Le province europee dell'Impero romano. Le province galliche. Narbonensis: Arles
Colonia della Gallia Narbonense, nella Francia sud-orientale (lat. Arelate, Arelatum, Arelas).
La morfologia del sito presentava una modesta, ma netta altura (Hauture) affacciata su un’ansa del Rodano; naturalmente protetta, si trovava in posizione vantaggiosa sulle vie di comunicazione terrestri fra l’Italia e la Spagna e fluviali tra la Gallia centrale e il Mediterraneo. Le testimonianze per l’epoca preromana mostrano un sito ellenizzato (Theline), con funzione di emporio per la vicina Marsiglia. Se il nucleo originario sorse sull’Hauture nel VI sec. a.C., recenti scavi (Hôpital van Gogh) hanno mostrato che una prima espansione si ebbe già nell’ultimo terzo del secolo; ma sono soprattutto gli scavi effettuati a partire dal 1975 al Jardin d’Hiver e all’Esplanade ad aver messo in luce strutture e materiali dell’insediamento che, fra i secoli V e II a.C., si sviluppò principalmente sul versante meridionale della collina e a nord-ovest verso il Rodano. Vi ebbe parte via via anche l’elemento indigeno, che portò all’affermarsi della denominazione Arelate.
La prosperità economica e la posizione strategica indussero Cesare a dedurvi, nel 46 a.C., una colonia romana con veterani della legio VI, alla quale assegnò gran parte del territorio confiscato a Marsiglia; la prospettiva era evidentemente quella di concentrare su A. il ruolo di centro preminente della regione. Il piano programmatico della colonia presentava uno schema regolare, con ampi spazi previsionali per complessi pubblici, zone abitative e commerciali; la sua attuazione può datarsi dal 40 a.C., mentre fra il 25 e il 10 a.C. si ultimarono i grandi monumenti con i loro apparati decorativi. Le mura racchiudevano un’area di soli 36 ha, ma alla ridotta estensione iniziale si contrappongono la monumentalità e la qualità delle infrastrutture urbane. Le viabilità afferenti dall’esterno, secondo percorsi preesistenti, furono sottomesse allo schema urbano: la via proveniente da Marsiglia risultò deviata in senso rettilineo, entro l’area urbana, a formare l’asse principale est-ovest. Ne conserva l’orientamento la Porte d’Auguste (a est), a doppio fornice e fiancheggiata da due torri semicircolari, disposta perciò su un asse obliquo rispetto alla cinta.
Per il centro monumentale, sulle pendici occidentali della collina, si resero necessari considerevoli lavori per il recupero dei dislivelli. Una testimonianza è nel grande criptoportico, a tre ali con doppia galleria, che fungeva da base per la piazza del foro, a sua volta contornata da un portico. I lati nord e (in parte) ovest del criptoportico emergevano dal terreno, recuperando il dislivello con scalinate; quella sul lato nord fu monumentalizzata con un edificio a struttura templare, i cui resti sono di età adrianea; sembra tuttavia esservi stata una sistemazione precedente. Nella piazza era un piccolo sacrario: sorto probabilmente da un altare poi monumentalizzato, fu consacrato dapprima al culto del Genius Augusti e successivamente assorbito da quello dei Lares Augusti. In età tiberiana fu aggiunto, lungo il lato ovest, un nuovo foro di piccole dimensioni, organizzato in senso nord-sud su uno spazio rettangolare porticato, chiuso a ciascuna estremità da un emiciclo a nicchie; vi sorgeva un tempio, coassiale al foro maggiore, presumibilmente dedicato al culto imperiale, con affinità con il Foro di Augusto a Roma.
Il teatro aveva la cavea sostruita artificialmente su tre ordini di arcate e una disposizione assimilabile a quella del coevo Teatro di Marcello a Roma. Il ciclo decorativo della scena presentava immagini di divinità copiate da originali classici. L’esterno mostra una decorazione su due registri e un fregio dorico con protomi taurine sormontato da racemi d’acanto; analogo ornato si trovava sul coevo Arc du Rhône che marcava il pomerio a ovest, replicato a est in età tiberiana dall’Arc Admirable, con rilievi di stile simile all’arco di Orange. L’età flavia è caratterizzata principalmente da tre interventi urbanistici. Sul lato nord-est dell’altura si ebbe la costruzione di un anfiteatro per circa 20.000 spettatori concettualmente ispirato al Colosseo, che costrinse a livellare il pendio, ad abbattere un tratto delle mura e a riorganizzare il quartiere circostante. Sulla riva destra del Rodano vi fu il grande sviluppo del quartiere suburbano (Trinquetaille): per lo più a carattere residenziale, qualificato da ricche domus, ospitava anche una zona mercantile e artigianale presso il porto fluviale. Infine si ebbe la costruzione di un circo suburbano a sud-ovest della capienza di 20.000 spettatori. Restò in uso fino alla metà del VI sec. d.C.
Il florido sviluppo di A. subì una netta battuta d’arresto nella seconda metà del III sec. d.C.; segni consistenti di incendi e distruzioni, diffusi topograficamente (ma soprattutto a Trinquetaille) e distribuiti cronologicamente nell’arco del periodo, attestano un clima d’instabilità politica e militare connotato dal progressivo abbandono di diverse zone e dal rifacimento delle mura urbane nel IV sec. d.C. Fra le necropoli va ricordata la suggestiva Alyscamps, a sud-est: le prime sepolture sono del I sec. d.C., ma lo sviluppo maggiore avvenne in età tarda (dopo la traslazione delle reliquie del martire Genesio), alla quale appartiene una notevole serie di sarcofagi scolpiti con temi cristiani. Anche dalla necropoli di St.-Genès de Trinquetaille (IV-VI sec. d.C.), connessa con il luogo del martirio del santo, provengono diversi sarcofagi cristiani scolpiti.
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