Psichiatra (Tolosa 1772 - Parigi 1840), il massimo rinnovatore della psichiatria nel sec. 19º. Allievo e continuatore di Ph. Pinel, dedicò tutte le sue energie a eliminare i pregiudizî di vario genere che tenevano gli alienati fuori di ogni legge umana, e per affermare il concetto che l'alienazione mentale è una vera e propria malattia, cui si deve far fronte con criterî scientifici e, in ogni caso, con metodi umani. Per diffondere tali principî viaggiò in Francia e in Italia, prestando gratuitamente la sua consulenza. I suoi scritti rappresentano uno studio, per quei tempi completo ed esauriente, dei problemi psichiatrici: vi compare per la prima volta la distinzione tra demenza e idiozia e anche un'adeguata valorizzazione dei disordini della sfera affettiva, una condanna dei brutali metodi terapeutici allora in auge ovunque, e infine l'affermazione, quasi anticipatrice del moderno indirizzo psicoterapeutico, della necessità del ricorso a un "trattamento morale" nella cura dell'alienazione. Sua opera principale è Des maladies mentales considérées sous les rapports médical, hygiénique et médico-légal (1838); la stessa legge francese sugli alienati del 1839 reca l'impronta del suo pensiero.