Le relazioni tra India e Pakistan sono state conflittuali fin dall’agosto del 1947, quando il Pakistan nacque nei territori indiani divenuti indipendenti con l’intento di creare una nazione per tutti i musulmani presenti nel subcontinente indiano. Il processo di partizione non fu indolore: costò circa mezzo milione di morti, innescò il trasferimento in massa di milioni di persone e diede origine a diverse controversie territoriali. Tra queste ultime la più rilevante, specie alla luce del livello di conflittualità che ne è scaturito, è quella che interessa la regione del Kashmir: annesso all’Unione Indiana per scelta del maharaja indù Hari Singh che lo governava, ma con una maggioranza musulmana, il Kashmir è infatti da allora oggetto di una contesa pluridecennale che conta ben tre guerre (1947-48, 1965 e 1999) e il regolare riaccendersi di episodi di violenza. Entrambi i paesi ne rivendicano la sovranità e attualmente la regione è divisa in tre parti (una amministrata dall’India, una dal Pakistan e la terza dalla Cina), secondo quanto è stato definito dall’Accordo di Simla che concluse il secondo conflitto indo-pakistano. La contesa sul Kashmir non è tuttavia la sola che mantiene i rapporti tra i due vicini sul livello di massima allerta. Diversi e di differente natura sono infatti i contenziosi che, apertisi negli anni e spesso rimasti irrisolti, alimentano la rivalità e il reciproco sospetto tra i due paesi: mancati accordi nella gestione delle risorse idriche in comune, dispute territoriali lungo la frontiera condivisa, costante competizione commerciale e sfere di influenza politica nella regione regolarmente in rotta di collisione, specie per ciò che riguarda le relazioni con l’Afghanistan pre- e post-talebano.
Sistematiche sono poi le accuse che Islamabad muove a Nuova Delhi: soffiare sul fuoco delle contrapposizioni etniche della società pakistana, o sostenere gli irredentismi interni ai suoi confini, come quello della regione del Belucistàn, con l’obiettivo di minare l’integrità e l’unità della Repubblica Islamica. Allo stesso modo sono risapute le accuse indiane che denunciano il diretto supporto del Pakistan ai gruppi fondamentalisti e jihadisti che operano in India, così come i sospetti che attribuiscono a Islamabad la regia e la responsabilità dei frequenti attentati terroristici che negli anni hanno insanguinato città e regioni indiane.
Se rivalità e sospetto sono radicati nelle opinioni pubbliche di entrambi i paesi, i rispettivi punti di vista politici in questa turbolenta relazione differiscono in maniera rilevante: infatti, mentre per Islamabad il rapporto con il suo ingombrante vicino rimane tutt’oggi in cima alle preoccupazioni di politica estera, Nuova Delhi, che si sta affermando come uno dei protagonisti della scena politica ed economica mondiale, coltiva e gestisce interessi di carattere globale che spostano il focus del proprio raggio d’azione ben oltre le dinamiche regionali. L’India, a differenza del Pakistan, è inserita nel G20, è in prima fila per ottenere un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, vede una numerosissima classe media migliorare ogni anno le proprie condizioni di vita, registra da anni tassi di crescita eccezionali, attira ingenti investimenti da tutto il mondo: tutti dati che distanziano notevolmente sia le preoccupazioni in capo ai rispettivi governi, sia gli interessi e le responsabilità che questi si trovano a dover gestire. Sono in tanti a non volere, né a potersi permettere, una guerra nel subcontinente e le pressioni sul governo indiano in questo senso sono formidabili: prova ne sia il fatto che l’attentato a Mumbai non ha portato a un’escalation militare tra i due paesi, ma ha solo raffreddato il processo di distensione in atto dai primi anni del Duemila. Dai primi mesi del 2011 il dialogo indo-pakistano sembra infatti essere ripartito: sui binari della cosiddetta ‘diplomazia del cricket’, il primo ministro pakistano Yousuf Raza Gilani è stato invitato in India per assistere appunto alla semifinale della Coppa del mondo di cricket, sport popolarissimo in entrambi i paesi.