LIBECCIO
. È così chiamato un vento, noto nel Mediterraneo, che proviene generalmente da SO. e si presenta quasi sempre a raffiche. Per quanto meridionale, e umido per aver attraversato il mare, quando giunge in Italia non produce quella particolare oppressione che dà lo scirocco. Ciò si deve alla genesi diversa dei due venti. Infatti più che la direzione, che può essere falsata anche da condizioni locali, il vento è caratterizzato da alcune sue proprietà intrinseche che sono legate alla sua origine: così in un suo recente studio l'Eredia non esitò a chiamare scirocco anche il vento di SO. (Lo scirocco in Italia, Roma 1932), quando si presenti con le caratteristiche particolari dello scirocco. Il libeccio è il vento caratteristico del settore caldo delle depressioni cicloniche, generato dalle condizioni dinamiche che la teoria indica presiedere all'origine dei cicloni: come tale non presenta la sensibile componente discendente (se mai ne presenta una ascendente) che produce, per effetto del Föhn, il notevole riscaldamento dello scirocco. Da quanto si è esposto risulta che non tutto il vento di SO. deve considerarsi libeccio: tra l'altro, per una buona parte delle coste tirreniche dell'Italia, la direzione delle brezze marine è appunto il SO., ma in tal caso il presentarsi a determinate ore del giorno e la relativa regolarità fanno facilmente comprende che non ci si trova in presenza del vero libeccio.
Analogamente, particolari condizioni geografiche, che influenzino lo spostamento delle depressioni cicloniche, potranno deviare notevolmente dalla direzione di SO. il vento del settore caldo, pur conservandogli il suo carattere libecciale.
Per essere strettamente collegato alle depressioni, il libeccio, specialmente in prossimità dei fronti, si può presentare quasi improvvisamente e con notevolissima violenza: all'insieme dei fenomeni che accompagnano tali parossismi è dato dai marinai il nome di libecciata, le cui conseguenze, talvolta anche assai gravi, sono ben note alle popolazioni litoranee, specie a quelle delle coste tirreniche, che per la particolare disposizione dell'Italia sono le più esposte al libeccio.
Allorché il libeccio è particolarmente debole (in lontananza dai fronti e nei casi di depressioni con poca energia) e con scarse raffiche, viene dai marinai chiamato libecciolo.
La frequenza con la quale il libeccio si presenta nelle singole regioni d'Italia è variabile con le stagioni dell'anno, in relazione anche con il variare della situazione barica media: una cartina inserita dall'Eredia nella sua classica opera I venti in Italia (Roma 1909), mostra la frequenza dei venti di SO. nelle varie regioni dell'Italia escluse tuttavia le regioni acquistate più tardi con la guerra mondiale.
In senso traslato, talvolta, la parola libeccio viene usata per indicare una direzione riferita ai punti cardinali, indipendentemente dal vento: tale direzione è quella da cui spira il vento di libeccio convenzionale, cioè il rombo della rosa intorno ai 225°, contati da N. per E.