomia dei citains; gli scabini erano magistrati del signore. I citains riuscirono, nella seconda metà del sec. XII, a costituirsi in comune e a crearsi magistrati proprî (1185). Essi obbligarono il vescovo, il capitolo e gli scabini a riconoscere loro larga parte nella giurisdizione e nell'amministrazione urbana.
Pure alla fine del sec. XII si fu costretti a erigere un nuovo muro di cinta per porre sotto difesa tutto il territorio abitato dai Liegesi. La costruzione di questi baluardi, che includevano la regione della Sauvenière, appartenente al capitolo di S. Lamberto, costrinse il consiglio del comune a percepire un'imposta (fermeté) perfino dagli ecclesiastici e dagli abitanti della Sauvenière. Ciò portò a un conflitto durato dal 1198 al 1287. In quest'anno con la Paix des Clercs venne assicurata l'unificazione territoriale di Liegi.
Il governo della città era in quest'epoca esclusivamente nelle mani del patriziato urbano, costituito in gran parte da mercanti arricchiti col commercio dei panni, del vino e dalle operazioni di cambio e organizzati in un gruppo detto "lignages".
Il monopolio del governo nelle mani dei "grandi" provocava un violento malcontento nella popolazione del "commun", formata in gran parte da artigiani, raggruppati in corporazioni durante il sec. XIII. Dopo varî infruttuosi tentativi, il "commun" riuscì a vincere sul principio del sec. XIV. Alla vittoria riportata dal movimento democratico in Fiandra (1302) seguì un'agitazione a Liegi. Dopo alcuni anni di lotta, il partito popolare, sostenuto dal capitolo, sempre in conflitto con i magistrati urbani, finì per vincere i suoi avversarî. Nel 1313, dopo che un gran numero di patrizî fu massacrato (Male Saint-Martin, 3 agosto 1312), con la pace di Angleur si venne a stabilire che solo i membri delle corporazioni sarebbero eleggibili nel consiglio; ma poco dopo il nuovo consiglio deliberava che in tutte le questioni importanti spettava all'assemblea generale dei membri delle corporazioni di determinare la volontà del comune.
Il sec. XIV era passato a Liegi in mezzo a lotte quasi incessanti fra il "commun", il patriziato, che cercava di riacquistare le sue posizioni perdute, e i principi vescovi: queste lotte ebbero fine nel 1384 con l'esclusione definitiva del patriziato dal consiglio e con l'ammissione dei membri del "commun" in seno dello scabinato.
Dalla fine del secolo, la storia della città fu intimamente collegata con quella della resistenza opposta da tutto il principato alla politica dei duchi di Borgogna tendente a stabilire il loro protettorato su esso. La democrazia di Liegi era la più irreconciliabile avversaria di questa politica, come anche dei principi vescovi, che sostenevano e tolleravano questa politica. Si capisce quindi come uno di essi, Giovanni di Heinsberg, avesse tratto profitto nel 1424 da queste circostanze per introdurre un regolamento nuovo riguardante la costituzione del consiglio: il "régiment de Heinsberg" assicurava al vescovo una partecipazione nell'elezione, e, con l'istituire l'elezione a tre gradi, dava un colpo al predominio delle corporazioni. Fu parimenti l'accanita ostilità di Liegi contro la politica dei duchi di Borgogna che decise nel 1468 il duca Carlo il Temerario a farla distruggere quasi interamente.
Però la città si risollevò con una rapidità sorprendente. Lo sviluppo che prese l'estrazione del carbone nei dintorni immediati di Liegi e quello della fabbricazione delle armi nella città costituiscono, dal sec. XVI, una fonte di nuove ricchezze. Sotto il regno di Érard de la Marck (1505-1538) l'aspetto esterno della città si abbellì per l'influenza del Rinascimento. Fu questo principe a dare inizio ai lavori del magnifico palazzo dei principi vescovi; la sistemazione degli scali della Mosa è pure del sec. XVI.
Nel sec. XVII, al tempo dei vescovi della casa di Baviera, la città fu di nuovo in preda a una violenta agitazione politica. Due partiti si disputavano il potere: i "Chiroux", devoti al principe per amore dell'ordine e i "Grignoux", democratici aspiranti a fare della città una repubblica autonoma, e l'uno e l'altro chiedevano appoggio alle potenze straniere. Il principe vescovo Massimiliano Enrico di Baviera (1650-1688) riuscì a schiacciare definitivamente il partito democratico e a instaurare con il regolamento del 1684 un sistema di governo della città, durato per tutto il sec. XVIII, secondo il quale la nomina dei membri del consiglio veniva riservata al vescovo e agli elementi conservatori della popolazione. Il sec. XVIII fu poi per Liegi un'epoca di prosperità; la fabbricazione delle armi da fuoco vi prese un'importanza sempre crescente e l'introduzione della "pompa a fuoco" nelle miniere permise un'estrazione di carbone più intensiva e più rimunerativa. Prima della conquista francese nel 1794, solamente gli anni della rivoluzione liegese, 1789-1790, erano stati accompagnati da torbidi.
Nel sec. XIX non solo furono create una fonderia di cannoni, da Napoleone, e, nel 1817, un'università dal re Guglielmo I dei Paesi Bassi, ma vi furono anche trasformazioni nell'aspetto generale della città: lo smantellamento dei baluardi, il riempimento dei bracci della Mosa che formavano l'isola a monte della città e la rettifica del corso inferiore dell'Ourthe.
Le opere fortificatorie di Liegi e la guerra mondiale. - Dopo il 1888 Liegi ebbe una cintura fortificata (sei forti e sei fortini) costruita secondo criterî moderni dettati dal generale del genio Brialmond, in modo da formare più che un campo trincerato una vera e propria testa di ponte con opere di sbarramento aventi principalmente azione verso la Germania e per servire anche di appoggio alle truppe mobili in caso di eventuali operazioni sulla destra della Mosa. La cintura fortificata dista da 7 a 9 chilometri e mezzo dal centro della città e i forti sono tra loro intervallati da km. 2 e mezzo a tre. Di essi tre hanno forma trapezoidale, gli altri sono triangolari. I forti principali sono: Barchon, Fléron, Boncelles, Loncin, Pontisse, a base triangolare; Flémalle, a base quadrangolare; i fortini sono: Évégnée, Hollogne, Lantin, Liers, triangolari; Chaudfontaine, Embourg, trapezoidali.
Sono costruiti in calcestruzzo, con pareti di grande spessore, cupole corazzate e torrette per le artiglierie ritenute capaci di assicurare anche il fiancheggiamento degl'intervalli. Le murature che rivestono i pozzi delle torri hanno una grossezza di circa 10 m. Alla sommità dei blocchi centrali di calcestruzzo sono situati gli osservatorî e i proiettori e sotto i locali alla prova per le munizioni, mentre i ricoveri e i servizî sono ricavati in corrispondenza della gola delle opere aventi tracciato a bastione. Profondi fossati, della larghezza di circa otto metri, circondano i forti i quali, sebbene generalmente costruiti in posizioni dominanti, presentano bersagli poco visibili. Per l'accesso ai forti vi sono strade in trincea che conducono agli spalti di gola. Ciascun forte può avere un presidio di 400-450 uomini per la difesa autonoma; per la difesa mobile della testa di ponte era prevista una brigata di fanteria. L'armamento principale era costituito da cannoni da 150 mm. e da 120 mm. e da obici da 210 mm. installati in cupole, inoltre vi erano cannoni a tiro rapido da 57 mm. in torrette a scomparsa.
All'inizio della guerra mondiale le forze tedesche (6 brigate miste), comandate dal generale von Emmich, passarono il 4 agosto il confine belga: nella notte sul 6 i Tedeschi attaccarono l'intervallo fra i forti: l'impresa stava per fallire, ma Ludendorff, assunto il comando di una brigata il cui comandante era stato ucciso, riuscì a occupare la città e la cittadella. I forti esterni continuarono a resistere fin verso la metà del mese. Il 16 agosto 1914 l'intera piazza era in mano dei Tedeschi. La città fu insignita in seguito della Legion d'onore.
Le opere di Liegi manifestarono varie deficienze: limitata resistenza per la loro natura, essendo state costruite da un ventennio; assenza di batterie esterne per l'azione frontale; incompleta organizzazione per il fiancheggiamento, mancanza di sbocchi per la reazione offensiva della fanteria. L'invasione tedesca del Belgio confermò l'importanza strategica della testa di ponte di Liegi; perciò recentemente la Commissione suprema di difesa di quello stato ha deciso di migliorarne le opere tenendo conto dell'aumentata potenza dei grossi calibri e d'integrarle con una linea fortificatoria lungo la frontiera orientale della provincia di Liegi.
Il principato vescovile di Liegi. - Il principato vescovile di Liegi deve la sua esistenza alla creazione della chiesa imperiale per opera degli Ottoni. La chiesa di Liegi possedeva in tutta la parte occidentale della Bassa Lorena, sulle due rive della Mosa e fino all'Entre-Sambre-et-Meuse, dominî molto numerosi, che godevano tutti i privilegi dell'immunità. Il vescovo Notger ottenne nel 980 dall'imperatore Ottorie II i diritti di conte su tutti i suoi possessi. L'acquisto delle contee di Huy e di Brunnengruz sotto Ottone III della contea di Haspinga (Hesbaye) nel 1040 sotto Enrico III e ancora una serie di donazioni di nuovi dominî compirono la formazione del principato; il quale fu accresciuto ancora alla fine del secolo dai dominî della casa di Ardenne attorno a Bouillon, che il duca della Bassa Lorena, Goffredo di Bouillon, aveva impegnato alla Chiesa di Liegi prima di partire per la prima Crociata.
I vescovi di Liegi sono il tipo caratteristico dei vescovi imperiali. All'interno dei loro territorî essi sottomisero alla propria autorità i signorotti predatori, cosa compiuta sotto Notger. All'esterno, erano nell'ovest della Bassa Lorena i principali rappresentanti dell'autorità imperiale, insieme con i duchi di Lorena e anzi superiori a essi. Per difendere l'autorità imperiale essi sostennero una lotta continua con i conti, che, fin dal sec. XI, costituirono principati territoriali: quelli di Lovanio (Brabante), di Mons (Hainaut), di Namur, ecc. Grazie al vescovo Wazon (1042-1043) Enrico III poté conservare la Lorena, la cui aristocrazia si era sollevata contro di lui. I vescovi di Liegi riuscirono poi, a vantaggio della loro doppia autorità, a crearsi perfino fuori del principato, in tutta la diocesi, una zona d'influenza, dove l'autorità del tribunale della pace, istituita nel 1080 da Enrico di Verdun (1075-1091) s'imponeva a tutti.
Durante la lotta che ebbe luogo fra l'impero e il papato, i vescovi di Liegi conservarono fedeltà al loro sovrano: fu a Liegi, presso Otbert (1091-1119), che nel 1106 Enrico IV venne a rifugiarsi e a morire.
La vittoria del pontefice portò un grave colpo al principato vescovile di Liegi, con l'abbattere la chiesa imperiale. Nonostante un certo miglioramento alla metà del sec. XII, al tempo degli Hohenstaufen, il principato cessò di dipendere strettamente dall'impero e anche di occupare il primo posto nell'ovest della Bassa Lorena. I vasti dominî delle abbazie di Nivelles e di Gembloux, di cui erano procuratori (avoués) i conti di Lovanio, furono definitivamente perduti nel sec. XII e vennero a far parte integrante del Brabante. Della contea di Brunnengruz i vescovi conservarono solo una piccolissima parte; benché il Hainaut (v.) fosse infeudato a essi nel 1071, essi non riuscirono a esercitarvi alcuna autorità territoriale.
I secoli XI e XII furono per il principato di Liegi un'epoca di prosperità economica. L'industria dell'ottone era in piena fioritura nelle città che la rinascita del commercio aveva fatto sorgere lungo la Mosa, come p. es., Dinant e Huy, attraverso la Mosa e per via di terra, il loro prodotto veniva esportato nell'Europa centrale. Lo stabilirsi di comunicazioni dirette fra la costa fiamminga e il Reno, nel porre più a nord l'asse del commercio, fermò lo sviluppo delle città lungo la Mosa.
Fu il Brabante, traversato dalla via fra Bruges e Colonia, a trarne profitto. Per assicurarsi il dominio sui passaggi della Mosa, il duca Enrico I tentò di distruggere il principato di Liegi. Fu completamente vinto a Steppes, il 14 ottobre 1213, dalle milizie urbane del principato, comandate dal vescovo Ugo di Pierrepont (1200-1229). Ciononostante il duca riuscì a strappare al principato di Liegi una parte di Maastricht, dove la via della Germania attraversa la Mosa. I secoli XIII e XIV sono segnati dal continuo indebolimento dell'autorità dei vescovi nel principato di Liegi. Le città, la lega più antica delle quali risale all'anno 1229, avevano strappato loro progressivamente il governo del paese. La pace di Fexhe, firmata da Adolfo de la Marck (1313-1344) il 18 giugno 1316, segnò una tappa importante in questa evoluzione; essa obbligò il vescovo a consultare il "Sens du Pays", cioè i rappresentanti dei vari ordini della popolazione, nel caso che egli volesse modificare il diritto consuetudinario. Il 6 giugno 1343 le città imposero addirittura al vescovo di creare il "Tribunal des XXII", una giurisdizione, in cui esse avevano la prevalenza e che esercitava, con poteri discrezionali, il controllo su tutta l'amministrazione del principato.
Però nel sec. XIV nessuno dei due altri ordini poté controbilanciare quello. Le città erano le vere rappresentanti degl'interessi del principato, a volte in opposizione al vescovo, il quale si preoccupava più della propria politica e dei proprî interessi.
La reazione monarchica si produsse con i vescovi installati sotto la pressione dei duchi di Borgogna: Giovanni di Baviera 1390-1417), Giovanni di Heinsberg (1419-1455), Luigi di Borbone (1455-1482). Essa andò di pari passo con la politica dei duchi, che cercavano d'incorporare il principato nel loro "pays de par deça". Contro questa doppia tendenza, le città opposero resistenza, sostenute, dal 1461, dal re di Francia Luigi XI, ardentemente intento ad abbattere l'opera dei duchi di Borgogna. I Liegesi furono disfatti la prima volta a Othée (1408) da Giovanni Senzapaura; nel 1465 furono vinti a Montenaken dal conte di Charolais che l'anno dopo distrusse Dinant. Nel 1467 Carlo il Temerario, divenuto duca, schiacciava i Liegesi a Brustem e sottometteva il principato. La rivolta del 1468 non ebbe altro risultato che il saccheggio della capitale. La morte di Carlo il Temerario e la rinuncia nel 1477 a tutti i suoi diritti al principato di Maria di Borgogna, diede inizio a un periodo di agitazioni (v. hornes, jean de). L'assunzione di Érard de la Marck (1505-1538) aprì un'epoca nuova nella storia del principato. Da una parte il vescovo accentuò la sua ingerenza nel governo; dall'altra la conclusione dei trattati di Saint-Trond del 27 aprile 1513 fece entrare il principato nell'alleanza coi Paesi Bassi, alleanza che fu mantenuta sotto i suoi successori.
I malumori fra il principato di Liegi e il governo dei Paesi Bassi erano andati accentuandosi durante il sec. XVI. La costituzione dei Paesi Bassi in Circolo di Borgogna nel 1548, mentre il principato di Liegi faceva parte nell'impero, fin dal 1500, del Circolo di Vestfalia, rendeva impossibile fra di loro perfino legami di diritto pubblico. I Liegesi aspiravano alla rottura dell'alleanza e al ritorno completo a una politica di neutralità. E così avvenne sotto il vescovo Gerardo di Groesbeek (1564-1580). Tale politica fu seguita continuamente dai Liegesi alla fine del sec. XVI e nel XVII, ma fu anche violata in un modo press'a poco costante, dai belligeranti: Spagnoli, Provincie Unite, Francesi e Imperiali. Tuttavia la politica personale dei vescovi fece più di una voua derogare da questa tradizione, in contrasto con i desiderî degli Stati, che rappresentavano gli ordini della popolazione. Conseguenze della rinuncia alla neutralità furono perdite di territorio, fra le quali quella del territorio di Bouillon, conquistato da Luigi XIV ed eretto a ducato sovrano nel 1678 per la casa de la Tour d'Auvergne.
I principi vescovi della Casa di Baviera, in particolare Massimiliano-Enrico, erano riusciti a ristabilire un governo monarchico, appoggiandosi sugli elementi conservatori della popolazione. Il secolo XVIII, sotto le sue apparenze di calma, preparava una reazione contro questo sistema di governo. La grande importanza che avevano acquistato, soprattutto dal secolo XVI, l'estrazione del carbone e la metallurgia, e dal XVII l'industria del panno, aveva creato una nuova borghesia industriale agiata e impaziente di mettersi alla direzione degli affari di stato; nello stesso tempo si era sviluppato un proletariato pronto alla rivolta. La propaganda in favore delle idee anticlericali e anti-assolutiste trovò in mezzo a questo accoglienza favorevole. L'interdizione, fatta nel 1785 dal vescovo di Hoensbroech, di una nuova sala da giuoco a Spa, provocò la rivoluzione di Liegi (1789). Il vescovo fuggì e fu istituito un governo nazionale. Ma nel 1791 le truppe austriache per ordine della Dieta dell'impero, ristabilirono Hoensbroech al potere. Nel 1793, in seguito alla prima conquista del Belgio, il principato fu annesso alla Francia. Rimesso per un istante sotto l'autorità del conte di Méan, ultimo principe-vescovo, dopo Neerwinden (1793), fu riconquistato nel 1794 dalle truppe francesi e sparì definitivamente nel 1795 in seguito alla sua seconda annessione alla Francia.
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