Ultima lettera dell’epistolario paolino nell’ordine canonico del Nuovo Testamento. Indirizzata a giudeo-cristiani, forse alla chiesa di Roma o a qualche chiesa orientale, contiene un’esposizione dottrinaria del rapporto tra il Nuovo Patto e l’Antico. La superiorità del Nuovo è provata dalla persona e dignità del Cristo, dalla regalità del suo divino sacerdozio che lo fa superiore ai Leviti, dal valore universale del suo sacrificio. Il tono omiletico dell’epistola, lo stile piano e senza accensioni passionali, la difficoltà di riferire a Paolo molte delle conclusioni dogmatiche presentate nella lettera, infine la mancanza di ogni riferimento interno hanno fatto sì che fin dai primi secoli si ponesse in discussione l’autenticità paolina dello scritto, che è ormai rigettata. La datazione deve comunque essere anteriore al 90, perché è utilizzata nella prima epistola di Clemente.