IUVENTUS
. Istituzione romana di carattere sportivo-militare, sorta già in epoca repubblicana, con intenti e sviluppi simili a quelli della Vereiia italica e della efebia greca, ma riorganizzata e stabilmente codificata sotto Augusto a scopo educativo e politico. Sotto di lui, in Roma e nei municipî italici, sorgono dei Collegia iuventutis, in cui s'iscrivono i giovani dai 9 ai 17 anni, divisi in manipoli di pueri e iuvenes (o iuvenes minores e maiores), presieduti e amministrati da uno o due magistri, di solito nobili e ricchi cittadini del luogo, con tutta una gerarchia tecnica e amministrativa di un praefectus (istruttore militare), un quaestor (cassiere), ecc., nonché di due patroni (mecenati e finanziatori). In questi sodalizî (i cui membri traggono talvolta il nome dalla loro città: Tusculani, Anagnini, o dal nume tutelare: Martenses, Dianenses, Veneri, o dall'Imperatore protettore: Augustales Traianenses, Antoniniani Herculanei, ecc.) i giovani ricevono compiuta educazione ginnico-militare, hanno proprio culto e proprie feste, costumi e ludi varî, culminanti nell'antico equestre lusus Troiae, o in genere nel lusus iuvenalis. Il collegio dispone di una sede (schola iuventutis), di ginnasî e palestre, completamente attrezzate. A capo di tutta l'istituzione era il princeps iuventutis, di solito l'erede designato al trono (i primi furono rispettivamente, nel 6 e 3 a. C., Gaio e Lucio Cesari, nipoti di Augusto, prematuramente morti).
L'istituzione fiorì e si diffuse nel sec. I d. C. in Italia, nel sec. II nelle provincie, dove accompagnò lo spostarsi dei centri di leva militare, passata dagl'Italici ai Provinciali. Ma da un lato le turbolenze e gli eccidî in cui talvolta i sodalizi tralignavano (è celebre l'eccidio avvenuto nel 59 d. C. per un tumulto scoppiato nell'anfiteatro di Pompei, al quale i locali Iuvenes non furono estranei) provocarono non rare volte severe sanzioni da parte dell'autorità centrale; d'altro canto il generale rilassarsi della disciplina civile e militare nell'impero svigorì e svuotò del suo originario intento questa istituzione, alla quale non più rispondevano i tempi mutati; essa nel sec. III era già languente, e dopo il III deve essere a poco a poco sparita.
Bibl.: M. Rostovzev, Röm. Bleitessere, in Klio, 1905, fasc. 3°, p. 81 segg.; id., in Revue Numismatique, 1898, p. 272 segg.; H. Demoulin, Les collegia iuvenum dans l'Empire romain, in Musée Belge, 1897, pp. 115 segg., 200 segg.; 1899, p. 177 segg.; C. Barbagallo, Lo stato e l'istruzione pubblica nell'impero romano, Catania 1911; R. Egger, Eine Darstellung des lusus iuvenalis, in Jahreshefte d. österr. archaeol. Instituts, 1915, p. 115 segg.; A. Piganiol, Recherches sur les jeux romains, Strasburgo 1923; M. Della Corte, Juventus, Arpino 1924 (specialmente dedicato alla Iuventus Pompeiana).