L'Europa tardoantica e medievale. I territori entro i confini dell'Impero. L'Italia: Capua
L’odierna C. fu fondata nell’856 sui resti del centro romano di Casilinum; lo spostamento della città fu causato dalla distruzione del centro antico a opera dei Saraceni nell’841.
La C. romana, da allora denominata Capua Vetere, continuò a essere abitata nonostante i danni subiti nel saccheggio; di essa sono disponibili pochi dati relativi alla fase tardoantica, che riguardano esclusivamente gli edifici di culto cristiani e in particolare la basilica dedicata agli Apostoli, fatta edificare da Costantino. L’identificazione della basilica costantiniana con uno degli edifici di culto noti è controversa: la maggior parte degli studiosi ritiene che la cattedrale fosse situata dove oggi sorge la chiesa di S. Pietro ad corpus. L’ipotesi sarebbe sostenuta tra l’altro dal ritrovamento, nella piazza antistante la chiesa moderna, di un edificio di culto più vasto dell’attuale, circondato da un’area funeraria in uso in età altomedievale. Da uno dei sarcofagi proviene una crocetta aurea di età longobarda, purtroppo perduta, che, insieme a un’altra (Capua, Museo Provinciale Campano) e a una fibula d’oro (Parigi, Cabinet des Médailles), costituisce l’unica testimonianza materiale di età longobarda nella città. Un’altra ipotesi identifica la basilica costantiniana con la chiesa di S. Maria Maggiore, ma non è stata provata l’esistenza di tale edificio anteriormente al V secolo; invece, strutture in opera listata del IV secolo, con tracce di fasi successive, sopravvivono inglobate nel complesso francescano di S. Maria delle Grazie, a nord della città. Esse sono pertinenti a un vasto edificio di culto triabsidato, a tre o cinque navate, probabilmente preceduto da un atrio, secondo l’icnografia usuale delle basiliche costantiniane. Tale ipotesi è suffragata dall’esistenza di un ambiente monumentale, absidato, a pianta quadrata e coperto a cupola, limitrofo e coevo al complesso già descritto, forse da identificare con l’originario battistero. Esterne alla cinta muraria si ricordano le chiese cimiteriali di S. Agostino e di S. Prisco, quest’ultima sorta nel V secolo; un oratorio venne costruito all’interno dell’anfiteatro, che nel IX secolo venne trasformato in fortezza.
La città tardoantica fu invasa dai Vandali nel 455 e fu annessa al ducato longobardo di Benevento dal duca Arechi (590-640), divenendo il centro principale del gastaldato omonimo. La distruzione della città antica non fermò l’ascesa politica della signoria capuana: qualche anno prima dell’841, Landolfo di Capua aveva sostenuto le azioni separatistiche di Salerno dal Ducato di Benevento e si era rifugiato nella rocca di Sicopoli, presso Triflisco sul Volturno, su un’altura a nord dell’antico centro. Dopo la Divisio Ducatus dell’849, che vide la separazione di Salerno da Benevento, C. ottenne l’indipendenza da Salerno (860) e l’assegnazione del territorio tra il Volturno e il Garigliano. In seguito alla distruzione causata da un incendio della fortezza di Sicopoli, fu fondata nell’856 la nuova C., sulle rovine dell’antico centro di Casilinum. La struttura urbana si articolava in insulae irregolari per forma e orientamento; la viabilità principale era costituita da un asse centrale rettilineo e da due assi laterali, da cui si dipartivano in maniera sfalsata vie trasversali. Il policentrismo della città medievale si esplica nella distinzione dei principali edifici, monumentali e fortificati, all’interno delle mura: l’insula episcopalis, presso il ponte sul Volturno, e la dimora signorile, nelle vicinanze dell’attuale Palazzo Fieramosca, affiancato a est, a ovest e a nord dalle tre chiese palatine (ad curtim) di S. Michele, di S. Salvatore e di S. Giovanni, risalenti al X secolo. La città venne conquistata dai Normanni nel 1062: molti dei suoi edifici furono ampliati e la maggior parte delle chiese venne riedificata in forme romaniche; fu inoltre costruito a est il Castello Novo con l’annessa porta civica. Le mura subirono gravi danni al momento della conquista sveva (1197); parzialmente distrutte dai figli di Federico II, furono ricostruite in età angioina.
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