Cromwell, John (propr. Elwood Dager)
Regista e attore teatrale e cinematografico statunitense, nato a Toledo (Ohio) il 23 dicembre 1887 e morto a Santa Barbara (California) il 26 settembre 1979. Esempio perfetto di ciò che spesso si intende per cinema 'classico' hollywoodiano, C. nei suoi film, basati sulla solida composizione di piani medi, piani americani, campo/controcampo, compensò l'apparente rinuncia a uno stile personale, affermando progressivamente ‒ soprattutto nel melodramma e nel noir ‒ il valore espressivo della finzione assoluta, assicurato dall'intensità dei personaggi e delle atmosfere, più che da originali invenzioni tecnico-visive.
Dopo aver frequentato la High School Howe (Indiana), dal 1910 iniziò a lavorare in teatro a Broadway. Passato al cinema, venne subito impiegato come abile realizzatore, apparentemente poco interessato alla definizione di uno sguardo originale. I suoi primi film, diretti con Edward Sutherland, furono due melodrammi musicali Close harmony (La diva del jazz) e The dance of life (La danza della vita) entrambi del 1929, cui seguirono opere al tempo stesso solide ed eterogenee quali Street of chance (1930), The Texan (1930), Tom Sawyer (1930), Unfaithful (1931), The vice squad (1931), Rich man's folly (1931), The world and the flesh (1932), Sweepings (1933) e Double harness (1933). Con Of human bondage (1934; Schiavo d'amore) C. trovò una prima distinta forma espressiva, riuscendo a trovare il giusto connubio fra melodramma, granitica tensione drammatica dell'intreccio e uso del corpo dell'attore (in questo caso una Bette Davis furiosamente sordida). In questo film il regista affrontò inoltre una delle ossessioni narrativo-visive che in seguito avrebbe maggiormente esplorato, ossia la messa in scena del diverso, del corpo malato dal quale si sprigionano amori impossibili, rapporti di sadica soggezione, autentiche battaglie interiori. Se infatti in Of human bondage, Bette Davis sfrutta l'amore di uno storpio (Lesley Howard), nel più tardo The enchanted cottage (1945; Il villino incantato) la protagonista (Dorothy McGuire), costretta all'isolamento e alla solitudine dalla scarsa avvenenza del proprio corpo, vive un amore estremo con un ex soldato sfigurato (Robert Young), grazie all'intermediazione di un pianista cieco (Herbert Marshall). Tutto racchiuso in un unico fiabesco set, è il film che forse meglio sintetizza la tensione drammatica e sensuale su cui si fonda la dialettica tipica di C. tra direzione degli attori e trasfigurazione della messa in scena. Le trame eccessive e tutte giocate sulla funzionalità filmica dell'inverosimile di cui si compone la tradizione mélo, caratterizzarono gran parte della produzione del regista. Ne sono esempio To Mary ‒ with love (1936; La moglie riconquistata), Made for each other (1939; Ritorna l'amore), In name only (1939; Non puoi impedirmi di amare), So ends our night (1941; Così finisce la nostra notte), Son of fury (1942; Il figlio della furia), e soprattutto Since you went away (1944; Da quando te ne andasti), film di grande respiro intimista che riprende le dinamiche tipicamente statunitensi (ovviamente sulla scia di Gone with the wind, 1939, di Victor Fleming) della famiglia come forza unificante e insieme come luogo singolare entro cui orchestrare le istanze universali della morte, della civiltà, dell'amore, della guerra.
Nella maggior parte delle sue opere C. non rinunciò mai a un'elaborazione fotografica delle immagini che intessevano una trama onirica, ottenendo un repertorio visivo fatto di contorni sfumati e cadenze notturne e opache, che poi riutilizzò nei polizieschi di fine carriera. Anche in film tratti direttamente da opere letterarie e legati ai ritmi forsennati del cappa e spada e di ambientazione esotica, come The prisoner of Zenda (1937; Il prigioniero di Zenda), Little lord Fauntleroy (1936; Lord Fauntleroy), o Anna and the king of Siam (1946; Anna e il re del Siam), colpisce lo stile colto e quasi sincopato. Già un film di avventure esotiche come Algiers (1938; Un'americana nella Casbah, remake di Pépé le Moko, 1936, di Julien Duvivier), o un western-biografico quale Abe Lincoln in Illinois (1940; Abramo Lincoln, immediato remake di Young Mr. Lincoln, 1939, di John Ford) risultavano pervasi da atmosfere claustrofobiche e noir. Ma furono poi i lucori tesi e violenti di Dead reckoning (1947; Solo chi cade può risorgere), con un Humphrey Bogart in puro stile marlowiano, di Caged (1950; Prima colpa), ossessivo film carcerario femminile, e di The racket (1951; La gang), cupa e sanguinosa sfida metropolitana (con Robert Mitchum e Robert Ryan), a fissare definitivamente i temi etici e i rigori stilistici del cinema di C., nell'ambito dei codici espressivi del noir.Dopo The racket, e un periodo durante il quale tornò a lavorare in teatro, C. girò solo altri tre film: The goddess (1958; La divina), The scavengers (1959) e A matter of morals (1961). Poco prima di morire riapparve sullo schermo per recitare in due film di Robert Altman: Three women (1977; Tre donne) e A wedding (1978; Un matrimonio).