Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
L’abbigliamento subisce cambiamenti veloci, favoriti dall’evoluzione tecnologica e dall’interesse di strati più ampi della popolazione ai mutamenti della moda, ma anche dalla scomparsa della legislazione suntuaria e dal minor potere delle corporazioni che consente una maggiore creatività individuale. Francia e Inghilterra sono i centri delle nuove invenzioni, nasce la stampa di moda e l’abbigliamento femminile muta rapidamente.
La diffusione della moda
Nel corso del secolo gli sviluppi tecnici nelle diverse fasi della produzione tessile rendono più economica la realizzazione dei tessuti, in particolare seta, consentendo un diffuso ricambio dei guardaroba. Oltre alle migliorie tecniche apportate ai telai, lo sviluppo delle stoffe di seta è determinato anche dal coinvolgimento da parte dei tessitori di disegnatori formatisi in studi di pittori. In Francia questa collaborazione di artisti e tecnici consente di rinnovare ogni anno i disegni dei tessuti, mettendo a riparo i produttori francesi dalle imitazioni che le loro stoffe subivano in tutta Europa.
Leggi suntuarie
Il costume e le abitudini sociali sono governate attraverso le leggi suntuarie, che sono diverse per luoghi ed epoche in quanto ogni comunità ne emana di proprie. In generale a motivare l’emanazione di tali leggi interviene la volontà di riservare determinati tessuti, ornamenti, materiali e fogge agli strati superiori della società, anche qui con notevoli differenze in base al rango ricoperto. Inoltre questo tipo di leggi serve a segnalare strati particolari della popolazione, come ebrei e prostitute, e a impedire le spese superflue derivate dall’acquisto di prodotti costosi provenienti dall’estero.
Emanate con minor frequenza nel corso del Settecento, le leggi suntuarie vengono poi abolite durante la Rivoluzione francese.
Anche le corporazioni, espressione di realtà locali, godono di privilegi diversi. Oltre a garantire ai prodotti d’abbigliamento un’esecuzione a regola d’arte, le corporazioni limitano infatti il mondo della produzione e se impediscono agli iscritti di invadere i campi che spettano ad altre arti, controllano anche che i non iscritti all’arte realizzino abiti loro riservati. Queste forme di controllo della produzione, nel corso della Rivoluzione francese saranno poi abolite con la soppressione delle corporazioni stesse.
Il veloce mutamento delle mode, grazie alla scomparsa delle leggi suntuarie, coinvolge strati sociali sempre più ampi rispetto al passato e richiede lo sviluppo di tecniche nuove per una diffusione più rapida ed efficace.
Nella prima metà del secolo la diffusione dei nuovi modelli francesi è ancora affidata a manichini, destinati a una clientela elitaria e vestiti sia con l’abito ufficiale, sia con l’abbigliamento informale indossato alla corte di Francia. Prodotti dai negozianti parigini, questi costosi e fragili manichini sono inviati nelle principali corti europee ed è a partire dalla metà del secolo che vengono sostituiti con incisioni di moda prima e con la stampa periodica poi.
Presenti fin dal XVI secolo, le incisioni di moda rappresentavano abiti del passato o del presente, che documentavano il modo di vestire di altri Paesi, senza per questo voler influenzare l’abito di chi le osservava. A partire dalla metà del Settecento, invece, si sviluppano incisioni che illustrano il presente e le nuove idee per il futuro dell’abbigliamento, diffuse proprio con lo scopo di influenzare le scelte degli abiti di chi le osserva. Da questa esperienza, con il Cabinet des modes (1785), nasce la stampa periodica di moda.
La moda europea e l’influenza di Francia e Gran Bretagna
Gli sviluppi della moda parigina influenzano profondamente il modo di vestire europeo e, se nel corso del Settecento, la Gran Bretagna diventa il modello per un abbigliamento meno formale, è solo la rielaborazione parigina delle fogge inglesi che le pone all’attenzione europea. Soltanto sul finire del secolo e limitatamente all’abbigliamento maschile – reso irresistibile agli occhi della società elegante europea dai dandy britannici – la Gran Bretagna prende il sopravvento sulla moda francese, tanto che gli stessi uomini francesi si adeguano alle tendenze londinesi.
La Francia primeggia nella produzione dei manufatti più costosi ed elaborati, come i tessuti di seta e i pizzi, proponendo un abbigliamento riccamente elaborato e realizzato per far risaltare il disegno del tessuto o la varietà delle decorazioni. La Gran Bretagna produce invece tessuti più semplici e offre un abbigliamento apparentemente più sobrio, ma in realtà estremamente ricercato dal punto di vista della tecnica sartoriale.
Nel Settecento si diffonde tra le élite l’adeguamento dell’abbigliamento alle stagioni, mediante l’uso di tessuti più o meno leggeri. La forma degli abiti muta lentamente, ma i rapidi cambiamenti di colori, tessuti, decorazioni e accessori rendono obsoleti i vestiti non aggiornati agli ultimi sviluppi. Dal punto di vista dei mutamenti delle fogge, per entrambi i sessi, il Settecento si può dividere in tre periodi: i primi due decenni sono ancora sotto l’influenza dell’abbigliamento barocco; si afferma poi il gusto rococò che domina il secolo fino alla Rivoluzione francese; infine, in concomitanza con l’affermarsi del neoclassicismo, si diffonde una moda più semplice.
L’abbigliamento maschile e femminile
L’uomo resta fedele all’abito in tre pezzi introdotto nel Seicento, composto da marsina, sottomarsina e calzoni. Indossato da tutte le classi sociali, le distinzioni di rango emergono solo dalla ricchezza del tessuto e dall’aggiornamento dell’abito alle ultime mode. Così nel corso del Settecento al completo vengono apportate varie modifiche. Fino al 1730 la marsina scende dritta sul davanti, le maniche si allargano verso il polso e terminano con un ampio risvolto, mentre la sottomarsina è di poco più corta e gli ampi calzoni sono quasi nascosti; i tessuti utilizzati sono ancora pesanti, come velluti, damaschi e broccati. Successivamente le falde della marsina iniziano a scostarsi verso i fianchi, la sottomarsina tende ad accorciarsi trasformandosi in gilet, mentre i calzoni diventano più attillati e vengono allacciati sotto al ginocchio. La silhouette maschile si alleggerisce, divenendo più longilinea, e le pesanti parrucche vengono sostituite da modelli più piccoli, con i capelli aderenti al capo e raccolti alla nuca in un sacchetto o legati da un nastro. Nella seconda metà del secolo accanto alle sete più leggere si affermano poi le stoffe di lana. Nell’abbigliamento alla moda si radicalizza allora la contrapposizione tra l’abito formale in stoffa di seta e quello informale in tessuti di lana. Dal guardaroba dei lavoratori il frac entra in quelli eleganti: realizzato inizialmente in panno di lana e portato prima come abito da campagna, dal 1780 il frac viene indossato ovunque salvo che a corte. È la prevalenza dei tessuti semplici a mettere in risalto il valore del sarto che, attraverso l’eccellenza del taglio e la perizia dell’esecuzione, determina ora le distinzioni di rango.
Nel Settecento l’abbigliamento femminile inizia a cambiare più rapidamente rispetto a quello maschile. Anche per le donne gli elementi dell’abbigliamento sono gli stessi per le diverse classi sociali, la diversità di rango è indicata dalla quantità di abiti posseduti e dalla qualità dei materiali con cui sono eseguiti.
I primi trent’anni del secolo vedono la donna vestita prevalentemente con gonna e corpetto. Quest’ultimo copre petto e vita ed è spesso steccato con ossi di balena, per mantenere rigido il busto, mentre la gonna a pieghe è portata su sottane che ne aumentano il volume. A questo scopo, attorno al 1710, in Inghilterra si inventa una gabbia di forma conica, formata da anelli di canna legati tra loro. All’aristocrazia delle corti, per le occasioni formali, è riservato l’uso del grand habit, realizzato con costosi e pesanti tessuti di seta, nel quale la gonna viene poggiata su sottostrutture che amplificano i fianchi. Gli altri tipi di abiti interi rappresentano invece una novità e, anche a causa del loro alto prezzo, sono ancora limitati ai guardaroba delle dame appartenenti all’alta aristocrazia. Si tratta della robe à la française e della robe à l’anglaise che, introdotte all’inizio del Settecento, dalla metà del secolo non mancano in nessun guardaroba elegante. Da questa data anche le dame iniziano a distinguere gli abiti formali e informali, ricercando un abbigliamento più semplice: la robe à la française è limitata a occasioni formali, mentre quella à l’anglaise resta informale. L’ampiezza della gonna tende a raccogliersi sui fianchi e sul dietro, per esser bilanciata sul davanti da fazzoletti che rendono più prominente il petto, mentre le piccole pettinature di moda fino agli anni Sessanta vengono sostituite da troneggianti acconciature e grandi copricapi. Il gusto per la vita all’aria aperta, inoltre, porta all’introduzione di abiti più semplici – in alcuni casi mutuati dal guardaroba maschile – realizzati in tessuti più leggeri di cotone e spesso stampati a vivaci colori. Infine intorno al 1780 nell’abbigliamento femminile viene introdotta la candida chemise à la reine, prototipo dell’abbigliamento neoclassico.