JACOPO di Mino del Pellicciaio (già noto come Maestro degli Ordini)
Nacque a Siena attorno al 1315-19 da Mino, del "popolo" di S. Antonio.
Di scarso fondamento risulta l'ipotesi, avanzata da Frinta nel 1976, di identificare il padre di J. con il pittore Mino Parcis, basata principalmente sulla constatazione della simile utilizzazione di un certo tipo di punzoni negli sfondi dorati, fatto che potrebbe suggerire al massimo una frequentazione della bottega di Mino Parcis da parte di J. e non necessariamente un rapporto di parentela.
A Bellosi (1972) si deve il merito di aver attribuito a J. anche il catalogo, ricostruito su base stilistica da Longhi (1955) e Donati (1968), del Maestro degli Ordini, così detto dagli affreschi raffiguranti alcuni santi fondatori di ordini religiosi realizzati nel 1342 nella volta del coro di S. Francesco a Pisa, e citati da Giorgio Vasari (Le vite… 1568, a cura di G. Milanesi, I, Firenze 1878, pp. 575 s.), che riportava a Taddeo Gaddi l'iscrizione con la data e la firma.
Non si sa nulla sulla formazione di J., a eccezione di ciò che si può dedurre dall'analisi delle sue opere, peraltro caratterizzate da netti cambiamenti stilistici nel corso della carriera. Le opere iniziali sono fortemente influenzate dallo stile dei Lorenzetti, in particolare di Ambrogio, nel cui ambito forse J. si formò. Non è esclusa per questa prima fase anche una collaborazione con Taddeo Gaddi, la cui vicinanza traspare nelle opere di J. almeno fino alla fine del sesto decennio. Le opere degli anni Sessanta dimostrano invece un'evoluzione verso una ripresa dei modi di Simone Martini, comune peraltro a molti altri pittori senesi contemporanei.
Numerosi documenti attestano la stima dei contemporanei nei confronti di J. (per le notizie documentarie, dove non altrimenti indicato, si veda Milanesi). Oltre a essere citato tra i primi pittori senesi in alcuni documenti ufficiali - in uno pistoiese del 1347-50 (Chiappelli), nel breve dell'arte dei pittori di Siena del 1355 e del 1389, nel libro delle capitudini delle arti del 1363 - fu spesso chiamato a stimare l'operato di altri artisti. Nel 1373 giudicò il valore di un quadro eseguito da Luca di Tommè per il palazzo pubblico di Siena; nel 1376 vagliò lavori per la cappella di piazza del Campo; e ancora, tra il 1388 e il 1389, valutò i progetti di Mariano Romanelli per realizzare le testiere e i tabernacoli del coro nel duomo. La fama di J. è attestata inoltre dall'attività svolta per il governo della sua città: fu chiamato a presiedere alle riunioni del Consiglio per tre volte, nel 1361, 1377 e 1379; nel 1362 fu inoltre ufficiale del Sale per il terzo di Camollia.
Di contro a una certa abbondanza di notizie documentarie relative a J. - è noto anche che nel 1344 aveva sposato Caterina di Cecco di Tura, fornaio, e nel 1366, in seconde nozze, Margherita d'Angelo di Tuccio; e che ebbe quattro figli: Giovanna, Filippo, Agnolina, Giacomo -, due sole sono le opere documentate rimaste, mentre molte altre sono andate perdute.
Perduti sono infatti a Siena gli affreschi per lo spedale di S. Maria della Scala, del 1354-55; i lavori nel duomo eseguiti nel 1366 insieme con Paolo di maestro Neri; la volta di una cappella accanto a quella di S. Ansano, ancora nel duomo, affrescata nel biennio 1367-68 insieme con Bartolo di Fredi; la coperta di Biccherna eseguita nel 1369; la tavola commissionata il 12 apr. 1372 per l'altare maggiore della chiesa del monastero di Passignano; e alcuni affreschi, del 1374, per il palazzo nuovo dei Priori a Montepulciano.
La firma "Jacobus Mini de Senis" e la data 1342 (anche se, essendo questa danneggiata, rimane qualche dubbio di lettura) compaiono sulla tavola con la Madonna e Bambino, presente ancora oggi nella chiesa di S. Martino a Sarteano. Firmato e datato 1362 è poi il trittico, raffigurante lo Sposalizio di s. Caterina d'Alessandria tra i ss. Antonio Abate e Michele Arcangelo, già nella chiesa di S. Antonio Abate in Fontebranda, demolita nel 1940, ora nella Pinacoteca nazionale di Siena (n. 145).
Una terza tavola, la Madonna detta del Belverde (o del Belvedere: Milanesi) della chiesa senese dei servi, sarebbe attribuibile a J. da un punto di vista documentario. Il testamento di Francesco di Guglielmaccio Petroni, del 1363, cita la tavola "quam facere debet magister Jacobus pictor". Tuttavia, lo stato attuale dell'opera è frutto di pesanti ridipinture operate alla fine del Trecento da un pittore identificabile con (o vicino a) Taddeo di Bartolo, e non permette dunque di riconoscervi la paternità di Jacopo. La critica tende poi a escludere la mano di J. da un progetto su pergamena per la facciata del battistero di S. Giovanni a Siena, oggi nel locale Museo dell'Opera metropolitana: nel 1382 J. fu pagato "per uno disegniamento che diè a l'Uopera della facciata di S. Giovanni"; ma probabilmente ne fu solo il possessore, visto che il disegno è databile attorno agli anni 1330-40 e attribuibile all'ambito degli Agostino (V. Ascani, Il Trecento disegnato. Le basi progettuali dell'architettura gotica in Italia, Roma 1997, pp. 94-99).
Il resto del suo catalogo è stato ricostruito su base stilistica e contestuale (De Benedictis, 1979 e 1996; Frinta).
Vicini agli affreschi pisani del 1342, per ambito geografico e per periodo di produzione, sarebbero anche un polittico del Museo nazionale di Pisa e alcuni frammenti di affresco con la Maestà conservati nel Museo diocesano di San Miniato (nn. 16-17). A questa prima fase risalirebbe anche il trittico (Madonna con Bambino e i ss. Giovanni Battista ed Evangelista) nella chiesa di S. Francesco a Sarteano, accostabile alla Madonna realizzata nel 1342 per la stessa cittadina. Datato al 1346 è l'affresco con l'Ascesa delle anime dal purgatorio in paradiso nella chiesa di S. Francesco a Todi, rinvenuto solo nel 1975 e attribuito da F. Zeri a J. (Grondona). Riferibili alla stessa data sono, tra l'altro, la Madonna della collezione Kress (k. 157) nella Baylor University di Waco, Texas, le Crocifissioni di Città della Pieve (S. Maria Maddalena e oratorio di S. Bartolomeo) e di Cortona (S. Francesco), frammenti di tavole e polittici apparsi sul mercato antiquario e un polittico (n. 58) nella Pinacoteca di Siena.
Più recentemente sono stati aggiunti al catalogo di J. alcuni brani, di forte ascendenza gaddiana, della decorazione della volta e della parete occidentale del cappellone degli Spagnoli in S. Maria Novella a Firenze (Skerl Del Conte), eseguita tra il 1355 e il 1365, quando il cantiere passò ad Andrea di Bonaiuto.
A una fase successiva della produzione di J., corrispondente al settimo-nono decennio, ove traspare la ripresa della maniera di Simone Martini, sono ascrivibili una pala d'altare con la Madonna della Misericordia, appartenente un tempo alla Compagnia del Corpus Domini di Pienza e ora nel locale Museo dell'Opera del duomo, dove è anche evidente l'influenza di Bartolo di Fredi, con cui egli collaborò tra il 1367 e il 1368; la parte centrale di un polittico con l'IncoronazionedellaVergine, oggi nel Museo civico di Montepulciano ma un tempo nel locale oratorio della Misericordia; il trittico n. 83 della Pinacoteca di Perugia proveniente dal convento di S. Domenico; e un dittico con l'Annunciazione (nn. 9-10) del Museo Bandini di Fiesole.
Non si conoscono il luogo e la data di morte di J., che risulta essere già morto nel 1396.
Fonti e Bibl.: G. Milanesi, Documenti per la storia dell'arte senese, I, Siena 1854, pp. 27, 40, 50, 263 s., 269-272, 275, 354, 365; A. Chiappelli, Di una tavola dipinta da Taddeo Gaddi e di altre pitture antiche nella chiesa di S. Giovanni Fuorcivitas di Pistoia, in Bull. stor. pistoiese, II (1900), pp. 1-3; V. Lusini, IlS. Giovanni di Siena e i suoi restauri, Firenze 1901, pp. 11, 22 s.; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, V, Milano 1907, pp. 746, 836; M. Meiss, Italian primitives at Konopiste, in The Art Bulletin, XXVIII (1946), pp. 7 s.; E. Carli, La pittura senese, Milano 1955, pp. 164, 174; R. Longhi, Il Maestro degli Ordini, in Paragone, VI (1955), 65, pp. 32-36; P.P. Donati, Aggiunte al "Maestro degli Ordini", ibid., n.s., XIX (1968), 219-239, pp. 67-70; M. Lenzini Moriondo, in Arte in Valdichiana dal XIII al XVIII secolo (catal.), a cura di L. Bellosi et al., Cortona 1970, pp. 13 s., n. 16; E. Carli, L'arte nella basilica di S. Francesco a Siena, Siena 1971, pp. 22 s.; L. Bellosi, J. di M. del P., in Bollettino d'arte, s. 5, LVII (1972), pp. 73-77; M.S. Frinta, Deletions from the oeuvre of Pietro Lorenzetti and related works by the Master of the Beata Umiltà, Mino Parcis da Siena and J. di M. del P., in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XX (1976), pp. 282-300; P. Torriti, La Pinacoteca nazionale di Siena. I dipinti dal XII al XV secolo, Genova 1977, pp. 144-147, figg. 151-153; S.A. Fehm jr., Attributional problems surroundings Luca di Tommè, in Essays presented to Myron P. Gilmore, a cura di S. Bertelli - G. Ramakus, Firenze 1978, pp. 156-158; C. De Benedictis, La pittura senese 1330-1370, Firenze 1979, pp. 51 s., 83 s.; M. Castrichini, Dal purgatorio di S. Patrizio alla città celeste: a proposito di un affresco del 1346 ritrovato a Todi, Todi 1985; M. Grondona, Gli apporti dell'iconografica beniziana antica: l'affresco di Todi del 1346, in Studi storici dell'Ordine dei servi di Maria, XXXVI (1986), pp. 35-48; A. Crescioli et al., Restauro di una pergamena del XIV secolo: il progetto per la facciata del battistero di Siena, in OPD restauro [Quaderni dell'Opificio delle pietre dure e laboratori di restauro di Firenze], 1995, n. 7, pp. 119-128; C. De Benedictis, in Enc. dell'arte medioevale, VII, Roma 1996, pp. 250-252 (con bibl.); S. Skerl Del Conte, Antiche e nuove proposte per la decorazione pittorica del cappellone degli Spagnoli a S. Maria Novella, in Critica d'arte, LIX (1996), 7, pp. 33-42; V. Ascani, Siena. Pinacoteca nazionale, Roma 1997, pp. 48, 57; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVI, p. 367 (s.v. Pellicciaio, Giacomo di Mino del); D.E. Colnaghi, A Dictionary of Florentine painters from the 13th to the 17th centuries, London 1928, p. 145 n. 47.