LEISHMANIOSI (XX, p. 819)
1. Leishmaniosi viscerale. - Circa la distribuzione geografica della malattia rimangono confermate le già note zone di endemia. In Italia si è constatato qualche nuovo piccolo focolaio in rapporto probabilmente agli eventi bellici. La malattia sembra colpire gli adulti con maggior frequenza che nel passato. Si considera ancora il cane come serbatoio del virus e, oltre ai flebotomi, si ammette la possibilità di altri vettori (mosche, pulci, zecche, ecc.).
Moderne ricerche biochimiche, istologiche e immunologiche, compiute su larga scala, hanno migliorato la conoscenza della malattia, permettendo di definirla come una reticolo-endoteliosi parassitaria. La conoscenza dell'importanza del sistema reticolo-endoteliale nei processi immunitarî in genere ha indirizzato i ricercatori allo studio immunologico della leishmania viscerale. La risposta immunitaria verso le varie leishmanie da parte degli ammalati e il comportamento del siero normale verso le stesse leishmanie hanno portato ad ammettere l'esistenza di una immunità naturale e di una immunità acquisita: quest'ultima però mai completa né assoluta. Si è osservato negli ammalati di leishmaniosi viscerale assenza o diminuzione della produzione di anticorpi contro numerosi stimoli batterici. Per analogia con i risultati sperimentali tale comportamento si considererebbe prodotto dal blocco del sistema reticolo-endoteliale.
Questi rilievi hanno dato vita ad un nuovo capitolo che studia le associazioni morbose nella malattia. È oggi acquisito che la leishmaniosi viscerale può associarsi a malaria, tubercolosi, sifilide, malattie infettive acute e croniche, ecc., alle quali finanche può aprire la strada, a volte venendone dannosamente influenzata, a volte favorendo il loro decorso. Tuttavia la clinica ha dimostrato, con una casistica degna di considerazione, la possibilità di malattie intercorrenti (tifo, polmonite, sepsi, infezione da piogeni, ecc.) che influenzino beneficamente la leishmaniosi viscerale, favorendo la scomparsa degli accessi febbrili, provocando la guarigione e talvolta esaltando la risposta alle terapie specifiche. Nella diagnostica, la reazione di Auricchio-Chieffi si è dimostrata la più sensibile e la più specifica; inoltre e stata introdotta una nuova reazione del Castellani (reazione all'acido fenico). La profilassi oggi si avvale dell'uso del DDT contro i vettori del virus.
La terapia si è arricchita di nuovi preparati antimoniali pentavalenti e diamidine aromatiche, che si sarebbero dimostrati particolarmente attivi. Nessun risultato è stato invece ottenuto con la somministrazione degli antibiotici.
Bibl.: R. Strong, Stitt's Diagnosis, Prevention and Treatment of Tropical Diseases, Blakiston 1945; Aldo Castellani, Le malattie dell'Africa, Roma 1947; L. E. Napier, The Principles and Practice of Tropical Medicine, New York 1946.
2. Leishmaniosi cutanea. - Una malattia della pelle che, seppure ben conosciuta, era tuttavia ritenuta poco frequente in Italia è la leishmaniosi cutanea o bottone d'oriente (coccio calloso nell'Italia meridionale; censo in Abruzzo). Dopo le ricerche di Monacelli e di altri dermatologi se ne è invece constatata la notevole diffusione ed in questi ultimi anni si è notato, specialmente in Abruzzo, un forte aumento del numero dei casi, tanto che in alcuni paesi buona parte della popolazione ne viene colpita. Contrariamente alle descrizioni classiche la leishmaniosi cutanea tende spesso a cronicizzarsi ed in qualche caso può interessare anche le mucose; frequente poi è la presenza di focolai molteplici sullo stesso soggetto. Data la sua sede abituale sulle parti scoperte (soprattutto sul viso), che più facilmente vengono punte dagli insetti trasmettitori della malattia, grande importanza assume la terapia della leishmaniosi cutanea. Molto in uso è oggi il "metodo italiano" cioè il trattamento locale mediante soluzioni di atebrin (Flarer) o di emetina ed altre sostanze ad azione chemioterapica di fronte alla leishmania (L. Tommasi), le quali, iniettate nello spessore del focolaio morboso, ne provocano dapprima un'acutizzazione e poi il riassorbimento.