IÜLICH (A. T., 53-54-55)
Città della Germania, nella Renania, situata a 78 m. s. m. sul fiume Roer, afluente della Mosa, a circa 25 km. a NE. di Aquisgrana. Sorge sul luogo dell'antica Juliacum, che ebbe importanza, in età romana, come nodo stradale; divenne città nel sec. XIII. Nel 1925 contava 8585 ab.
Ducato di Jülich-Kleve.
Il ducato, che nella sua massima estensione arrivò a comprendere circa 4000 kmq., con 400.000 abitanti, ebbe origine da una contea sorta dopo il dissolvimento del ducato della Bassa Lotaringia. Il più importante dei conti di Jülich fu Guglielmo V, che nel 1336 ottenne da Ludovico il Bavaro la dignità marchionale e poi, da Carlo IV, quella ducale (1356). Sotto il duca Adolfo si unirono a Jülich i territorî di Berg e Geldern (1423). Qualche decennio più tardi gl'imperatori Federico III (1483 e 1486) e Massimiliano I (1495) promisero i due ducati di Jülich e di Berg alla casa di Sassonia, nei suoi due rami ernestino e albertino, ma subito dopo lo stesso Massimiliano I ammise anche le donne alla successione nel ducato, e così, per il matrimonio di Maria di Jülich-Berg con Giovanni, erede del vicino ducato di Kleve-Mark, si venne a formare nel 1511 uno stato unico, sebbene territorialmente spartito in due parti, che non mancava d'importanza politica, per essere il più grande del Basso Reno e della Vestfalia, il più vicino all'Olanda e l'unico che nella Germania del Nord seguisse - almeno in parte - la fede cattolica. La Sassonia non aveva però inteso di rinunciare ai suoi diritti. Nel 1526 il principe elettore Giovanni di Sassonia fidanzò il figlio Giovanni Federico con Sibilla di Kleve, e con privilegio imperiale fece riservare la successione al solo ramo ernestino. Ma poco dopo Carlo V concesse a Guglielmo, duca di Jülich-Kleve, che anche le figlie sue avrebbero potuto succedergli se l'erede, Giovanni Guglielmo, non avesse avuto, come difatti avvenne, discendenti maschi dal matrimonio con la cattolica Giacoma del Baden. Per di più, nel 1590, Giovanni Guglielmo divenne pazzo. Così la questione della successione poteva già considerarsi aperta. E fu estremamente intricata. Le tre figlie maggiori del duca Guglielmo avevano sposato nelle case di Brandenburgo, Pfalz-Neuburg e Pfalz-Zweibrücken. Nemmeno la più anziana, Maria Eleonora, aveva eredi maschi, ma tuttavia il marito della figlia, Giovanni Sigismondo di Brandenburgo, si considerò pretendente, al pari di Filippo Luigi conte palatino di Neuburg e di Giovanni I conte palatino di Zweibrücken (morto nel 1604). Le tre sorelle ottennero dall'imperatore di assumere la reggenza per il fratello pazzo, ma né la duchessa Giacoma, né gli stati del ducato volevano sottostare al principe protestante; la situazione si complicò per l'intervento della Spagna, che intendeva fare del ducato un centro di diffusione del cattolicismo; risentì il contraccolpo dei grandi avvenimenti europei: la pace di Vervins (1598), il distacco dei Paesi Bassi dalla Spagna. Nel 1609 morì il duca Giovanni Guglielmo. I due pretendenti (Brandenburg e Neuburg, essendo morto il conte di Zweibrücken) si accordarono a Dortmund, nel senso che avrebbero governato insieme il ducato, con la qualifica di "principi possidenti", ed evitata così ogni ingerenza imperiale. Ma Rodolfo II inviò l'arciduca Leopoldo a occupare la fortezza di Jülich, diffidando nel tempo stesso i due "possidenti" ad abbandonare il ducato. Questi avevano però l'appoggio di Enrico IV che, presi intanto con Carlo Emanuele di Savoia gli accordi che avrebbero dovuto portare alla conquista del ducato di Milano, pensava che l'intervento armato nella questione di Jülich-Kleve sarebbe stato un ottimo pretesto per la "rupture générale" con la Spagna. Egli aveva spinti assai innanzi i suoi preparativi d'accordo con gli Stati generali e l'Inghilterra e l'Unione evangelica quando cadeva sotto il pugnale di Ravaillac, e la politica francese mutava orientamento. Tuttavia avendo gli altri collegati inviato aiuti, l'arciduca austriaco dovette abbandonare Jülich e la breve guerra ebbe termine. I due principi rimasti padroni del campo (nonostante che nel 1610 l'impero riconoscesse nuovamente i diritti della Sassonia, che di fatti mantenne i titoli di questo dominio fino ai tempi moderni), continuarono il governo a due, reso però difficoltoso dalle condizioni incerte del momento politico - si era nel pieno della crisi che doveva portare alla guerra dei Trent'anni - dalle contese religiose e specialmente dal disaccordo in cui vivevano. Quando Volfango Guglielmo conte di Neuburg si fece cattolico per sposare Maddalena di Baviera (1613), il dissidio scoppiò apertamente e sfiorò la guerra. Il trattato di Xanten (12 novembre 1614) condusse a una separazione effettiva dei dominî: Brandenburg avrebbe governato i ducati di Kleve e di Mark e la contea di Ravensberg e il dominio di Ravenstein; Neuburg avrebbe retto, da Düsseldorf, Jülich-Kleve e Berg. Questo modus vivendi fu confermato nel 1666 (trattato di Kleve) quando si sanzionò che i dominî non avrebbero potuto passare mai in altre mani e, estinguendosi una delle case "possidenti", l'altra le sarebbe subentrata. Ma quando si delineò la possibilità dell'estinzione della Casa di Neuburg un'altra volta si svolse una febbrile attività diplomatica. Federico Guglielmo I di Prussia fece di tutto per ottenere Jülich-Kleve e Berg, che gli vennero promessi da Carlo VI in cambio del riconoscimento della prammatica sanzione (1728), ma qualche anno dopo la stessa promessa venne fatta al ramo palatino di Sulzbach, che nel 1743 subentrò nel dominio al ramo di Neuburg. Succedettero gli elettori palatini del Reno e poi l'elettore di Baviera. Col trattato di Lunéville (1801) il ducato venne in mano della Francia, col trattato di Vienna (1815) della Prussia.
Bibl.: M. Ritter, Deutsche Geschichte im Zeitalter der Reformation u. des dreissigjährigen Krieges, II, Stoccarda 1895; id., Sachsen u. der Jülicher Erbfolgestreit, in Abhandl. d. bayer, Akad der Wissensch., XII, 1874; M. Philippson, Heinrich IV. u. Frankr. u. d. Jül. Erbfolgestr., in Hist. Zeitschr., XXXIII (1875); A. Müller, Der jül.-klevische Erbfolgestreit im Jahre 1614, in Forsch. zur Geschichte Bayerns, VIII (1900); A. Rosenlehner, Kurfürst Karl Phil. von d. Pfalz u. die jül. Frage (1725-1729), Monaco 1906.