I legami tra Turchia e Unione Europea risalgono agli anni Sessanta, poco dopo la creazione della Comunità Economica Europea (Cee). Già nel 1963, infatti, la Turchia firmò un accordo di associazione con la Cee per l’istituzione graduale di un’unione doganale, poi stabilita nel 1995. Tuttavia, durante gli anni Ottanta le relazioni si raffreddarono a causa del colpo di stato del settembre del 1980 e del perdurare del contenzioso territoriale con la Repubblica di Cipro.
In seguito, nel 1987 la Turchia fece domanda di adesione alla Cee, ma il processo di adesione si è rivelato piuttosto lento. Solo dal 1999 il paese ha lo status di candidato e, tra il 1999 e il 2004, la Turchia ha portato avanti riforme di rilievo per il raggiungimento dei criteri di Copenaghen (i requisiti necessari per l’ammissione), e in particolare il criterio volto ad assicurare la stabilità delle istituzioni, lo stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e delle minoranze.
Nel 2005 sono stati avviati i negoziati per l’adesione che vertono sugli aspetti della legislazione comunitaria cui la Turchia deve allinearsi. Essi tuttavia rimangono in parte bloccati per la mancata attuazione da parte della Turchia del Protocollo di Ankara, in base al quale essa dovrebbe garantire l’accesso ai prodotti provenienti dalla Repubblica di Cipro. Inoltre, essi sono in parte bloccati anche da Francia, Austria, Germania e Cipro. In effetti, Germania e Francia sono contrarie all’adesione di un paese che dovrebbe nel tempo diventare il più popoloso d’Europa, e quindi potrebbe avere più peso politico delle medesime. Tradizionali e principali sostenitori dell’allargamento alla Turchia restano invece Italia, Spagna, Regno Unito e Svezia. Le diffuse ritrosie che l’ingresso della Turchia nell’Eu ancora incontra tra i suoi membri risultano tuttavia evidenti dalla circostanza che, dei 35 capitoli di cui si compone il negoziato d’adesione, solo 13 siano stati effettivamente aperti e uno soltanto (relativo a scienza e ricerca) già chiuso.
In generale, il percorso di avvicinamento della Turchia all’Unione sembra dunque scontare un ‘doppio affaticamento’ frutto, da un lato, delle difficoltà interne all’Eu nell’affrontare un nuovo allargamento dopo quelli del 2004 e 2009 (che hanno accolto dodici nuovi membri) e, dall’altro, di un processo di riforme interno alla Turchia, che rallenta proporzionalmente alle difficoltà del dialogo con Bruxelles. Che gli ostacoli posti da alcuni membri dell’Unione all’ingresso della Turchia in Europa vengano percepiti, nel paese, come pregiudiziali e che, di conseguenza, stiano avendo un effetto negativo sul sostegno dell’opinione pubblica turca all’ingresso nell’Eu è ampiamente dimostrato dalle percentuali di sostegno al processo di integrazione europea della popolazione, calato vistosamente negli ultimi anni (dal 65% del 2002 al 38% del 2010).
I tentativi di proporre alla Turchia una partnership privilegiata in luogo della piena membership - provenienti principalmente dall’asse franco-tedesco - sono stati fermamente rigettati da Ankara, che non contempla altra alternativa rispetto alla piena partecipazione all’Unione.