Renan, Joseph-Ernest
Orientalista e storico francese del cristianesimo (Tréguier, Bretagna, 1823 - Parigi 1892). Rimasto orfano del padre a cinque anni, fu mandato in seminario nel 1838, ma, dopo un travagliato periodo di crisi e di dubbi, abbandonò il suo stato prima di essere ordinato suddiacono (1845). Proseguì intensi gli studi: nel 1849 fu in Italia per le ricerche sull’averroismo, tema della sua tesi, poi fu più volte in Oriente per missioni scientifiche. Prof. di ebraico al Collège de France (1862), fu privato dell’insegnamento nel 1864 per la reazione cattolica contro la sua Vie de Jésus (1863; trad. it. La vita di Gesù). Riottenne la cattedra nel 1870 e nel ’78 fu proclamato accademico di Francia. Ingegno sottile e scrittore efficacissimo, storico e filologo acuto anche se spesso incline a trarre dai testi sensi e interpretazioni soggettive, R., dopo gli studi sull’averroismo (Averroès et l’averroïsme, 1852; trad. it. Scritti filosofici), pubblicò molti lavori di semitistica e di storia delle religioni: Études d’histoire religieuse, 1857; Observations d’épigraphie hébraïque, 1867; L’Ecclésiaste, 1882; nonché la grande Histoire du peuple d’Israël, 5 voll., 1887-93. Ma vasta fama gli diede la Vie de Jésus, opera suggestiva e di raffinata eleganza, benché talvolta lontana dal rigore filologico: fu attorno a quest’opera che si appuntarono soprattutto le critiche cattoliche per la radicale ‘umanizzazione’ di Gesù. La Vie de Jésus doveva essere la prima parte di una grande opera, Histoire des origines du christianisme; seguirono, infatti, con una regolarità che corrispondeva all’infaticabile svolgersi del lavoro scientifico di R., Les apôtres (1866; trad. it. Gli apostoli), Saint Paul (2 voll., 1869; trad. it. San Paolo), L’Antéchrist (1873; trad. it. L’Anticristo), L’Église chrétienne (1879), Marc-Aurèle et la fin du monde antique (1881; trad. it. Marco Aurelio e la fine del mondo antico), opere di notevole importanza dal punto di vista storiografico per l’attenta e suggestiva ricostruzione dell’ambiente storico e dei personaggi, che ebbero vastissima risonanza nella cultura europea. Negli ultimi anni della sua vita, mentre attendeva ancora a grandi opere storiche (dirigeva anche dal 1881 il Corpus inscriptionum Semiticarum), s’impegnò in scritti letterari: si ricordano i suoi numerosi Drames philosophiques (dal 1878; in vol. 1888) e soprattutto i Souvenirs d’enfance et de jeunesse (1883; trad. it. Ricordi d’infanzia e di gioventù), capolavoro di psicologia e stile, che hanno esercitato un notevole influsso sulla letteratura francese ed europea moderna. Dalla sua concezione rigorosamente aristocratica del lavoro intellettuale trasse in politica opinioni conservatrici, cui s’ispirò il razionalismo antidemocratico. Con il celebre scritto Qu’est-ce qu’une nation? (1882; trad. it. Che cos’è una nazione?), R. si pose fra i maggiori teorici ottocenteschi della nazionalità, identificata con il comune passato storico e intesa essenzialmente quale eredità politica e culturale.