KHUMBABA
Demone mesopotamico ampiamente descritto nel Poema di Gilgamesh (nel quale confluì una più antica tradizione sumerica). Egli è posto a guardia di una foresta di cedri, il suo grido è tempesta, la sua bocca di fuoco, il suo fiato dà la morte, è feroce e crudele come il suo padrone Enlil.
Gilgamesh (v.) ed Enkidu, durante le loro peregrinazioni, decidono di impadronirsi di qualcuno dei cedri e di uccidere il mostro. Giunto dopo un lungo viaggio alla foresta, Gilgamesh, afferrata un'ascia, comincia ad abbattere gli alberi. Il demone adirato si volge contro i due che penetrano nella casa di lui. I venti, incitati dal Sole (Shamash), lottano insieme ai due eroi contro il demone che, resosi conto della inutilità di qualsiasi resistenza, si sottomette a Gilgamesh dichiarandosi pronto a riconoscerlo come padrone e disposto a tagliare i cedri. Enkidu però induce Gilgamesh a liberarsi di K. uccidendolo; gli eroi lo decapitano e portano il suo cadavere avanti a Enlil e Ninlil.
La saga, conservata in numerose redazioni, che presentano lievi varianti, è ben ricostruibile nel suo svolgimento.
Qualsiasi identificazione del demone come personificazione di fenomeni naturali non è stata sino ad ora accettata come definitiva; per quanto riguarda la localizzazione della foresta di cedri, dimora del demone, si è pensato a qualche località della Siria settentrionale o del Tauro.
La iconografia di K. è testimoniata da una terracotta da Sippar conservata nel British Museum che rappresenta un volto mostruoso formato da un groviglio di linee continue. Sul rovescio di essa una iscrizione afferma che se le viscere dell'animale sacrificato ricordano con le loro circonvoluzioni il volto di K. (evidentemente rappresentato nella parte anteriore) ciò è indizio del ritorno di Sargon di Akkad. Il testo, in caratteri neo-babilonesi, ripete una formula più antica, come dimostrano le forme linguistiche che sono babilonesi e il ricordo di Sargon che richiama motivi della opposizione sacerdotale caratteristici della fine del III millennio. Sulla base di tali elementi si è pensato che la maschera sia una copia, databile nel VII sec. a. C., di un originale più antico (della fine del III millennio) usato originariamente a fine interpretatorio per l'esame delle viscere degli animali sacrificati (v. gorgone).
È probabile che lo schema iconografico del volto di K. sia nato come tentativo di rendere un volto per mezzo delle linee continue rappresentate dalle viscere, tipiche delle terracotte destinate all'interpretazione dei sacrifici.
Tale volto, nato con queste caratteristiche, subisce in un secondo momento una successiva umanizzazione sino a raggiungere un aspetto più naturalistico, senza tuttavia perdere le caratteristiche del prototipo, specialmente le curvature che accentuano il ghigno del demone; tale tipo si trova in figurazioni relative al mito sopra ricordato.
Un rilievo di terracotta conservato nei Musei di Berlino e datato al principio del Il millennio, rappresenta la scena della uccisione di K.; il demone, con il volto di prospetto, nel quale compaiono le curvature delle guance, ma più umanizzato rispetto alla terracotta di Londra, è afferrato da due eroi (evidentemente Gilgamesh ed Enkidu) alla presenza di un terzo personaggio. Il corpo di K., vestito di corazza, è rappresentato di profilo con le gambe piegate in uno schema analogo a quello della corsa in ginocchio (motivo che, insieme a quello del volto di prospetto, sarà caratteristico di molte rappresentazioni del demone).
Nel ricchissimo patrimonio delle, rappresentazioni mostruose dell'arte orientale, lo schema del volto di K. deve essere servito anche a rappresentare altri demoni (tra i quali Pazuzu) presentando successive varianti iconografiche ottenute per mezzo del mescolarsi con quello originale di altri elementi iconografici, tra i quali caratteristico quello di Bes.
Le rappresentazioni di K. compaiono numerose volte nei sigillo (specialmente in quelli di Nuzi) e su rilievi, specialmente dell'area culturale siriana; questa deve avere influito sull'iconografia della coppa d'oro da Hasanlu (v.), dove compare la scena dell'uccisione di K. in uno schema analogo a quello di un rilievo da Tell Halaf (v. aramaica, arte). Gli schemi iconografici sono quanto mai variati (K. è rappresentato in piedi, in ginocchio; il suo volto è genericamente mostruoso), ma in quasi tutti ritornano gli elementi caratteristici del volto di prospetto e del corpo di profilo nello schema della corsa. Gilgamesh, nell'atto di uccidere il demone, è rappresentato armato di hàrpe e con il capo volto indietro, ad evitare lo sguardo di Khumbaba.
Tali rappresentazioni ripropongono il problema della derivazione iconografica del mito di Perseo e la Gorgone, da prototipi orientali, probabilmente mediati attraverso l'area culturale siriana, di Gilgamesh e Khumbaba. Se infatti le rappresentazioni più antiche della Gorgone conservano, nelle curve del volto ghignante e nello schema della corsa in ginocchio motivi iconografici delle più antiche rappresentazioni di K., la stessa figura di Perseo, caratteristica nel rovesciare il volto di fronte alla Gorgone e per il falcetto ricurvo che egli adopera per uccidere il mostro, sono senza alcun dubbio derivate dai più lontani schemi iconografici orientali.
Bibl.: Testi: J. B. Pritchard, Ancient Near Eastern Texts, II ed., Princeton 1955, p. 47 ss. (redazione sumerica); p. 72 ss. (redazione babilonese); G. Furlani, Miti Babilonesi ed Assiri, Firenze 1958, p. 111 ss.; J. Nougayrol, in Revue d'Assyriologie, XLVII, 1953, p. 34; Th. Bauer, in Journ. of Near Eastern Studies, XVI, 1957, p. 258 ss. Iconografia; S. Smith, in Liverpool Annals of Archaeology and Anthropology, XI, 1934, p. 107 ss.; id., in Journal of the Royal Asiatic Society, 1926, p. 440 ss.; F. Thureau-Dangin, in Revue d'Assyriologie, XXII, 1925, p. 23 ss.; D. Opitz, in Archiv für Orient forschung, V, 1928-1929, p. 207 ss.; H. Frankfort, Cylinder Seals, Londra 1939; E. Porada, Seal Impressions of Nuzi, New Haven 1947. Sui rapporti tra K. e la Gorgone: C. Hopkins, in Am. Journ. Arch., XXXVIII, 1934, p. 341 ss.; A. Giuliano, in Annurio Atene, XXXVII-XXXVIII, 1959-1960; R. D. Barnett, Some Contacts between Greek and Oriental Religions, in Eléments Orientaux dans la Religion Grecque Ancienne, Colloque de Strasbourg, 22-24 Mai 1958, Parigi 1960, p. 143 ss.