PALADINO, Letterio
– Nacque a Messina nel 1691. Il suo percorso, concordemente riconosciuto quale uno dei contributi di maggiore rilievo alla pittura messinese della prima metà del Settecento (Siracusano, 1985-86 e 1986; Natoli, 1973, 1985 e 1988), rimane a oggi ancora molto lacunoso, rispetto sia alle notizie biografiche sia alla produzione artistica.
Moltissime opere sono documentate in absentia, andate distrutte o rovinate in incendi e terremoti fra Otto e Novecento, e le poche superstiti solo di recente sono state restituite, grazie a una mirata campagna di restauri, a una piena leggibilità. Si è chiarito così, soprattutto per le opere della maturità, lo spettro di riferimenti entro cui collocare la sua produzione, con una preferenza per le esperienze visive acquisite in ambito napoletano e romano: dalla fluidità della pennellata di Luca Giordano allo schiarimento di accordi cromatici molto raffinati di derivazione marattesca.
Nondimeno, una più attenta riconsiderazione degli anni di formazione, sulla scorta della lezione della scuola locale – Agostino Scilla, Domenico Marolì, Onofrio Gabriello – e del confronto con i testi più alti della pittura del XVII secolo conservati nella prestigiosa quadreria Ruffo di Messina, consente di precisare meglio le premesse da cui muoveva l'artista, a partire dalla personale rimeditazione delle opere di Anton Van Dyck e di Pietro Novelli. Per un suo aggiornamento d'indirizzo europeo non bisogna pertanto presuppore necessariamente un soggiorno romano o napoletano, di cui pure le fonti più antiche riferiscono. Hackert (1792) e Grosso Cacopardo (1832), del resto, fissano alla sola età di 38 anni, e dunque nel 1729, il primo viaggio a Roma.
Agli esordi del pittore risale un'incisione, perduta, con un Bambino con angeli e s. Benedetto, firmata e datata «D. Litt. Paladino del. et sculpsit mess. 1721», ma bisogna attendere due anni ancora per la prima più importante commissione certa: le tele per la chiesa di S. Francesco di Paola di Milazzo, in provincia di Messina, con scene della vita del santo, firmate e datate «Letterio Paladino pinx 1723» ma compromesse da pesanti ridipinture primonovecentesche (Siracusano, 1986, p.230). Al 1726 risalgono invece le prime testimonianze di pittura a fresco superstiti, ancorché in uno stato molto frammentario, nella piccola chiesa di S. Francesco di Paola di San Pier Niceto, sempre in provincia di Messina (Natoli, 1973).
Agli anni a cavallo fra i Venti e i Trenta del Settecento sono stati riferiti alcuni cicli a fresco andati perduti, come quelli della chiesa messinese di S. Barbara (forse successivi al restauro dell'edificio a cura dell'architetto Giovanni Cirino nel 1725), in cui pure erano conservate due tele con la Nascita di Gesù e il Martirio di s. Barbara, e della chiesa del Rosario a Castanea, frazione di Messina, firmati e datati 1732. Erano datati invece 1735 gli affreschi perduti nell'abside della chiesa di S. Nicola a Zafferia, altra frazione messinese, e 1736 quelli per la chiesa del monastero di Montevergine, a Messina, noti soltanto da riproduzioni fotografiche.
Fra quelli documentati, l'Assunzione della Vergine «mostra una visione spaziale strettamente derivata dal grande barocco romano [...] senza avere la grandiosità programmatica e propagandistica di Padre Pozzo», semmai «vicina al Cozza degli affreschi romani di Palazzo Pamphili» (Siracusano, 1986, pp. 230 s.).
Un recente restauro ha restituito al catalogo del pittore la tela con la Madonna col Bambino che appare a s. Gaetano nella chiesa eponima di Catania, datata e firmata 1737 (Barbera, 2008). Nel 1740 invece Paladino firmò e datò una tela di grandi dimensioni con i Ss. Filippo e Giacomo per la chiesa di S. Sebastiano di Melilli, in provincia di Siracusa (Barbera, 1989; Rizzo, 1997), ora «ispirato alla grande maniera del Conca» (Natoli, 1985, p. 394), ora «legato a un classicismo di ascendente marattesco» (Siracusano, 1986, p. 231), ora letto nel «riferimento al Solimena più contrastato e neopretiano» (Siracusano, 1985-1986, p. 70).
Di due anni più tardi è la decorazione a fresco della chiesa del Rosario di San Pier Niceto: l'Incoronazione della Vergine, anche questa pesantemente compromessa da ridipinture successive, rivela un «legame più pronunciato con la tradizione novelliana e di riflesso quindi con il Calandrucci» (Siracusano, 1986, p. 231).
Altre opere sono ricordate dalle fonti a Messina (Hackert-Grano, [1792] 1932; Grosso Cacopardo, 1821; La Farina, 1840; Fiumara, 1841; Busacca, 1850): gli affreschi con l'Invenzione della croce nella tribuna della chiesa dei Ss. Elena e Costantino, quelli con il Martirio di s. Biagio nella chiesa eponima, dove pure è conservata una tela con la Vergine e s. Girolamo, un'altra tela con l'Incoronazione della Vergine nella chiesa di S. Francesco di Paola.
Nel Museo regionale di Messina rimangono dodici studi accademici, uno dei quali utilizzato per una tela con il Cristo morto conservata nei depositi dello stesso museo e proveniente dalla chiesa dell'Annunziata. Fra gli ultimi interventi noti, vanno ricordati i pannelli dipinti per la carrozza del senato di Messina, realizzata nel 1742 da Domenico Biondo e ugualmente conservata nel museo locale.
Paladino morì di peste a Messina nel 1743.
Fonti e Bibl.: Storia dell'Illustrissima Archiconfraternita del Ss. Rosario sotto titolo dei Bianchi [...] scritta dal Minacciato, Messina 1750, pp. 29 s.; F. Hackert - G. Grano, Memorie de' pittori messinesi, [Napoli 1792], a cura di S. Bottari, Messina 1932, pp. 37 s.; G. Grosso Cacopardo, Memorie de' pittori messinesi e degli esteri che in Messina fiorirono dal secolo XII sino al secolo XIX, Messina 1821, pp. 221-223; Id., Guida per la città di Messina, Messina 1826, pp. 14, 23, 67, 74, 77, 115; G. La Farina, Messina ed i suoi monumenti, Messina 1840, pp. 31, 154; G. Fiumara, Guida per la città di Messina, Messina 1841, pp. 13, 54, 59, 63, 94; A. Busacca, Dizionario geografico statistico e biografico della Sicilia, Messina 1850, p. 313; S. Lanza, Guida del viaggiatore in Sicilia, Palermo 1859, pp. LXIV, 136, 142, 144; A. Busacca, Guida per la città di Messina, Messina 1873, pp. 92, 103; S. Lanza di Trabia, Nuovissima guida pel viaggiatore in Sicilia, Palermo 1884, p. 69; G. A. [Arenaprimo], Quadri di artisti messinesi, in Archivio storico messinese, II (1901), p. 143; Messina e dintorni, Messina 1902, pp. 280 s., 283, 333, 342, 345, 346, 357, 360 s., 383, 390; E. Mauceri, Il Cicerone per la Sicilia, Palermo 1907, pp. 23, 322, 324, 328, 330; Id., Pittori siciliani del secolo XVIII, in Rassegna d'arte, XVI (1916), pp. 130-134; G.B. Impallomeni, L. P., in L'Eco della Sicilia e della Calabria, 18 febbraio 1927; S. Bottari, La cultura figurativa in Sicilia, Messina-Firenze 1954, p. 85; G. Bellafiore, La civiltà artistica della Sicilia, Firenze 1963, p. 130; M. Accascina, Profilo dell'architettura a Messina dal 1600 al 1800, Roma 1964, pp. 94 s., 237; E. Natoli, Per alcuni affreschi di L. P., in Commentari, n.s., XXIV (1973), pp. 75-80 (con bibliografia); A. Marabottini, Arte, architettura e urbanistica a Messina prima e dopo la rivolta antispagnola, in La rivolta di Messina e il mondo mediterraneo nella seconda metà del Seicento, a cura di S. Di Bella, Cosenza 1979, p. 443; E. Natoli, Per L. P., in Le arti in Sicilia nel Settecento. Studi in memoria di Maria Accascina, a cura di M. Giuffrè - M. La Motta, Palermo 1985, pp. 387-396; C. Siracusano, Aggiunte e piccoli problemi attributivi nell'ambito della cultura pittorica napoletana e siciliana del XVIII secolo, in Quaderni dell'Istituto di Storia dell'arte medievale e moderna. Facoltà di Lettere e Filosofia. Università di Messina, 1985-86, nn. 9-10, pp. 67-85; G. Barbera, in Opere d'arte restaurate 1980-1985 (catal.), Messina 1986, pp. 111-115; C. Siracusano, La pittura del Settecento in Sicilia, Roma 1986, pp. 50 s., 113, 128, 192, 230-232 (con bibliografia); Id., La pittura del Settecento in Sicilia, in La pittura in Italia. Il Settecento, II, Milano 1990, pp. 527 s., 816 s.; G. Barbera, in Opere d'arte restaurate nelle province di Siracusa e Ragusa (1987-1988), Siracusa 1989, pp. 60 s., scheda n. 16; E. Natoli, L. P. nel Settecento messinese, in Domenico Provenzani, "pittore dei Lampedusa" e la pittura in Sicilia nel secolo XVIII, Palermo 1990, pp. 193-207; E. Corrao, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, II, Pittura, a cura di M.A. Spadaro, Palermo 1993, pp. 389 s.; M. Rizzo, Le chiese di Melilli. Arte, culto e tradizione, Siracusa 1997, pp. 78 s.; G. Barbera, Da Borremans a Velasco: aggiunte e precisazioni sulla pittura in Sicilia nel Settecento, in Il Settecento e il suo doppio. Rococò e Neoclassicismo, stili e tendenze europee nella Sicilia dei viceré, a cura di M. Guttilla, Palermo 2008, p. 154; F. Abbate, Storia dell'arte nell'Italia meridionale. Il mezzogiorno austriaco e borbonico: Napoli, le province, la Sicilia, Roma 2009, p. 620; E. Bénézit, Dictionnaire..., X, Parigi 1999, p. 504; U. Thieme - F. Becker, Kunstlerlexikon, XXVI, p. 154.