leadership
Processo di influenza sugli altri per far loro comprendere e accettare decisioni o azioni che devono essere avviate, al fine di supportare gli sforzi individuali e collettivi verso il raggiungimento di un obiettivo comune. La l. è stata studiata in diverse discipline: dalla psicologia, alla sociologia, al management. In letteratura, gli approcci a questo tema possono essere raccolti in 3 categorie, che costituiscono altrettanti aspetti del ruolo del leader. Il primo è quello relazionale insito nella posizione e nelle caratteristiche personali del leader, che più di altri componenti dell’organizzazione entra in contatto con altre persone all’esterno dell’impresa. In questo senso la l. è ‘socialmente costruita’ e dipende dalle interazioni, percezioni e comportamenti degli individui in relazione ad altri membri di un gruppo. Il secondo è l’aspetto informativo, per cui, grazie ai rapporti interpersonali con i suoi dipendenti e con le sue numerose conoscenze esterne, il leader rappresenta il centro nevralgico della rete informativa che attraversa l’organizzazione. Egli è dunque colui che ha la vision e che deve comunicarla ai collaboratori, interpretando i fatti e le informazioni che riceve. Infine, l’aspetto decisionale caratterizza il leader come protagonista del processo che permette di determinare la strategia dell’organizzazione, affrontare e risolvere i problemi, allocare risorse e responsabilità. Gli attributi della personalità e le abilità innate forgiano gli stili di l. che orientano la persona nelle scelte e nella guida dei collaboratori.
La l. si manifesta in modi diversi, definiti stili di leadership. Tra i modelli più consolidati ci sono lo stile di l. transazionale e quello trasformazionale. I leader transazionali ottengono collaborazione attraverso scambi e transazioni con i subordinati e controllando le loro prestazioni; al contrario, i leader trasformazionali ispirano i seguaci e li spingono a identificarsi con una visione che va oltre i propri interessi immediati. Nella l. transazionale, il leader è un ‘agente di negoziazione’, che tratta e scende a compromessi per massimizzare la propria posizione relativa, ovvero per ottenere sempre più potere decisionale all’interno del gruppo. Per fare ciò, pone in essere azioni che permettono di influenzare e di convincere gli individui che possono dare un significativo appoggio. Il leader trasformazionale, invece, basa il proprio potere sui principi, sull’autostima, sulla fiducia e sull’impatto motivazionale, ovvero sul piano emotivo della relazione con le persone che dirige. Al contrario del leader transazionale, è una persona attenta più ai bisogni emotivi dei suoi collaboratori che non a quelli materiali. Il focus è spostato sulla vision e sui valori, superando così la logica di mero scambio contingente per puntare su una relazione di lungo periodo emotivamente appagante. In tal modo l’autoefficacia e l’autostima dei collaboratori aumenta ed essi sono spinti a superare i propri interessi per il bene dell’organizzazione, indirizzando la loro performance alle esigenze del ruolo e del compito loro affidato.
Dal punto di vista della gestione, per comprendere in pieno la figura del leader è opportuno chiarire il ruolo dei follower, ovvero dei collaboratori che accettano di farsi influenzare dal leader. La volontà del leader non può realizzarsi se non attraverso la collaborazione del follower. Le organizzazioni dedicano più attenzione ai leader che non ai follower, anche se poi le performance dell’organizzazione dipendono in definitiva da questi ultimi.