La genesi e lo sviluppo della civilta greca. Beozia
di Vassilis Aravantinos
Regione della Grecia centrale (gr. Boιωτία; lat. Boeotia), delimitata dall’Attica a sud, dal golfo euboico a nord e a est, dalla Locride e dalla Focide a nord e a ovest, dal golfo corinzio a sud-ovest. I confini dell’antica Beozia coincidono all’incirca con quelli dell’attuale regione, ma anticamente essa comprese, in alcuni periodi, l’area della Locride orientale e le coste del golfo euboico da Oropos ad Alai, mentre a occidente era delimitata da una linea che passava tra Cheronea e Panopeo e raggiungeva il golfo corinzio tra Korsies e Vouli. Anche se bagnata da tre mari (Strab., IX, 2, 2) e ricca di porti sul golfo euboico (Delion, Aulide, Anthedona, Larymna, Alai) e sul golfo corinzio (Creusi, Tiphes, Korsies), la Beozia non è mai stata una grande potenza navale, ma è rimasta sostanzialmente una regione agricola. Ha sempre rappresentato invece un nodo stradale molto importante, necessario per le comunicazioni dell’intera area settentrionale della Grecia con il Peloponneso e con il mezzogiorno greco, ma anche dell’Egeo con la Grecia occidentale e con l’Adriatico.
La posizione geografica e la formazione geofisica della Beozia influirono in modo determinante nella distribuzione e nello sviluppo degli abitati nel suo territorio. Gli insediamenti più importanti, quelli che generalmente tendono a durare nel tempo, si trovano in località spesso fortificate che controllano importanti passaggi, collocate lungo la costa o le sponde di laghi. Le grotte di Seidì e della Torre ad Aliarto sono abitate in età paleolitica, come anche la Grotta del Saraceno nella Copaide nord-orientale, nota principalmente per la ricchezza dei suoi reperti neolitici. Fra le trenta località neolitiche della Beozia si distinguono Orchomenos, Cheronea, Eutresis, Tespie e Alai. Nel periodo successivo, quello della prima età del Bronzo, la Beozia è densamente abitata e intesse rapporti con tutte le zone confinanti, soprattutto con l’Egeo.
I grandi cambiamenti che accompagnano l’uso dei metalli e l’introduzione di nuove colture hanno come risultato il repentino sviluppo delle arti, la crescita del livello di vita e della popolazione anche con la fondazione di importanti centri a Tebe, a Orchomenos, a Eutresis, a Lithares e in altre zone della Beozia orientale e della Locride. Gli stessi importanti centri sopravvivono anche nel corso della maggior parte della media età del Bronzo (1900-1600 a.C.) che durante i primi due secoli è caratterizzata, a differenza di Creta e dell’Egeo, da un ristagno economico e politico. Soltanto intorno alla fine del periodo a Tebe, a Orchomenos e nell’area dell’Aulide si rivelano quei radicali cambiamenti che conducono la Grecia continentale verso la cultura delle tombe a fossa di Micene. Le stirpi pre-elleniche che abitavano la Beozia, i Lelegi, gli Aones, i Temmikes e gli Iantes erano state soppiantate o sottomesse già dall’inizio del periodo mesoelladico da altre stirpi ellenofone, dai costruttori delle acropoli fortificate micenee (Tebe, Gla), dei palazzi (Tebe, Orchomenos), delle monumentali tombe a tholos (Tesoro di Minia a Orchomenos) e delle grandi opere di drenaggio nel lago Copaide. Opere di fortificazione intorno allo stesso lago indicano che il contrasto tra le due principali città beotiche, che domina l’epoca storica, aveva le sue radici profonde nel II millennio.
Durante il periodo palaziale miceneo (1400-1200 a.C.) la Beozia, con poli principali Orchomenos e Tebe e con decine di altre località più o meno importanti, conosce una grande prosperità; ne sono testimonianza la costruzione di grandi opere, i rapporti internazionali e il livello eccezionalmente alto delle arti, che rispecchiano la potenza politica ed economica dei suoi principali centri amministrativi. L’influenza di Tebe, secondo le testimonianze di alcuni testi in lineare B dalla Cadmea, giungeva fino ad Amarynthos e a Karystos nell’Eubea. La decadenza dei centri palaziali e di quelli secondari che caratterizza il XII sec. a.C., si manifesta in Beozia dopo la spedizione dei Sette e degli Epigoni, che conosciamo dal mito, e forse dopo la guerra troiana. A quest’ultima impresa, che prende le mosse dall’Aulide, i Beoti partecipano, secondo il Catalogo delle Navi (Il., II, 494 ss.), con forti contingenti di truppe provenienti da 31 città. Molte di esse sono state individuate e solo per pochissime resta incerta l’identificazione. I cosiddetti “secoli bui” (XI-IX sec. a.C.) sono successivi alla leggendaria discesa dei Beoti dalla Tessaglia e comunque allo spostamento di genti nel vuoto lasciato dalla caduta della civiltà micenea.
In questo periodo, attorno alla fine del IX sec. a.C., si erano formate molte città, tra di esse Orchomenos, Tebe, Tespie, Coroneia, Aliartos, Platea e Tanagra. Altre, come Ascra, Cheronea, Akraiphia e Eleona, Arma, Mikalissos rimasero piccoli villaggi indipendenti nelle loro aree, costituendo il pomo della discordia tra i loro vicini più forti. L’arte del periodo geometrico, influenzata dalle regioni vicine alla Beozia, contiene molti temi dell’epica omerica, mentre la vita economica e sociale si riflette nella poesia di Esiodo. La stessa Beozia durante il periodo geometrico e arcaico appare uno dei centri artistici della Grecia. La ceramica geometrica di Tebe, di Akraiphia, di Orchomenos, di Vranezi, di Mikalissos (Ritsona) e di Paralimni rappresenta quasi la nostra unica fonte per l’arte dell’epoca. Il periodo arcaico è documentato in modo soddisfacente da scavi di necropoli molto estese (Akraiphia, Tanagra, Ritsona, Tebe, Tespie, Alai, Kephissos nel villaggio di Akontio) e di santuari molto importanti (quelli di Apollo Ptoo, dell’eroe Ptoo a Kastraki, dei Cabiri, di Coroneia, di Poseidone a Onchesto, di Atena a Alai e ad Aliarto). Dai santuari e dalle loro stipi provengono eccellenti opere scultoree (kouroi dallo Ptoon), altri preziosi anathemata e anche numeroso materiale epigrafico. Accanto agli oggetti di produzione locale appare una gran quantità di oggetti di importazione da molte aree del mondo greco, specie da Corinto e dall’Attica, testimoniando l’esistenza di stretti rapporti commerciali e culturali. La fondazione, intorno al 520 a.C., della lega delle città beotiche, secondo i modelli delle associazioni religiose dell’epoca e della Lega peloponnesiaca, avente come centri i famosi santuari beotici dell’Itonio e di Onchestos, concretizzò per la prima volta nella storia greca l’idea di uno stato confederato. Le conseguenze della fondazione della Lega beotica, nella quale fu compresa a poco a poco la quasi totalità delle città beotiche, divennero evidenti nei secoli successivi. In contrasto con la povertà e la frammentarietà dei resti architettonici di età geometrica e arcaica, la Beozia presenta una fitta rete di abitati (città, villaggi, paesi), di santuari e di opere pubbliche (opere portuali o di fortificazioni, ponti, heroa), che si datano a epoca classica, ellenistica e romana. Nonostante i numerosi scavi eseguiti in Beozia dalla fine del secolo scorso, manca finora un’indagine sistematica degli abitati antichi, specie delle città più importanti (Tebe, Livadià, Orchomenos). In maniera forse più completa sono stati indagati alcuni santuari (Kabeirion, Ptoon, Aulide, Vallata delle Muse, Amphiareion), le necropoli di decine di abitati, nonché le sepolture collettive dei Tespiesi (Delion, 424 a.C.), dei Tebani e dei Macedoni (Cheronea, 338 a.C.). Le città e i santuari della Beozia postclassica sono noti dalle descrizioni di Pausania e, in misura minore, di Strabone e di Plutarco, che si riferiscono comunque alla situazione durante il periodo romano imperiale.
Durante l’età romana le guerre continue e i saccheggi delle città e della campagna nonché lo scioglimento della Lega beotica prima della battaglia di Pidna avevano cambiato i rapporti tra le città della Beozia e spopolato la campagna nel vero senso della parola. Gli antichi scrittori citati sottolineano che ai loro tempi solo due città, in Beozia, erano degne di questo nome: quella di Tanagra e quella di Tespie. Questa constatazione non significa che la regione non avesse una attività artistica ed economica anche durante l’età imperiale romana. Appare il contrario dai tentativi pubblici di migliorare le opere di drenaggio della Copaide, dalla quantità di decreti e rilievi votivi nei santuari beotici, dalla commissione di lussuosi sarcofagi attici da parte di clienti di Tebe, Platea e soprattutto di Tespie. Nel contempo si nota la costruzione di bellissimi sepolcri e di terme o di ville agricole a Cheronea, Platea, Tanagra e altrove. Una quantità di monumenti funerari dell’epoca si conserva nei musei di Tebe e di Tanagra.
Concludendo, si deve osservare che la Beozia presenta pochi monumenti degni di essere visitati (la tomba a tholos di Minia, il Leone di Cheronea, la chiesa bizantina di Skripoù a Orchomenos), ma molti siti di interesse scientifico: Cheronea (teatro dell’acropoli); Livadià (castello medievale, tempio ellenistico di Zeus Basileus nell’area del Trophonion, ancora non identificato); Orchomenos (fortificazioni, tempio di Asclepio, teatro, fonti delle Cariti); le Kopes e l’acropoli micenea di Gla; lo Hyettos; i porti di Alai e Larimna; Akraiphia (fortificazioni); le acropoli micenee della Torre di Haghia Marina e di Haghios Ioannis; il Glisaa sullo Hypaton; il tempio di Zeus Hypation sulla montagna; Arma in località Kastri ed Eleona nell’odierno paese di Arma; i porti del golfo euboico, Antedone, Aulide con il santuario di Artemide, Delion (Dilesi) con installazioni portuali; Tanagra (cinta mura-ria, teatro, santuari); nell’altopiano di Dervenochorià le fortezze di Panakton, Oinoe, Eleutere, “alle frontiere dell’Attica con la Beozia”; la vallata dell’Asopo con Platea. Le fortificazioni lungo le coste del golfo corinzio (Creusi, Tiphes, Korsiaì) proteggevano e servivano Thisbe, con le due acropoli fortificate, che controllava un importante passaggio dall’Elicona ad Aliartos e Cheronea, e Tebe, accessibile da ovest attraverso la vallata di Tespie o tramite Eutresis e Leuttra. Una cinta di fortificazioni secondarie e di torri proteggeva Tebe e serviva a imporre il suo controllo, attraverso la Lega beotica, su tutta la Beozia.
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di Angelikì K. Andreiomenou
Città beotica (gr. Ἀκραίφια, Ἀκραίφιον, Ἀκραίφνιον, Ἀκραίφνια, Ἀκραίφιαι) presso l’odierna Akraiphnion, a est del lago Copaide e a sud-ovest del Monte Ptoon (Strab., IX, 2, 26, 34; Paus., IX, 23, 5).
L’acropoli è situata sopra la collina chiamata Vigliza (o Skopià), la cui sommità è coronata dalle fortificazioni di età ellenistica. La città conosce il primo periodo di splendore nel VI sec. a.C., quale centro artistico dove si producono kouroi arcaici e si costruiscono magnifici tripodi di rame che gli abitanti dedicano al santuario dell’eroe eponimo della città, nell’odierno sito di Kastraki. Inoltre, dal 550 al 480 e dal 456 al 446 a.C., la città batte moneta in proprio. A., insieme a Kopai e Cheronea, costituisce una delle 11 divisioni territoriali indipendenti della Lega beotica, alla quale ogni tre anni invia un beotarca. I resti più antichi esistenti sull’acropoli sono costituiti dalle mura, che si datano dopo il 350 a.C. Sulla collina di Skopià, I. Threpsiadis e A.K. Andreiomenou hanno portato alla luce tombe a cassa ricoperte di tegole, risalenti al periodo ellenistico e agli inizi dell’età romana. Nel corso dell’età imperiale, oltre all’agorà, al teatro, alla palestra, ecc., la città possedeva un altare di Zeus Sotèr o Megistos, divinità protettrice di A., un santuario di un eroe Ptoo, un santuario di Dioniso e altri ancora (Paus., IX, 23, 5; IG VII, 2712, 4148). Tra i ritrovamenti più antichi portati alla luce nella zona, significative sono due delibere in onore di Epaminonda, illustre cittadino di A., e la stele, oggi al museo di Tebe, con il discorso pronunciato da Nerone in occasione dei Giochi Istmici svoltisi nel 67 d.C. In questi ultimi anni Andreiomenou ha effettuato scavi presso la zona orientale situata ai piedi dell’acropoli, portando alla luce circa 60 tombe di età ellenistica e romana, simili a quelle rinvenute sulla collina di Skopià. Ha inoltre rinvenuto, dinanzi alla piccola chiesa bizantina di S. Giorgio dove è situato il tempio di Dioniso, un santuario attivo tra la tarda età classica e l’età ellenistica.
La necropoli, scavata a partire dal 1974, ha restituito 2100 tombe, tutte pressoché inviolate. La maggior parte di esse è databile al VI e V sec. a.C., un discreto numero al IV e agli inizi del III, mentre un numero relativamente esiguo è databile al VII sec. a.C. Negli strati più profondi della necropoli sono state rinvenute due tombe in muratura contenenti vasi neolitici; soltanto una di esse può esser fatta risalire al Protogeometrico. Particolarmente significativo è un gruppo di tombe a cassa nelle quali sono stati rinvenuti vasi di stile geometrico medio I attico e di stile sub-protogeometrico II euboico, insieme a piccoli manufatti che costituiscono la prova di rapporti con Corinto. La maggior parte delle sepolture conteneva vari ornamenti di rame, mentre gli ornamenti di ferro erano in numero minore. Infine, sono state datate alla metà dell’VIII sec. a.C. altre due sepolture contenenti anch’esse interessanti ornamenti di rame.
Questi ricchi reperti hanno dimostrato che i Dori si stabilirono nella regione almeno un secolo prima di quando si era soliti ritenere e hanno illuminato la storia remota di tutta la regione abitata dai Beoti, finora poco conosciuta. Gli ornamenti di rame, caratterizzati da una peculiare tecnica e da un comune stile decorativo, dimostrano che intorno alla seconda metà del IX sec. a.C. esisteva un’officina locale che produceva tali ornamenti e che continuò l’attività anche nel corso dell’VIII sec. a.C. L’esistenza di un’altra officina è dimostrata anche dallo stile dei vasi locali, mentre quelli importati e le copie testimoniano che A. in quel periodo intratteneva rapporti commerciali e artistici con la vicina Eubea, con l’Attica e con Corinto.
Il VII sec. a.C. è rappresentato da tombe relativamente poco numerose, costituite soprattutto da enchytrismòi, nei quali sono stati rinvenuti ornamenti di rame con decorazione a incisione, oltre a numerosi piccoli vasi corinzi. Nel VI sec. a.C. compare una serie di tombe dai ricchi corredi funerari: la tipologia prevalente è costituita da fosse ricoperte da grandi lastre di pietra semilavorata, collocate per lungo a gradoni. In queste tombe i corredi erano costituiti da vasi corinzi, attici e beotici e più raramente da vasellame di produzione euboica e laconica. Per i bambini venivano usati gli enchytrismòi e, a partire dalla metà del secolo, tombe ricoperte di tegole; per i neonati urne funerarie fittili, tutte dotate di ricchi corredi. Diversamente dai vasi, i quali provengono da varie officine, gli idoletti fittili sono nel loro insieme opera di coroplasti beoti.
Nel corso del V sec. a.C. prevale la tomba con copertura di tegole e quella a fossa priva di copertura, all’interno della quale veniva cremato il cadavere (cremazione in situ). Si tratta dell’unico tipo di tomba, attestato solo nell’ambito del V sec. a.C., al cui interno veniva effettuata la cremazione del cadavere. Nel corso del IV sec. a.C., oltre alle sepolture ricoperte di tegole e a quelle semplici, a fossa, senza cremazione, abbiamo anche tombe monumentali di poros. Le tombe del V sec. a.C., oltre a vasi beotici a vernice nera, contengono anche vasi attici a figure nere e rosse e, successivamente al 440 a.C., numerose kylikes beotiche con palmette, la cui produzione continua anche nel corso del IV sec. a.C. Gli scavi condotti nella necropoli di A. hanno riportato alla luce il passato di una delle più antiche città del mondo dorico; hanno dimostrato che essa era fiorente intorno all’800 a.C., che aveva rapporti commerciali con l’Eubea, con l’Attica e con Corinto e hanno confermato i dati degli scavi eseguiti in passato dagli archeologi francesi, secondo i quali il manteion dello Ptoon apparteneva in origine ad A. per passare, verosimilmente intorno alla fine del VII sec. a.C., sotto la sovranità dei Tebani.
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