LANFRANCO da Oriano (di Oriano, Oriani; Lanfrancus de Ariadno)
Nacque con ogni probabilità nel primo decennio del XV secolo; tutte le fonti lo indicano come originario di Brescia, più precisamente dell'omonima località del contado. Diplovatazio informa che L. fu allievo di Pietro Besozzi ("Ipse fuit auditor Petri de Besuntio, quem preceptorem et dominum appellat in dicta l. admonendi in 10. columna") e la notizia risulta assai preziosa per la ricostruzione della carriera scolastica di Lanfranco. Belloni ne ha dedotto che L. avesse compiuto i suoi studi giuridici a Pavia, dove Besozzi, ottenuto il dottorato in legibus sul finire del 1406, insegnò diritto ininterrottamente tra il 1418 e il 1433; con tutta probabilità, la frequenza delle sue lezioni da parte di L. va ascritta all'ultima fase della vita di Besozzi. Sempre a Pavia L. dovette conseguire il titolo di dottore in utroque che gli riconosce già Diplovatazio e che risulta attestato dalle edizioni antiche delle sue opere.
Autore di una vasta e apprezzata produzione scientifica sul diritto processuale, L. dovette trarre spunto per i propri lavori dall'insegnamento universitario e segnatamente dalle molte repetitiones sia civilistiche sia canonistiche che tenne, ossia da lezioni tenute fuori dell'orario normale e dedicate all'approfondimento di temi specifici. Belloni ne segnala, in particolare, una in Digestum novum (Stoccarda, Württembergische Landesbibliothek, Jur. Fol., 122), forse del 1445, per dedurre un insegnamento civilistico di L. già per quest'epoca, anche se non è possibile stabilire dove si sia tenuto tale insegnamento.
Intorno al 1450 L. si trovava comunque a Padova, a quel tempo già soggetta alla dominazione veneziana (come del resto Brescia), la cui influenza cominciava a farsi sentire concretamente anche sulla vita dello Studio. Qui risulta che L. abbia preso parte attiva alla vita cittadina, venendo nominato giudice al Disco delle vettovaglie nel 1453, al tempo della podesteria di Triadano Gritti. A questo primo periodo padovano si deve attribuire - come ha dimostrato sempre Belloni posticipandone la datazione proposta da Dolezalek - una repetitio in Digestum vetus (riportata nel manoscritto, Londra, British Library, Arundel, 498), scritta proprio a Padova, nella casa di Carlo Zabarella, tra il 1450 e il 1453; essa è segno dell'insegnamento civilistico tenuto da L. in quegli anni a Padova, del resto attestato esplicitamente anche dal manoscritto della Biblioteca apost. Vaticana (Vat. lat., 10726) che, nel riportare la medesima repetitio, si chiude con l'affermazione "quam legem dictus dominus Lanfranchus Padue repetit dum ibi ordinariam cathedram regeret" (c. 505). Non si dovette trattare, peraltro, di un insegnamento stabile, bensì di una reggenza, in concorrenza con Giovanni Bovacchiesi da Prato, della cattedra mattutina di Francesco Capodilista, svolta probabilmente negli anni accademici 1452-53 e 1453-54, cui L. affiancò un impegno anche nella lettura de sero di parti del Digestum novum e dell'Infortiatum.
Questo è attestato, rispettivamente, dalle Recollectaesuper tit. de verborum obligationibus (D. 45.1.126.2), tramandate dal manoscritto 213 del Collegio di Spagna di Bologna ("Recollecte per me Benedictum de Fredis sub famosissimo legum interprete Lanfranco de Oriano de Brixia anno tertii mei studii Paduani, anno Domini MCCCCLIIII", cfr. I codici…, n. 213) e da una Repetitioin l. Si vero § De vero (D. 24.3.64.9), contenuta nel codice 212 sempre del Collegio di Spagna ("Hec suprascripta lectura tradita fuit in scriptis in felici Studio Paduano a clarissimo et consultissimo iuris interprete d. Lanfranco de Brixia de Oriano, anno Domini MCCCCLIIII", ibid., n. 212).
L. si trasferì quindi a Trento per un breve periodo, dove ricoprì la carica podestarile per l'anno 1455.
Subito dopo si recò a insegnare nello Studio di Ferrara che, dopo un lungo periodo di decadenza, conobbe un nuovo impulso grazie all'opera di Leonello d'Este e in seguito di Borso, suo fratello e successore. Pardi informa dunque che, tra il 1456 e il 1457, L. fu a Ferrara docente straordinario di diritto canonico, con salario annuo di 400 lire; si può supporre che sia stato chiamato a insegnare direttamente dagli Estensi, che esercitavano un penetrante influsso sulla vita dell'accademia; segnali di un insegnamento anche civilistico di L. a Ferrara sono offerti da una Lectura super Codicem, contenuta in un manoscritto di Leida (Bibl. der Rijksuniversiteit, D'Ablaing, 6), al termine del quale, come segnalato da Belloni (p. 267), si legge: "Alfrancus de Ariano Ferrarie legens".
Facciolati informa, infine, di un ritorno di L. a Padova, dove, per il quadriennio dal 1459 al 1463, insegnò diritto canonico, probabilmente prima de sero e, successivamente, de mane; a quest'ultima fase del suo insegnamento risalgono le repetitiones al II e al III libro delle Decretali di Gregorio IX.
L. trascorse gli ultimi anni della sua vita a Brescia, dove risulta membro dell'Accademia dei Vertunni. Qui morì nel 1488 e fu sepolto nella cattedrale.
Opere: molto vasta è, come si è accennato, la produzione scientifica di L., nel diritto sia civile sia canonico, con una netta prevalenza dei temi del processo e con ampio ricorso al genere della repetitio, sebbene non manchino lecturae e veri e propri tractatus su temi specifici; tra questi ultimi, gli antichi biografi di L. segnalano in particolare il De arbitris e il De interpretatione statutorum.
In particolare, tra i lavori editi e inediti, il cui elenco completo è stato ricostruito da Belloni (pp. 266-269), si conoscono opere tanto sul Digestum vetus - repetitio in ff. de iureiurando Admonendi (D. 12.2.31); recollectae super tit. de probationibus (D. 22.3.8) -, quanto sull'Infortiatum - Lectura in ff. soluto matrimonio (D. 24.3.67); Repetitio in l. Si vero § De vero (D. 24.3.64.9); Repetitio in ff. soluto matrimonio dotium causa (D. 24.3.1); Repetitio in ff. de vulgari et pupillari substitutione Centurio (D. 28.6.15) -, nonché sul Novum: Recollectae super tit.de verborum obligationibus (D. 45.1.126.2); Recollectae super quibusdam titulis lib. XLIX Digestorum; Repetitio in ff. de libellis dimissoriis (D. 49.6). Sul Codex, invece, L. ha lasciato solo, conservata manoscritta, la Lectura menzionata precedentemente.
Completamente edita è l'opera canonistica di L., che consta di repetitiones alle Decretali di Gregorio IX, fra le quali ha avuto grande diffusione, in particolare, la Repetitio al c. Quoniam contra, tit. de probationibus (c. 11, X, II, 19). Alcune parti della stessa repetitio hanno meritato, con titoli autonomi, edizioni separate; in aggiunta a quanto segnalato da Belloni (pp. 267 s.) va detto che il De positionibus ante iudicem, il De testibus e il De interlocutionibus et appellationibus sono editi anche in Oceanus iuris, IX, Lugduni 1535, rispettivamente alle cc. 196vb-197rb, 201ra-209vb e 213rb-221ra; il secondo, poi, è anche nel XVII tomo (Venezia 1550, cc. 263ra-272vb) della rara raccolta di Tractatus, realizzata da diversi editori tra il 1548 e il 1550 e conservata nella Biblioteca F. Calasso dell'istituto di storia del diritto italiano dell'Università "La Sapienza" di Roma. Sono note anche le edizioni di tre repetitiones alle Clementinae: la repetitio in c. Saepe contingit, tit. de verborum significatione (c. 2, Clem., V, 11), la repetitio in c. Dispendiosam, tit. de iudicis (c. 2, Clem., II, 1), e la Repetitio in tit. de causa possessionis et proprietatis (Clem. II, 3; per le edizioni cfr. Belloni, pp. 268 s.).
Quanto, infine, ai trattati sotto il nome di Practica iudiciaria sono andate a stampa, in realtà, nuovamente le repetitiones al già ricordato capitolo Quoniam contra delle Decretali di Gregorio IX e al capitolo Saepe delle Clementinae, mentre del tutto originali sono i menzionati De arbitrio (De arbitris) e De interpretatione statutorum, anch'essi editi in numerose occasioni (cfr. Belloni, p. 269).
Si segnala, infine, la presenza di Quaestiones di L. nel citato manoscritto Vat. lat. 10726.
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