ITALIA
− Il nome latino deriva dall'osco viteliu, attraverso una forma grecizzata, e gli antichi ne dettero varie spiegazioni etimologiche. Si considerò derivato da un principe enotrio Italo oppure da vitulus; Festo dice infatti: Italia dicta quod magnos italos, hoc est boves habeat; vituli enim ab Italis itali sunt dicti. Secondo alcuni studiosi moderni Italia sarebbe la terra degli Itali, cioè del popolo che aveva come totem il vitello. Il nome nel IV sec. a. C. era dato alla regione compresa tra lo stretto di Messina, il fiume Lao e l'agro di Metaponto; si espande nel III sec. a. C. alla Campania, e poi, nella conquista romana della penisola e con la sua unità amministrativa e politica, il nome viene a designare tutto il territorio a S dell'Arno e dell'Esino fino allo stretto di Messina. Dopo la battaglia di Filippi Ottaviano sopprime l'organizzazione provinciale della Gallia Cisalpina, incorporando questo territorio nell'Italia e spostando così i confini fino alle Alpi. Nel 42 a. C. si ha la sanzione ufficiale del nome. Augusto divide l'Italia in XI regioni: i, Campania (con il Lazio); ii, Apulia et Calabria; iii, Lucania et Bruttli; iv, Samnium; v, Picenum; vi, Umbria; vii, Etruria; viii, Aemilia; ix, Liguria; x, Venetia et Histria; xi, Regio Transpadana. L'autonomia amministrativa andò attenuandosi con la nomina dei curatores con Traiano, dei consulares con Adriano, detti iuridici da Marco Aurelio, arrivando poi alla parificazione con l'editto di Caracalla del 212 d. C., che concedeva a tutti i provinciali la cittadinanza romana. Nel III sec. d. C. fu amministrata da correctores e con Diocleziano divenne una delle dodici diocesi (diocesi italiciana), comprendendo amministrativamente anche le isole; Costantino la privò della capitale dell' Impero fondando Costantinopoli e poi divenne un'unica prefettura insieme con l'Africa, perdendo l'autonomia amministrativa.
Gli alleati italici nell'insurrezione contro Roma del 91-88 a. C. nominarono la loro capitale Corfinium, Italia, o Italica, o Italicum. Le monete coniate dagli Italici in questo periodo, sia con iscrizioni osche, sia latine, sia senza leggenda, hanno nella maggior parte nel dritto una testa femminile volta sia a sinistra sia destra, con corona di alloro orecchini e collana, accanto alla leggenda italia oppure viteliu. Dapprima si ritenne una immagine di Apollo o di Venere, ma i più ritengono oggi che rappresenti la personificazione, non di Corfinio, ma dell'Italia, come stato degli insorti, contrapposto all'immagine di Roma dei denari romani. Su alcuni rovesci appare anche la figura intera della stessa Italia con elmo, seduta verso sinistra su tre scudi, tenendo la lancia nella destra e stringendo nella sinistra la spada, mentre la Vittoria di dietro l'incorona. Alla fine della guerra appare l'Italia su un denario di L. Fufius Calenus e Mucius Cordus, che ha nel dritto le teste di Honos e Virtus e nel rovescio Italia stante, panneggiata, con cornucopia che stringe la mano di Roma vittoriosa con corona, elmo, scettro e globo.
Nell'arte dell'Impero una personificazione della regione si è vista sulla faccia esterna dell'arco di Benevento, nel pannello in alto a destra. L'imperatore Traiano è ritratto in atto di presentare a Marte e ad un personaggio femminile che reca in mano un vomere (probabilmente l'I.) due fanciulli. Per la Strong invece la figura femminile sarebbe la dea Roma. Sulla balaustra dei Rostri nel Foro Romano, si ha un'altra rappresentazione dell'I. che, insieme a un fanciullo sta dinanzi al seggio dell'imperatore Traiano in atto di ringraziarlo per l'istituzione del soccorso alimentare ai fanciulli poveri (101 d. C.).
Le monete offrono numerosi esempi della personificazione della regione. Essi possono essere aggruppati in tre tipi fondamentali: 1) I., stante dinanzi all'imperatore con un bambino, a ricordo dell'istituzione alimentare del 101 d. C.; 2) I., stante con cornucopia e scettro; 3) I., assisa su globo con scettro e cornucopia. Il primo tipo è comune nella monetazione di Traiano, il secondo in quella di Adriano, il terzo in quelle di Antonino Pio, Geta, Caracalla, Settimio Severo, Commodo.
Bibl.: Scherling, in Pauly-Wissowa, Suppl. III, 1918, cc. 1293-1302; E. Strong, La Scultura Romana, Firenze 1926, II, p. 197; H. Mattingly, The Coins of the Roman Empire in the British Museum, III, Londra 1936, pp. 347, 361, 380, 384, 184, 194, 202, 340, 492, 493; IV, 1940, pp. 32, 36, 38, 190, 264, 265, 277, 796, 8799, 801; V, 1950, pp. 209, 218, 428.