Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Accanto alla storia delle discipline fisico-matematiche, che fanno della rivoluzione scientifica del Seicento il momento cruciale del progresso del pensiero umano, nel Settecento la nascita di nuove scienze (chimica e geologia in particolare) si accompagna puntualmente al sorgere di studi storici che ne illustrano gli antecedenti.
Premessa
Il tentativo di ricostruire le vicende di una determinata disciplina scientifica per segnare i progressi compiuti, per legittimare con il richiamo alla tradizione il lavoro di un singolo scienziato, o viceversa per sottolineare la portata innovativa di nuove teorie e pratiche scientifiche, ha accompagnato lo sviluppo della scienza occidentale.
Gli storici della matematica, ad esempio, fanno risalire la loro disciplina a Eudemo di Rodi, un allievo di Aristotele che compose una storia della geometria e dell’astronomia, andata poi perduta.
Nella tradizione greco-latina, in quella musulmana e fino a tutto il Rinascimento, la dossografia, in forma di raccolta di notizie erudite su precedenti osservazioni, teorie o contributi di singoli autori a un determinato campo di ricerche, spesso ornava le introduzioni a opere di astronomia e fisica, botanica e medicina.
Storia e biografia
Le accademie scientifiche sorte nel Seicento conoscono un notevole impulso nel corso di tutto il Settecento, anche se in alcuni casi – come per esempio la Royal Society di Londra – il livello di eccellenza scientifica delle origini viene affievolendosi. Alle “storie” delle varie istituzioni viene affidato il compito di sottolineare i meriti che queste si sono conquistate ed elencare i benefici arrecati al principe e alla società. Inoltre in molte accademie la scomparsa di un membro è commemorata con un necrologio volto ad esaltare il contributo del defunto al progresso delle conoscenze umane. Con Bernard Le Bovier de Fontenelle, segretario della Académie des Sciences dal 1697 al 1739, la storia dei singoli scienziati entra a far parte di un più vasto dibattito culturale e sociale. I suoi elogi esaltano la superiorità dei moderni sugli antichi: se nel campo delle lettere e delle arti i moderni possono solo sperare di riuscire a imitare il livello di perfezione raggiunto nell’antichità classica, nel campo delle scienze essi sopravanzano di gran lunga i maestri del passato. Al tempo stesso Fontenelle propone l’immagine dello scienziato come uomo dedito al benessere dei suoi concittadini, modesto e diligente servitore della verità.
Grazie anche ai suoi scritti, oltre che alle classiche biografie di scienziati come Robert Boyle e Isaac Newton, nel Settecento l’elogio e la narrazione della vita dei protagonisti della rivoluzione scientifica inaugurano uno stile letterario e apologetico destinato a grande e duratura fortuna. La biografia scientifica diviene strumento principe nella propaganda delle valenze ideologiche e sociali della nuova scienza, spesso anche al prezzo di occultare quegli aspetti della carriera dello scienziato – per esempio, gli interessi alchemici e astrologici o le convinzioni teologiche e filosofiche che permeano molte teorie – che mal si adattano alla celebrazione del progresso scientifico. Nel 1737 l’erezione del monumento a Galileo nella basilica di Santa Croce a Firenze consacra la figura dello scienziato come martire della verità.
Storia della scienza e del progresso umano
Nel Settecento le interpretazioni della cosiddetta rivoluzione scientifica del XVII secolo fanno della storia della scienza, intesa quasi esclusivamente come storia delle discipline fisicomatematiche, l’illustrazione più compiuta del progresso del pensiero umano. Per complesse ragioni di ordine sociale e culturale ben illustrate da una lunga tradizione di studi di storia della filosofia, della scienza e della cultura moderna, la stagione aperta dalle novità celesti annunciate da Galileo e culminata con la pubblicazione dei Principia di Newton viene vista come un momento di svolta per la storia occidentale, quando a dispetto delle persecuzioni e delle censure vengono poste le basi per un rinnovamento del sapere in generale e della filosofia in particolare. Ai risultati delle scienze fisico-matematiche, secondo questa interpretazione, spetta il titolo di verità universali e necessarie contro l’arbitrarietà delle concezioni metafisiche e teologiche tradizionali. Alla riflessione filosofica è assegnato il compito di enunciare i principi generali di ordine gnoseologico che hanno reso possibile il processo di accumulazione delle conoscenze, alla storia della scienza quello di illustrare le tappe più significative di questo processo.
Un progetto organico di storia filosofica della scienza viene formulato per la prima volta nei circoli illuministici francesi intorno alla metà del XVIII secolo. Ispirandosi a Etienne Bonnot de Condillac e a John Locke, Anne-Robert-Jacques Turgot (1750) e Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert (1751) cercano di ricostruire la storia naturale dello sviluppo della mente umana, stabilendo a priori le tappe della “generazione metafisica di tutte le nostre conoscenze”: le tre tappe fondamentali della “marcia” dello spirito umano sono rispettivamente caratterizzate dal predominio della memoria, poi dell’immaginazione e infine della ragione. È dunque grazie a un rigoroso controllo delle ipotesi, a un linguaggio ispirato agli insegnamenti di Condillac e alla sperimentazione, che la ragione umana mostra tutte le sue potenzialità di conoscenza e di dominio della natura. Lo sviluppo storico delle conoscenze non segue tuttavia l’ordine logico, in quanto l’attività umana subisce i condizionamenti dei bisogni momentanei e deve superare le resistenze delle superstizioni e della metafisica: ciò comporta la necessità del ricorso alla storia, per verificare i modi e i tempi con cui l’ordine logico si è esplicitato.
L’attenzione dello storico-filosofo si concentra soprattutto sulle scienze fisico-matematiche: la geometria, l’astronomia e la meccanica, nel loro sviluppo storico, illustrano meglio di ogni altra impresa conoscitiva il progressivo maturare delle facoltà umane. In effetti sia Turgot sia d’Alembert sono convinti che solo queste scienze siano capaci di progressi illimitati.
Le tesi di d’Alembert vengono poi riprese da Condorcet nel suo fortunatissimo Abbozzo di un quadro storico dei progressi dello spirito umano, composto in carcere e pubblicato nel 1795.
Storie filosofiche della scienza
Alle tesi dei philosophes fa riferimento Jean-Etienne Montucla, che nel 1758 pubblica la sua Histoire des mathématiques, un’opera che eserciterà una notevole influenza per tutta la prima metà del secolo successivo grazie anche alla poderosa erudizione dispiegata nella trattazione. Il modello di histoire raisonnée propugnato dai philosophes ispira, tra le altre, la premessa storica alla fortunata Astronomie di Joseph-Jérôme Lalande (1764), la storia dell’astronomia di Pierre Simon de Laplace, abbozzata per grandi linee nella conclusione al suo Exposition du système du monde (1796) e quella di Adam Smith, pubblicata postuma nel 1795, che pure dissente dal modello tratteggiato da d’Alembert, nel sottolineare il ruolo dell’immaginazione nel progresso delle conoscenze.
Non tutti sono d’accordo con la fiducia dei philosophes in uno sviluppo lineare delle conoscenze fisico-matematiche, una volta che la ragione si è liberata dei vincoli della superstizione e della metafisica. Nella sua Histoire de l’astronomie ancienne (1775) Jean Sylvain Bailly propugna una visione ciclica del mutare delle conoscenze e ammonisce che il progresso è sempre osteggiato dall’ignoranza, purtroppo destinata prima o poi a prevalere; gli esseri umani sono così condannati a dover scoprire nuovamente ciò che antiche civiltà già sapevano. Nel 1787 Bailly pubblica un Traité d’astronomie indienne et orientale, in cui esalta le conquiste della scienza pregreca.
Nuove scienze e nuove storie
Il primato indiscusso delle scienze fisico-matematiche nella riflessione filosofica sulla scienza destinato a perdurare per almeno due secoli – e la storiografia che a questo convincimento si ispira – trovano già nel Settecento le prime caute smentite. Il proliferare di studi e memorie sull’elettricità convincono il teologo e scienziato Joseph Priestley a disporre in ordine cronologico gli esperimenti tentati e le teorie proposte in The history and present state of electricity (1767). Nel 1772 il successo dell’opera convince poi Priestley ad allargare l’orizzonte delle sue panoramiche sulla scienza alla storia della visione, della luce e del colore.
Verso la fine del Settecento, soprattutto in ambito tedesco e svedese, i rivolgimenti che avevano caratterizzato la chimica dal Rinascimento alla seconda metà del secolo vengono analizzati in storie specialistiche. Nella sua Geschichte des Wachstums und der Erfindungen in der Chimie in der neureren Zeit (1790-1791) e nel terzo volume dell’opera, pubblicato nel 1792, J.C. Wiegleb riprende scritti del chimico svedese Torbern Bergman e sottolinea il ruolo dell’alchimia nel perfezionamento delle pratiche sperimentali e degli strumenti che avevano permesso la nascita della chimica moderna.
Infine il crescente interesse per le scienze della Terra – che si sviluppa parallelamente all’intenso sfruttamento delle risorse minerarie a partire dagli ultimi decenni del secolo – e i vivaci dibattiti tra teorie rivali stimolano la pubblicazione di storie della geologia quali l’idiosincratica Théorie de la Terre di Jean-Claude de La Métherie (1795), un tentativo di dimostrare come le dottrine dell’autore costituiscano il punto d’arrivo, ovviamente il più alto, degli studi sulla costituzione del globo terrestre.