PIERPAOLI, Irma
– Nacque a Roma il 19 aprile del 1891.
Studiò scienze naturali presso l’Università di Roma e nel 1915 si laureò con una tesi sperimentale in botanica seguita da Romualdo Pirrotta. Nello stesso anno fu nominata assistente presso l’istituto botanico dell’Università di Roma. Si diplomò in seguito alla scuola di Magistero, abilitandosi all’insegnamento per l’istruzione primaria e secondaria. Cinque anni dopo, nel 1920, dopo aver insegnato in alcuni istituti scolastici di Roma, ottenne la cattedra di scienze presso l’istituto tecnico Pitagora di Taranto, ove rimase fino al settembre del 1925.
Da sempre appassionata allo studio della biologia, Pierpaoli si dedicò all’esplorazione dei mari di Taranto, in particolare allo studio delle macroalghe marine, frequentando assiduamente il Regio laboratorio di biologia marina della città (denominato poi Istituto demaniale di biologia marina, Istituto sperimentale talassografico e oggi Istituto per l’ambiente marino costiero del Consiglio nazionale delle ricerche).
I suoi studi di algologia furono determinanti per la conoscenza dell’ecologia dei mari di Taranto. Soltanto due ricercatori avevano in precedenza scritto sull’argomento: nel 1896 Antonio Piccone aveva pubblicato una nota su alcune alghe della Secca di Amendolara; nel 1903 Tito Bentivoglio aveva scritto una nota sull’alga Galaxaura adriatica e la sua area di distribuzione nel Mediterraneo. Pierpaoli pubblicava nel 1923 il primo articolo scientifico, Prima contribuzione allo studio delle alghe del Golfo di Taranto, apparso sulla Rivista di biologia. Si tratta di un saggio ricco di interessantissime osservazioni di carattere morfologico, con particolare riferimento alla struttura macroscopica delle alghe in rapporto all’ambiente; l’autrice si avvaleva anche del supporto di colture sperimentali.
Il 1° ottobre 1925 si trasferì per insegnare scienze al liceo scientifico di Ancona e pubblicò una nota sulle alghe del mare di quella città. Rimase ad Ancona fino al giugno 1944.
Un aneddoto curioso, ma emblematico di quanto fossero avveniristici per il sapere del tempo gli studi di Pierpaoli, è riferito da Pietro Parenzan, eminente biologo marino, fondatore della Stazione di biologia marina di Porto Cesareo, oltre che collaboratore e corrispondente della Pierpaoli. L’episodio riguarda una fiera della pesca di Ancona che si tenne nel 1937. La studiosa si propose all’organizzazione della fiera per l’allestimento di un angolo in cui esporre alcuni esemplari di alghe marine provenienti dal mare antistante. Il provveditore agli studi le negò il permesso, significando che «era sciocco portare alla fiera [...] l’erbaccia del mare, che non poteva avere importanza alcuna!» (Parenzon, 1983, p. 108). Questa situazione evidenzia l’impegno e la passione della Pierpaoli nello studio dell’ambiente marino, ma soprattutto mostra come ella avesse compreso l’importanza di un coinvolgimento del rapporto con il pubblico.
Nel 1942, l’Istituto talassografico di Taranto, riconoscendo l’importanza ecologica dei suoi studi, le assegnò una borsa di studio di 4000 lire, della durata di quattro mesi, perché avesse l’opportunità di studiare le alghe dei mari di Taranto, con l’obbligo di presentare un’esaustiva relazione finale sulle ricerche effettuate. La studiosa si trovò quindi a esplorare lo stesso ambiente marino diciotto anni dopo le prime ricerche effettuate nel periodo in cui insegnava all’istituto tecnico Pitagora. Parenzan, a questo proposito, riferisce che ella riscontrò rispetto ad allora notevoli differenze nell’ambiente marino e nelle alghe studiate e «non poté concludere come avrebbe desiderato» (Parenzon, 1983, p. 108). Questa frase, non meglio chiarita, lascia pensare a una situazione di deterioramento dell’ambiente marino in quegli anni. Si era in piena guerra e i campionamenti erano molto rischiosi, i mari di Taranto erano tutt’altro che tranquilli, le bombe erano frequenti e l’incedere del battello dal quale la studiosa effettuava i campionamenti era spesso accompagnato dal suono delle sirene d’allarme che invitavano ad abbandonare gli spazi aperti.
Nel 1944 la sede del liceo dove insegnava, come pure la sua casa, furono distrutti dai bombardamenti. La sede del liceo fu spostata a Senigallia, dove anche la Pierpaoli si trasferì per continuare il suo impegno di insegnante. Pure nella nuova sede trovò il tempo per dedicarsi alla sua attività prediletta: lo studio delle alghe marine, che condusse con accuratezza e precisione. Compendiò le sue osservazioni algologiche effettuate dal 1925 al 1943 in un rapporto che inviò alla Società botanica italiana di Firenze e pubblicò con il titolo Rilievi sulla flora algologica anconetana.
Dalla sua attività di insegnante si ritirò precocemente, nel 1948, per avere la possibilità di accudire il fratello, invalido di guerra, e il padre ormai molto anziano e bisognoso di assidua assistenza. È degli anni Cinquanta una sua fitta corrispondenza con Parenzan.
Nella prima lettera (luglio 1957), spedita da Senigallia, si raccomandava di ricordarla al professor Attilio Cerruti, fondatore dell’istituto presso il quale a Taranto aveva fatto le sue prime ricerche: «gli dica che serbo gratitudine a chi mi ha indirizzata allo studio delle alghe, dandomi con esso la gioia di molte ore di svago nel corso di tanti anni» (Parenzan, 1983, p. 108). In una lettera dell’anno successivo si legge la nostalgia per gli anni di gioventù trascorsi a campionare alghe il mattino presto, prima dell’inizio delle lezioni a scuola: «Belle le cose del mare! Ma io non ho più gli anni di quando prima delle lezioni, prima delle 8 del mattino andavo a Taranto a mare, per vedere, cercare, pescare, scoprire la bellezza e la grandezza di quel mondo che ora pare si apra anche agli Italiani!» (Parenzan, 1983, p. 108). Il suo amore per il mare traspare anche nelle parole di una lettera del 1959: «Ho studiato le piante del mare, per amore delle cose belle che il mare racchiude, per portare fra i giovani della scuola questa bellezza e far mia l’armonia delle luci, dei colori, delle forme, che mi si presentavano nuove, meravigliose, ogni volta che andavo a pescare o che guardavo al microscopio. Ho studiato le alghe, come la musica, per passione; non curandomi troppo dei giudizi umani, gustando la gioia della ricerca, della scoperta delle verità, dell’armonia tra cose create» (Parenzan, 1983, p. 108). Parenzan fu affascinato da tanta passione per lo studio della biologia, per lo spirito di sacrificio che ella dimostrava lavorando anche in condizioni di elevato rischio per la sua incolumità e per l’elevata professionalità del suo lavoro di ricerca; in particolare, fece riferimento alle sue acute osservazioni sul fenomeno dell’epifitismo, al quale, nel 1959, dedicò anche un contributo scientifico: L’epifitismo delle alghe. Nota sugli ambienti tarantino e anconetano.
La lettera più significativa che Pierpaoli scrisse a Parenzan è datata 26 gennaio 1959 e seguiva la spedizione di un pacco contenente la sua collezione algologica: «Le ho spedito giovedì 26/11/1959 le mie raccolte di alghe. Nel comunicarle ciò, colgo l’occasione per esprimerle la mia gratitudine per il suo interessamento ad esse, con la possibilità che mi offre di conservare e utilizzare questo mio lavoro […] le collezioni algologiche le appartengono […] mi rincresce di non aver fatto di più e meglio; avrei potuto approfondire e allargare le conoscenze dell’ambiente tarantino e anconetano, se le vicende della vita, spesso anche l’inconsulta lotta umana, non avessero ostacolato il lavoro, costringendomi più volte a interromperlo, fra gli oneri più gravi della Scuola e della famiglia che non ho sentito di trascurare» (Parenzan, 1983, p. 108). L’intenzione di Pierpaoli era di rendere fruibile, attraverso il Museo di biologia marina che Parenzan aveva già all’epoca intenzione di fondare, la collezione di alghe «per porla a disposizione di chi volesse consultarla e studiarla» (p. 109). «Lei può disporne come e quando vuole. Faccia quello che crede […] Sono contenta che la mia collezione riprenda vita a Porto Cesareo».
Anche dopo l’invio dei campioni della collezione, la corrispondenza continuò e nelle missive che ella inviava si legge che continuava a raccogliere materiali e a studiarli, e seguitava a tenere contatti anche con altri algologi del tempo: Romualdo Pirotta, Enrico Carano, Giovanni Battista De Toni, Agilulfo Preda, Vito Zanon i quali, secondo quanto riferisce Parenzan, «a lei si rivolgevano come ad una fonte di notizie nuove di elementi interessanti».
Nel 1960, Pierpaoli pubblicò un lavoro scientifico dal titolo Microfotografie di alghe del Golfo di Taranto. In una lettera del 1963 ella descriveva il suo lavoro come strumento per la scoperta «del vero eterno, infinito […]. nella luce del bello, del buono, del grande […] che alimenta la vita, […] la mente dell’uomo, spesso impostata dai momenti storici contro le leggi della vita stessa» (Parenzan, 1983, p. 109).
Parenzan accolse con gratitudine la raccolta di alghe, dichiarandosi convinto della sua preziosità e soprattutto dell’utilità che avrebbe avuto anche in futuro come materiale di confronto per i successivi studi nell’ambito dell’algologia. Ancora oggi l’algario è consultato da ricercatori ed è un utile strumento di confronto con la situazione marina attuale.
La collezione Irma Pierpaoli, di proprietà del Museo di biologia marina Pietro Parenzan dell’Università del Salento e successivamente implementata da Parenzan con campioni di macroalghe provenienti dal basso Adriatico e dallo Ionio, è custodita presso il laboratorio di botanica dell’Istituto per l’ambiente marino costiero del CNR di Taranto. I 700 reperti conservati sono essiccati e fissati su cartoncino, in alcuni casi si leggono, oltre al nome del reperto, alla località di prelievo e alla data, anche alcune note autografe dell’autrice. Gli esemplari corrispondono a 219 specie e varietà suddivise in: alghe rosse (122), alghe brune (53) e alghe verdi (44).
La prima revisione dei campioni della collezione, dal punto di vista sia tassonomico sia nomenclaturale, fu effettuata da Attilio Solazzi dell’Università di Padova negli anni Sessanta e più di recente da Daniela Saracino dell’Istituto per l’ambiente marino costiero del CNR di Taranto.
La figura di Irma Pierpaoli incarna perfettamente il concetto di ‘ricercatore per passione’. Ella dovette superare gli ostacoli dovuti al suo essere donna ricercatrice, in tempi in cui i ricercatori erano in massima parte uomini. Ebbe successo anche in questo: gli algologi dell’epoca la consideravano un riferimento professionale per il loro studi. Il successo del suo lavoro si perpetua anche oggi, attraverso l’algario generosamente donato al Museo di biologia marina Pietro Parenzan. La condivisione del sapere scientifico era uno dei suoi obiettivi quotidiani e un museo è oggi il luogo più adatto per rendere partecipi i visitatori degli studi fatti, anche in un lontano passato.
Morì serenamente nella sua casa di Senigallia alle ore 10 del 30 gennaio 1967.
Opere. Prima contribuzione allo studio delle alghe nel golfo di Taranto, in Rivista di biologia, 1923, vol. 5, n. 6, pp. 693-709; Rilievi sulla flora algologica anconetana, in Giornale botanico italiano, 1945, vol. 52, nn. 1-4, pp. 14-20; Senigallia nel suo sfondo geografico e nelle sue zone di verde, Senigallia 1953; Microfotografie di alghe del Golfo di Taranto, in Thalassia jonica, 1960, vol. 3, pp. 100-106.
Fonti e Bibl.: A. Piccone, Alghe della Secca di Amendolara nel Golfo di Taranto, in Atti della Società ligustica di scienze naturali e geografiche, VII (1896), n. 4; T. Bentivoglio, La Galaxaura adriatica Zanard. a Taranto e la sua area di distribuzione nel Mediterraneo, in Nuova notarisia, s. 14, 1903, pp. 110-112; P. Parenzan, I. P. (algologa), in Thalassia salentina, 1967, 2, pp. 173 s.; Id., Puglia Marittima, Galatina 1983, pp. 107-109; La Stazione di biologia marina di Porto Cesareo 1966-1999, Lecce 2000; Scienziati di Puglia, a cura di F.P. de Ceglia, Bari 2007, p. 511.