La noire de…
(Senegal/Francia 1966, bianco e nero, 65m); regia: Ousmane Sembène; produzione: André Zvoboda per Filmi Doomirev/Les Actualités Françaises; sceneggiatura: Ousmane Sembène, dal suo racconto omonimo; fotografia: Christian Lacoste; montaggio: André Gaudier.
Una nave da crociera attracca in un porto della Costa Azzurra. Tra i viaggiatori c'è Diouana, giovane donna senegalese chiamata da una coppia di bianchi a lavorare nella loro residenza francese. Per Diouana il cambiamento è drammatico; si trova costretta a trascorrere le giornate nelle stanze della nuova abitazione, come serva, senza avere contatti con altre persone e tempo libero per andare alla scoperta della città. A Dakar, la signora bianca l'aveva contattata nella piazza dove si radunano le donne in cerca di lavoro, proponendole quindi di trasferirsi ad Antibes. Ma una volta in Francia, Diouana si scontra subito con una realtà opprimente e inattesa. I rapporti con marito e moglie, e poi con i loro figli tornati dalle vacanze, peggiorano di giorno in giorno. Diouana, trattata dagli amici della coppia come un oggetto esotico, si rifugia nel silenzio e nel ricordo dei giorni felici a Dakar: rievoca l'amicizia con un bambino che gioca con una maschera tradizionale, la storia d'amore con un coetaneo, la gioia alla notizia della partenza per la Francia. Disperata, smette di lavorare, si rinchiude nella sua piccola camera, riordina le poche cose nella valigia, poi si suicida nella vasca da bagno tagliandosi le vene. Una breve notizia su un quotidiano locale ne annuncia la morte. Rientrato a Dakar, il signore bianco va a cercare la madre di Diouana, portandole la valigia della figlia e offrendole del denaro, che la donna rifiuta. L'uomo si allontana, seguito e osservato dal bambino che indossa la maschera.
Per La noire de..., considerato il primo lungometraggio della storia del cinema dell'Africa sub-sahariana, Ousmane Sembène si è basato su una doppia fonte d'ispirazione: un fatto di cronaca del 1958 pubblicato sul quotidiano francese "Nice-Matin" e il suo stesso breve racconto omonimo inserito nel volume del 1961 Voltaïque. Un episodio legato alla colonizzazione e alle sue conseguenze diventa, nello sguardo di Sembène, una tragedia dell'incomunicabilità, intima e minimale, un 'atto unico' che ha per set un'abitazione di Antibes, luogo di claustrofobia e morte, e le strade di Dakar, dove nel vivere quotidiano si intrecciano la tradizione e le spinte al cambiamento politico e sociale, l'attesa e il desiderio della partenza verso l'Europa. La noire de... è l'evidente continuazione di Borom sarret (Il carrettiere, 1963), il cortometraggio d'esordio di Sembène, nel quale il cineasta ‒ che aveva scelto il cinema, dopo l'esperienza letteraria come romanziere, per comunicare più ampiamente con il proprio popolo, in buona parte analfabeta ‒ descriveva la difficile giornata lavorativa di un carrettiere attraverso i quartieri della capitale senegalese. Borom sarret e La noire de... compongono un dittico sull'impossibilità di sfuggire alla propria condizione sociale, narrano la disperazione espansa dei personaggi (che in Borom sarret assume anche lievi toni umoristici), documentano gli spazi urbani nelle loro diversità con respiro al tempo stesso neorealista e Nouvelle vague.
Sembène lavora sul dettaglio, costruisce partiture visive dove in ogni inquadratura si depositano accenni di situazioni, gesti della quotidianità che raramente troveranno ulteriore sviluppo. Bisogna saperli cogliere nella loro monumentalità di un attimo, come una moltitudine di indizi necessaria a formare un quadro denso di elementi. Fin dall'inizio, con l'arrivo della nave nel porto, La noire de... aderisce a questa struttura, che potrebbe sembrare didascalica nella sua semplicità narrativa. È invece la forma più adatta per esprimere in immagini la visione della protagonista e la mentalità schematica della coppia francese. Sembène traduce in inquadrature rigorose e essenziali il pensiero e lo sguardo della giovane donna analfabeta, come se si trattasse ‒ per le frasi brevi unite da un montaggio per stacchi netti ‒ di una lunga poesia che assume il senso di racconto. Il viaggio in auto, dal porto all'abitazione, è costituito da brevi soggettive della protagonista, che vede dal finestrino il mare, i viali alberati, le colline, le case dei quartieri ricchi. Il film diventa così il suo sguardo, che seziona in rapidi stacchi la composizione dell'appartamento, come una vera e propria autopsia di uno spazio, e che si libera in un movimento più dolce nei due lunghi flashback che ci portano a Dakar. Le inquadrature di La noire de... visualizzano i pensieri della donna, il suo rapporto con un ambiente che sempre più immobilizza la mente e il corpo, fino al suicidio. Sembène concentra la tragedia in poche inquadrature ed elementi (l'accappatoio appeso, il cadavere di Diouana nella vasca, il rasoio insanguinato sul pavimento) e la contrappunta, con un'oggettività straziante, con la breve scena di personaggi anonimi che si riposano su una spiaggia, ignari e indifferenti a quanto accaduto.
La testimonianza documentaria si affaccia sempre nella struttura della finzione, come si nota nell'apertura del film con l'arrivo della nave, l'entrata nel porto, gli operai al lavoro. Sono sequenze che posseggono inoltre un valore aggiunto, fanno tornare alla memoria un istante della biografia di Sembène, una delle sue molteplici esperienze lavorative che lo vide, prima di diventare scrittore e regista, fare anche il magazziniere e l'operaio a Marsiglia. La maschera indossata dal bambino, regalata da Diouana ai padroni bianchi che la appendono a un muro, poi ripresa dalla donna, riportata alla sua morte a Dakar dall'uomo e lì nuovamente tornata nelle mani del ragazzino, è invece il segno muto che osserva il compiersi della tragedia e che, nella scena finale, insegue e perseguita il bianco, accusandolo del crimine. La noire de..., costante punto di riferimento per il cinema africano, alla sua uscita ha ottenuto due importanti riconoscimenti: il Tanit d'or alla prima edizione delle Journées Cinématographiques de Carthage, il festival biennale di Tunisi, e il premio per il miglior regista africano di lungometraggio al Festival Mondial des Arts Nègres di Dakar. Nel film, Sembène si ritaglia un piccolo ruolo: è il maestro della scuola popolare a Dakar.
Interpreti e personaggi: Mbissine Thérèse Diop (Diouana), Anne-Marie Jelinek (Madame), Momar Nar Sene (ragazzo di Diouana), Robert Fontaine (Monsieur), Bernard Delbard, Nicole Donati, Raymond Lemery, Suzanne Lemery (invitati), Ibrahima Boy (bambino con la maschera), Philippe, Sophie, Damien (figli della coppia), Ousmane Sembène (maestro).
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