LEUCADE (ἡ Λευκάς; lat. Leucas)
Isola e città omonima sulle coste occidentali della Grecia (Acarnania), chiamata nel Medioevo Santa Maura e oggi Leukás. Per la descrizione geografica, vedi santa maura. L'isola fu abitata sin dall'età neolitica; le terrecotte ritrovate sono del genere di quelle di Matera in Apulia. Tra i ruderi più recenti venuti in luce sono la parte occidentale delle mura della città, il muraglione dell'antico porto, la necropoli a sud-ovest e qualche pilastro del ponte sul canale. La città fu in origine fondata di comune accordo da quelli di Corinto e di Corcira nella prima metà del sec. VI a. C., durante la signoria dei Cipselidi. Si resse, come Corinto, a base timocratica e solo più tardi a democrazia; fra i magistrati ci sono ricordati dalle iscrizioni lo stratego, il presidente della bulè e il polemarco. Quando poi sorsero controversie tra Corcira e Corinto per i diritti di metropoli, vi fu in un primo tempo l'accordo a favore di Corcira per opera di Temistocle invocato arbitro; ma, al rinnovarsi dell'attrito, nella contesa per Epidamno, Leucade fu con Corinto.
Strabone fa risalire l'origine del nome di Leucade alla bianca roccia scoscesa, rivolta verso l'alto mare e verso Cefallenia, proprio quella roccia su cui sarebbe sorto il tempietto d'Apollo Leucate e da cui, secondo l'antica tradizione, usavano gettarsi gli amanti infelici per guarire dal loro tormento, sia che vi rimanessero morti, sia che sopravvivessero miracolosamente: Saffo, al dire di Menandro, avrebbe per prima reso famoso il salto di Leucade.
Concordano pure gli antichi nell'affermare che Leucade era in origine una penisola e che artificialmente fu scavato il canale che la divide dall'Acarnania; controversa è però l'epoca di tale escavazione, poiché Livio e Strabone la dànno per fatta al loro tempo, ma per Livio (XXXIII, 17) sarebbe posteriore all'impresa di Flaminino in Grecia e per Strabone già risalirebbe ai Corinzî fondatori della colonia. Con maggiore probabilità è nel vero Strabone, nonostante la discussione a cui può prestarsi un'affermazione di Tucidide circa un trasporto delle navi di Eurimedonte sull'istmo nel 427.
La città di Leucade, sempre centro principale dell'isola (di gran lunga superiore alle altre località note, Nydrí e Basilikē), doveva già avere nel secolo V una popolazione di circa tremila abitanti e da allora al sec. III dell'era volgare batté moneta, anche, in certi periodi, come centro della Lega acarnana. Dalle stesse monete si rilevano le divinità locali: Atena, Acheloo, Afrodite Aineia, Apollo, Bellerofonte; un tempio di Era sorgeva sulla costa e un altro di Apollo presso l'istmo.
Leucade, per la sua posizione, ebbe parte notevole nelle vicende dell'antica Grecia e nei tempi successivi. Tre navi di Leucade parteciparono alla battaglia di Salamina e 800 uomini combatterono a Platea. Nel 435 fu a fianco dei Corinzî nel sostenere il partito democratico in Epidamno e vi inviò anche 10 navi; quando poi a Leucimme la flotta di Corcira sconfisse quella corinzia, scese su Leucade e ne devastò il territorio. Nel 433 a Leucade si raccolse la flotta corinzia e Leucade tenne le proprie navi al centro nella battaglia presso Sibota, continuando poi ad essere con Corinto nella guerra del Peloponneso. Nel 428 l'ateniese Asopio, figlio di Formione, dopo aver tentato invano di sottomettere Eniade nell'Acarnania, con 12 triere puntò su Leucade per occuparla, ma fu sconfitto e ucciso. Nel 427 la flotta spartana, al comando di Alcida e consigliata da Brasida, con abile manovra nel canale di Leucade riuscì a sfuggire alla flotta ateniese comandata da Eurimedonte. Nel 426 l'ateniese Demostene, con gli aiuti anche della flotta di Corcira e delle forze acarnane, aveva tentato l'espugnazione dell'isola, ma poi abbandonò l'impresa sembrandogli poco decoroso perdervi tanto tempo. Nel 414 Leucade inviò presso Gilippo due navi in soccorso di Siracusa. Nel 394 partecipò alla Lega corinzia e alla guerra contro Sparta; rinnovò nel 372 le sue relazioni con Atene Inscr. Gr., II, n. 52b); più tardi partecipò alla Lega ellenica di Demostene e quando questa si sfasciò, dovette, entrando nella nuova Lega corinzia, riconoscere la supremazia macedonica. Dopo Alessandro trovò modo, con l'aiuto dei Corciresi, di sottrarsi alla signoria dei Macedoni con Cassandro. Dal 235 è capoluogo della Lega acarnana e con gli Acarnani partecipa alla grande simmachia macedonica di Antigono Dosone e di Filippo V. Durante la seconda guerra punica quattro navigli macedoni furono catturati entro il porto di Leucade dall'illirico Scerdilaida nel 217 e dieci anni dopo vi s'annidava la flotta punica. Leucade, rimasta frattanto sempre fedele alla Macedonia, fu assediata ed espugnata dai Romani nel 197 e praticamente da allora rimase con Roma, benché solo nel 167 si sia staccata dalla Lega acarnana. Ricordiamo il soggiorno di Cicerone a Leucade nel 50 e il concorso al sinecismo di Nicopoli dopo Azio.
Il nome di Santa Maura risalirebbe al 1445, quando fu anche innalzata una cappella votiva a ricordo di un episodio di miracolosa salvezza nelle drammatiche avventure di viaggio d'una principessa. Nel 1479 con l'occupazione del sultano Maometto II s'inizia la dominazione turca che si protrae sino al 1686, quando Santa Maura è ripresa dai Veneziani ai quali la sottrae il trattato di Campoformio (1797). L'isola fece quindi parte delle Isole Ionie e, dopo la parentesi del 1799 e il ritorno ai Francesi con la pace di Tilsit (1807), fu occupata dagl'Inglesi nel 1809 e dal 1815 fece parte della repubblica ionia sotto il protettorato inglese, finché nel 1863 fu ceduta alla Grecia.
Per l'identificazione di Leucade con l'Itaca di Omero, sostenuta dal Dörpfeld ma respinta dalla maggior parte degli archeologi e storici, v. itaca.
Bibl.: Buerchner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XII, coll. 2213-2257; Herkenrath, in Ath. Mitt., XXXVI (1911), p. 207 segg.; C. Klotzsch, Epirotische Geschichte, Berlino 1911; Marées, Karten von Leukas (con una tav. dei ruderi della vecchia città al 25 mila); J. Partsch, Die Insel Leukas, in Petermanns Mitt., Gotha 1889, fasc. 95; id., Das Alter de Inselnatur von Leukas, ibid., 1907, fasc. 12; E. Preuner, in Ath. Mitt., XXVII (1902), p. 353 segg.; S. Tamatelos, 'Επιγρ. Λευκάδος, in Mnemosyne, I (1852), p. 180 segg.; E. Oberhummer, Akarnanien, Ambrakia, Amphilochien und Leukas im Altertum, Monaco 1887; A. Schewan, in The Class. Review, sett. 1929; W. Vollgraff, Leucade, Comptes-Rendus Ac. Inscr. et Belles Lettres, 1904, p. 436 segg. e poi in Bull. corr. hell., 1905, p. 145 segg.; E. Ziebarth, in Burs. Jahresb., II, 1922. (V. anche in bibl. a itaca).