LIBERTINI
. È una setta formatasi ai tempi della Riforma e provocata in parte dai principî di questa, ma le cui remote origini vanno ricercate nei cosiddetti fratelli del libero Spirito medievali. Contro i libertini agì specialmente Calvino, da cui veniamo a conoscere le loro opinioni panteistiche e i principî amorali.
Esistendo un solo Spirito, eterno e divino, animatore di tutti gli esseri, anche tutte le azioni umane sono attribuibili a questo Spirito, quindi nessuna è riprovevole. La religione fa sentire direttamente all'uomo la presenza dello Spirito mediante la sua contemplazione: chi pratica questa, è libero di agire secondo il proprio arbitrio. La redenzione apportata da Gesù Cristo tende a ristabilire lo stato d'innocenza in cui era Adamo. Non esiste né resurrezione dei corpi, né giudizio finale. Secondo siffatti principî i libertini regolavano anche la loro vita.
I primi seguaci apparvero a Lilla verso il 1525, ed ebbero come propagatori un sarto di nome Quentin (Quintin) originario della Piccardia, Gerardo Ruff, e un prete di nome Antonio Pocques (Poekes). La setta si diffuse a Parigi e altrove, incontrando anche il favore di Margherita di Navarra, sorella di Francesco I. Un calzolaio di Rouen, quantunque imprigionato per tali dottrine, ne fu anche in prigione ardente apostolo verso il 1547, e sembra che facesse proseliti specialmente fra i calvinisti; il che decise Calvino ad agire denunziando per lettera ai suoi seguaci il pericolo. Le lettere di Calvino (in Corpus Reformatorum; Calvini Opp., VII, pp. 145 segg., 341 segg.) sono l'unica fonte in proposito.
Si chiamarono anche libertini, sempre nel quadro storico di Calvino, coloro che fin dal 1537 avversarono l'osservanza dei suoi Articuli de regimine ecclesiae, trovati troppo gravosi praticamente sotto l'aspetto della libertà individuale, pur da coloro che per amore di libertà politica avevano fatto da principio buon viso alle dottrine di Calvino. L'avversione di questi libertini obbligò il riformatore a esulare da Ginevra nel 1538; ivi egli tornò nel '41, ma l'opposizione dei libertini, benché fronteggiata energicamente, resistette, si organizzò e portò alle note vicende (v. calvino, VIII, pp. 447-8).
Bibl.: Libertiner II-III, in Realencyclopädie für protest. Theol. und Kirche, XI, 3ª ed., Lipsia 1902, pp. 456-61; Libertins, in Dictionnaire de théol. cathol., IX, 1, Parigi 1926, coll. 703-706.
Libertini del Sec. XVII. - Nell'evoluzione del significato della parola, è particolarmente notevole la denominazione data nel secolo XVII in Francia a coloro che si erano emancipati dall'insegnamento del dogma religioso o dalla pratica della morale cristiana, come i libertini spirituali del sec. XVI si erano emancipati dalla Chiesa storica, pure restando fedeli allo Spirito. Qualificati anche per machiavellici dal Campanella e dal Lessio, furono spesso chiamati spiriti forti: salvo che il nome libertini trionfa nella prima metà del secolo, mentre nella seconda prevale la qualifica di spiriti forti e allora il vocabolo libertini s'applica solo agli epicurei della vita. Essi propriamente rappresentano il libero pensiero del tempo nelle varie sue gradazioni, dai deisti ai negatori dell'immortalità personale, dai sostenitori della tolleranza religiosa, quali erano stati i cosiddetti politici del regno di Enrico IV, agli atei tanto teorici quanto pratici.
Eredi del razionalismo del Rinascimento italiano, specialmente della corrente peripatetica di Padova, e forti della nuova scienza instaurata da Galileo e dalla sua scuola, ne riproducono anche i problemi su Dio, sull'anima, sulla natura, sul valore rispettivo della ragione e della fede, e ne divulgano le solu̇zioni nelle classi borghese e aristocratica, sicché l'apologetica cattolica stessa è obbligata a modificare i suoi metodi e la sua dialettica fino a sfociare nelle Pensées del Pascal. Sotto molti rispetti vanno considerati precursori dell'illuminismo.
Bibl.: Fr.-T. Perrens, Les libertins en France au XVIIe siècle, Parigi s. a.; H. Bremond, Histoire littéraire du sentiment religieux en France, Parigi 1916 segg., I, III, VI e passim; J.-R. Charbonnel, La pensée italienne au XVIe siècle et le courant libertin, Parigi 1919; H. Busson, La pensée religieuse franåaise de Charron à Pascal, Parigi 1933.