L'Italia romana delle Regiones. Regio III Lucania et Bruttii: Grumentum
Città della Lucania interna, posta nell’alta valle dell’Agri, a 80 km dalla costa ionica e dalla colonia tarantina di Eraclea (Policoro).
La fondazione si colloca nei decenni centrali della prima metà del III sec. a.C. e risulta contemporanea a una serie di “trasformazioni” che accompagnano la comparsa politica di Roma in Italia meridionale: la deduzione delle colonie latine di Venusia (291 a.C.) e di Paestum (273 a.C.), la stipulazione di un foedus prope singulare tra Roma ed Eraclea; la dislocazione di una guarnigione romana a Thurii. La nascita di G. si presenta quindi come un fenomeno complesso, che si inserisce sia in una evoluzione generale del sistema insediativo lucano (Laos, Pomarico, Cozzo Presepe), sia nel quadro della incipiente “romanizzazione” della Lucania. Diversi aspetti concorrono a definire il carattere urbano e l’importante ruolo politico del nuovo centro sin dal momento iniziale: l’acquisizione di un impianto urbanistico ortogonale, di tipo ellenistico (isolati di 35 m); la probabile attribuzione di tre serie monetali di bronzo con legenda a caratteri greci (GRY) e sistema ponderale greco e, infine, la sua collocazione a ridosso di un punto di convergenza di più assi viari che consentono un rapido e sicuro collegamento con Venusia e la via Appia verso nord, con la via Popilia e la costa tirrenica verso sud e con Eraclea e la costa ionica verso est.
Il ruolo strategico di questo nodo stradale emergerà con particolare evidenza alla fine del III sec. a.C. durante lo scontro tra Roma e Annibale (Liv., XXVII, 41-42). La fase lucana di G. (III-II sec. a.C.), raggiunta dall’indagine archeologica in più punti dell’abitato, è testimoniata finora da alcuni battuti stradali, dall’uso diffuso dell’opus coementicium nelle strutture murarie, almeno dagli inizi del II sec. a.C.; da un’area artigianale con matrici per statuine di tipo ellenistico (zona a nord del teatro) e da una consistente documentazione materiale. Nei livelli di III sec. a.C. quest’ultima è costituita soprattutto da ceramiche dipinte lucane, simili a quelle delle fasi più recenti di Oppido Lucano. I dati numismatici evidenziano una prevalente circolazione di emissioni magno-greche (Napoli, Eraclea, Metaponto, Taranto) nel III sec. a.C. e di emissioni della zecca di Roma o, più raramente, di sue colonie (Luceria) nel II sec. a.C. Durante la guerra sociale G. si schiera dalla parte di Roma e viene ripetutamente occupata e devastata dagli Italici (App., Bell. civ., I, 41; Flor., Epit., II, 6, 11). I primi segni di una ripresa edilizia si hanno solo a partire dalla metà del I sec. a.C. (CIL X, 219-20, 8093): rifacimenti di tratti della cinta muraria, costruzione di una porticus.
Gli interventi si intensificano tra l’età augustea e il periodo protoimperiale, quando sorgono un complesso termale, l’acquedotto, l’anfiteatro e il teatro. Nello stesso periodo si avvia l’impianto dell’area forense, che verosimilmente accompagna e documenta l’acquisizione dello statuto coloniario. L’inserimento dei nuovi complessi pubblici nell’area urbana tiene conto della maglia stradale più antica e ne rispetta strettamente l’orientamento; con la sola eccezione dell’anfiteatro, essi si sovrappongono ad aree già occupate da quartieri abitativi (area forense) o da impianti produttivi (teatro). Nel corso dell’età imperiale G. rappresenta, insieme con Venusia e Potentia, uno dei pochi centri urbani della regio III. Essi sono anche gli unici a essere direttamente interessati dalla viabilità pubblica a lunga percorrenza, che consente loro un rapido collegamento con la via Appia verso nord e con la via Popilia verso sud-ovest. Documentazione materiale e attività edilizia evidenziano la notevole vivacità economica di G.: gli edifici pubblici già esistenti sono infatti sottoposti a continui interventi di restauro e di rinnovamento architettonico; a essi si aggiungono inoltre un secondo impianto termale e la pavimentazione a basoli delle strade destinate al traffico urbano più intenso.
Ancora in corso di definizione sono invece i momenti di formazione dell’area forense e la cronologia dei singoli edifici. Un’iscrizione onoraria e il tempietto porticato rinvenuti a nord del teatro attestano la vitalità del culto imperiale almeno fino all’età severiana. Ancora nel IV sec. d.C. la grande domus presente nella stessa area, forse identificabile con la sede di un collegium Augustalium, rinnova i pavimenti musivi che segnano le stanze più importanti. Le necropoli si distribuiscono all’esterno dell’area urbana e solo in minima parte sono state indagate sistematicamente. Oltre alla consistente documentazione epigrafica, che tra l’altro attesta anche la presenza di famiglie senatorie a G., sono di particolare interesse alcune tombe monumentali a dado e a cilindro, dislocate lungo le strade di accesso alla città, e dei cippi funerari con busti di defunti. Questi ripropongono una tipologia ampiamente diffusa tra il Vallo di Diano e l’area potentina in età tardorepubblicana e protoaugustea. Secondo la testimonianza del Liber coloniarum (209, 5-10), una parte del territorio grumentino sarebbe stato interessato in età graccana da una suddivisione agraria (limitatio); ma, diversamente da quanto documentato nel vicino Vallo di Diano, al momento manca una conferma archeologica costituita dal ritrovamento di cippi. Indagini recenti hanno individuato numerosi siti di età repubblicana e alcune grandi fattorie di età imperiale.
Il V sec. d.C. si propone come il momento finale della città. A partire dalla prima metà del secolo i maggiori monumenti pubblici e la stessa area forense appaiono rapidamente abbandonati e non presentano quelle forme di riutilizzazione che solitamente ricorrono nei centri urbani a continuità di vita. L’unica eccezione è rappresentata dalla chiesa di S. Maria Assunta, luogo di culto e area cimiteriale in uso almeno fino al XIII-XIV sec. d.C. Nel territorio, la piccola necropoli di VII sec. d.C. di contrada San Marco sembra rappresentare un elemento di cesura con la fase precedente: elementi architettonici appartenenti alla necropoli urbana di età imperiale vengono infatti riutilizzati come materiale da costruzione per le tombe. A partire dal XV secolo la rioccupazione della collina di G. a scopi agricoli (viticoltura) porta alla riscoperta della città antica, ma anche a una rapida dispersione dei numerosi ritrovamenti (sculture, mosaici, corniole, monete), che solo in parte confluiscono in collezioni private locali (Danio, Perrone) o museali (Napoli, Potenza, Reggio Calabria). L’attuale parco archeologico di G. comprende alcuni settori urbani (anfiteatro, foro e area del teatro), mentre il Museo, inaugurato nel 1996, propone la documentazione archeologica della città romana e dell’alta valle dell’Agri in età preromana.
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