Lazio
Una regione molto differenziata con una grande città
Il Lazio è una regione assai varia per natura del territorio, storia, popolamento, sviluppo economico. Soprattutto, però, è una regione dominata dall’ingombrante presenza di Roma: capitale e città più popolosa d’Italia, meta turistica mondiale, centro delle comunicazioni di tutto il paese. Roma per molto tempo ha risucchiato dal resto della regione abitanti, attività e risorse, lasciando ampie parti del Lazio quasi svuotate. È un processo che solo negli ultimi decenni si sta riequilibrando; del resto, tutta la regione è ricchissima di bellezze naturali e storico-artistiche che possono diventare altrettanti punti di forza per uno sviluppo più bilanciato
Dal punto di vista morfologico e geologico il Lazio – anche più di altre regioni italiane – ha un territorio molto differenziato, che può essere distinto in tre fasce parallele al mare: una pianeggiante costiera, una collinare e una montana interna, costituita dagli Appennini. La fascia collinare intermedia, di origine vulcanica, ospita i principali laghi della regione – quelli di Bolsena e di Bracciano – e altri minori. Colline più interne sono invece calcaree come le montagne appenniniche, che spesso superano i 2.000 m, e calcarea è una serie di monti lungo la costa meridionale (Lepini, Ausoni e Aurunci), con cime oltre i 1.500 m, del tutto separati dalla catena appenninica. Fra questi rilievi, i fiumi hanno formato valli che si allargano sulla costa, formando una fascia pianeggiante quasi continua: qui si apre, in particolare, la Pianura Pontina (o Agro Pontino), che fino a un secolo fa era un insieme di paludi disabitate, prima che fosse effettuata la bonifica. Subito a nord, da Roma al mare, anche il Tevere ha formato un’ampia pianura e, a monte della città, una valle vasta e fertile tra i rilievi appenninici e quelli vulcanici. Il Sacco, che poi si unisce al Liri, ha prodotto una valle parallela alle montagne, larga e fittamente abitata, e così anche i fiumi Salto e Velino nella provincia di Rieti, mentre l’Aniene, principale affluente laziale del Tevere, ha un corso quasi tutto montano.
Anche il clima è differenziato: di tipo mediterraneo nella fascia costiera, verso l’interno l’influsso del mare si fa meno sensibile e si arriva, sugli Appennini, a condizioni di tipo continentale. La vegetazione spontanea è ricca soprattutto sulle parti alte delle colline e in montagna; la fauna selvatica si è invece molto ridotta, salvo che nelle aree naturali protette.
Come il territorio, anche la storia, i dialetti, le tradizioni popolari laziali sono molto diversi tra loro, e una gran parte di queste differenze risale addirittura all’antichità.
Tutto il Lazio alla destra del Tevere, cioè tutta la provincia di Viterbo e parte di quella di Roma, era compreso negli antichi territori degli Etruschi – famosi soprattutto i resti archeologici di Tarquinia, Vulci, Cerveteri. Nel Viterbese e soprattutto nel tratto costiero della provincia (pro;seguimento della Maremma toscana) il dialetto è abbastanza simile a quello della Toscana meridionale; eppure questa parte della regione, con il nome di Patrimonio di San Pietro, appartenne allo Stato della Chiesa, e cioè a Roma, fin dall’Alto Medioevo.
Tra il Tevere, l’Aniene e gli Appennini vivevano invece popolazioni umbre e sabine (Italici): e Sabina si chiama tuttora gran parte di quest’area, a cavallo tra le province di Roma e di Rieti. Qui i dialetti si avvicinano verso nord all’umbro e verso sud all’abruzzese. Il territorio di Rieti fu unito per secoli a Roma, ma solo in parte: alcuni tratti appartennero all’Umbria e all’Abruzzo (che era incluso nel Regno di Napoli).
Sulla sinistra del Tevere si estendono l’Agro Romano e più in là la Campagna Romana, da Roma alla Valle del Sacco (Ciociaria), ai Colli Albani e alla Pianura Pontina. Qui vivevano i Latini, qui è l’origine della storia romana, e questa è l’area che già gli antichi chiamavano Lazio.
Più a sud, oltre il Liri e oltre la Pianura Pontina, vivevano Sanniti e Campani e in questa parte della regione, che appartenne per secoli al Regno di Napoli, si parlano dialetti simili all’abruzzese, nell’interno, e al campano. Nei secoli scorsi queste differenze erano più evidenti di oggi, ma tuttora se ne trovano segni molto chiari.
Il Lazio antico conobbe una notevole diffusione di insediamenti grandi e piccoli, e quasi tutti esistono ancora. Certo, la crescita di Roma antica in età imperiale li ridusse di importanza e di popolazione, ma quasi mai li fece sparire. E dopo la dissoluzione dell’Impero Romano quegli antichi centri ripresero importanza per tutto il Medioevo e fino al Rinascimento: Bolsena, Montefiascone, Tuscania, Tarquinia, Ronciglione, Sutri, in provincia di Viterbo – che a sua volta fu residenza papale (splendido il Palazzo dei Papi); Cittaducale e Rieti (ancora cinta dalle mura); in provincia di Roma, Tivoli, Palestrina, Subiaco e le cittadine sui Colli Albani (i cosiddetti Castelli Romani) con i loro straordinari monumenti; Anagni, Alatri, Ferentino in provincia di Frosinone; Terracina e Gaeta in provincia di Latina. E l’elenco dovrebbe essere molto più lungo.
Queste e altre città conservarono tutta la loro importanza fino all’Ottocento; poi Roma, capitale d’Italia (v. anche Italia, storia di), ricominciò a crescere: poco più di 200.000 ab. al momento della Breccia di Porta Pia (1870), più di un milione negli anni Trenta, più di due negli anni Sessanta, quasi tre alla fine degli anni Settanta. Questa crescita fu alimentata in buona parte dagli immigrati dal Lazio, che abbandonarono le aree altocollinari e montane. In seguito, la popolazione a Roma ha preso a calare e in alcuni centri minori a crescere, soprattutto in quelli vicini a Roma: si va a vivere a Tivoli, Guidonia, Ciampino perché si lavora a Roma e non ci si vuole allontanare troppo. Solo nella valle del Sacco e nella Pianura Pontina (qui le città – come Pomezia, Aprilia e Latina – sono state tutte fondate nel Novecento e alcune sono poli industriali) la crescita demografica ed economica è abbastanza sganciata da Roma.
Molti pensano, quindi, che il Lazio attuale non abbia una sua vita autonoma, ma che dipenda in tutto e per tutto da Roma: la cosa è vera solo in parte, ma certo l’addensamento di popolazione nell’area romana è fortissimo.
Dal punto di vista economico il peso di Roma rispetto al resto della regione è enorme, come dimostra anche l’affluenza di stranieri immigrati che cercano lavoro proprio nella capitale.
Nel Lazio – cioè soprattutto a Roma – è molto sviluppato l’insieme delle attività terziarie: pubblica amministrazione (a cominciare dai ministeri), istruzione, commercio, sanità, banche, editoria, finanza e via dicendo nel Lazio assorbono più di tre lavoratori su quattro; Roma è poi una delle grandi mete turistiche mondiali (oltre 10 milioni di visitatori all’anno, e questo vuol dire forte sviluppo di trasporti, alberghi e ristoranti): di conseguenza il turismo nel Lazio si concentra soprattutto nella città e nei suoi dintorni (a parte quello balneare, che riguarda tutta la costa laziale, ormai affollatissima).
La regione ha anche una discreta quantità di industrie, prevalentemente medie e piccole, che occupano un quinto dei lavoratori laziali. Le aree industriali si trovano sia a Roma sia in parte della Pianura Pontina e della valle del Sacco-Liri (percorsa da autostrade e ferrovie che rendono agevoli i trasporti). Tra le produzioni più importanti sono l’abbigliamento, la meccanica, l’elettronica e, ovviamente, tutto quanto riguarda l’edilizia, data la grande attività nel settore.
Agricoltura e allevamento, ormai, interessano pochissimi addetti, ma le produzioni (frumento, granturco, vino, olio, ortaggi, nocciole, latte) sono ancora consistenti. Molto diffusa è l’agricoltura part time: persone che lavorano principalmente in altri settori possiedono un terreno che coltivano nel tempo libero.
La ricchezza prodotta dalla regione è notevole, e il reddito per abitante supera la media nazionale. Però, anche in questo caso, se si escludono Roma e dintorni, si scopre che il resto della regione è abbastanza al di sotto del reddito medio nazionale. Il Lazio ha insomma bisogno di riequilibrarsi, da molti punti di vista.