Interpreti e forme della letteratura teologica nel XII secolo
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Nel XII secolo si alternano diverse forme di letteratura teologica, ideate per assicurare una coerenza organica alla ricca tradizione del sapere teologico patristico e altomedievale: tra i diversi modelli finalizzati alla pianificazione e alla trasmissione dell’unità complessiva di questo sapere, che si confrontano e si influenzano reciprocamente, spicca il modello metodologico impostato da Gilberto di Poitiers e condotto agli esiti più significativi da Alano di Lilla.
Alano di Lilla
Ogni scienza ha le sue regole
Regulae caelestis iuris
Ogni scienza poggia su regole proprie come su propri fondamenti e, tranne la grammatica che si basa interamente sul consenso e sulla volontà degli uomini e le sue regole che sono poste esclusivamente dagli uomini, tutte le altre scienze hanno regole proprie su cui si fondano e da cui sono delimitate, come da confini stabiliti. Così la dialettica ha le sue regole che sono chiamate massime, la retorica ha i luoghi comuni, l’etica le proposizioni generali, la fisica gli aforismi […]. Anche la scienza sopraceleste, cioè la teologia, non può essere derubata delle sue massime. Essa possiede infatti regole di tale dignità, per la loro complessità e sottigliezza, da risultare superiori a tutte le altre. Mentre la necessità di tutte le altre regole vacilla, poiché si fonda esclusivamente sulla consuetudine che si riferisce all’ordinario corso della natura, la necessità delle massime teologiche è assoluta e non vacilla, poiché esse si riferiscono a ciò che non può mutare sia in atto che per natura.
Alano di Lilla, Regulae caelestis iuris, trad. it. di M. Rossini, Brescia, Morcelliana, 2001
I primi esperimenti di teologia sistematica compiuti nel XII secolo risalgono alla scuola di Laon, le cui opere raccolgono, senza analizzarle, un cospicuo numero di autorità bibliche e patristiche, da cui derivano una serie di sententiae, ossia affermazioni perfettamente coerenti con le autorità. L’elaborazione delle raccolte di sententiae, come genere formale e didattico autonomo, consente ai maestri della prima metà del secolo di fissare i cardini dello studio della dottrina cristiana, organizzandolo razionalmente secondo un piano logico unitario, che suddivide la materia teologica nei suoi contenuti essenziali. Le sententiae rappresentano insomma il primo serio tentativo di ordinare tematicamente l’insieme delle problematiche teologiche e di esporle in maniera logica e razionale. A partire dalla seconda metà del secolo, inizia a manifestarsi un’esigenza di riorganizzazione del sapere teologico e di riformulazione della stessa scienza divina, alla luce delle riflessioni di Pietro Abelardo e Ugo di San Vittore.
Il nuovo e fortunato modello della letteratura teologica del tempo è rappresentato dai quattro libri di Sententiae di Pietro Lombardo, in cui sono ordinate in maniera sistematica, con evidenti vantaggi dal punto di vista didattico, le dottrine patristiche sull’Uni-Trinità divina, sulla Creazione, l’Incarnazione e i sacramenti. L’opera è destinata a diventare lo strumento base dell’insegnamento teologico in ambito universitario, nonostante alcune resistenze registrate nell’ambiente francescano oxoniense. Pietro prende le mosse dal metodo del Sic et non abelardiano, ma evita ogni tipo di problematizzazione, preferendo appianare ogni contrasto tra le fonti patristiche. Il Liber sententiarum vale perciò assai più come ordinata e armonica compilazione che non come riflessione speculativa sulle verità di fede: il suo stile consiste anzi nel mimetizzare la propria posizione personale fin quasi a confondersi acriticamente con le diverse posizioni riportate. Il modello del Lombardo trova riscontro nell’opera del suo discepolo Pietro di Poitiers, autore anch’egli di una raccolta organica di Sententiae, mentre la scuola di Pietro Abelardo produce interessanti elaborazioni del progetto teologico del maestro palatino, maggiormente inclini all’approfondimento dialettico delle varie dottrine: basti citare l’anonimo autore dell’Isagoge in theologiam o la raccolta, anch’essa anonima, delle Sententiae Parisienses.
Il modello vittorino, che fonda sull’esegesi biblica la riflessione sui contenuti della fede, è esemplificato dalle grandi sintesi teologiche di Ugo: il de sacramentis, le Sententiae de divinitate e la Summa de sacramentis, il suo capolavoro, definito il primo grande sistema di teologia dogmatica prima dell’epoca universitaria, progettato secondo un piano storico incentrato sull’Incarnazione. Il modello vittorino trova immediatamente numerosi estimatori, tra cui l’anonimo autore della Summa sententiarum, ispirato al contempo anche dalla proposta abelardiana.
Un ulteriore modello, in realtà piuttosto variegato, è quello messo a punto dai seguaci di Gilberto di Poitiers, che distinguono l’esegesi biblica dalla sistematica teologica, applicando i principi formali ricavati dal modello aristotelico-boeziano all’elaborazione della teologia intesa come la massima scienza teoretica. L’eredità di Gilberto, che non ha trasmesso ai suoi discepoli un’opera dotata di respiro ampio e sistematico, si moltiplica in una serie di progetti distinti dal punto di vista formali ma accomunati da un’unica impostazione metodologica, che trova il suo esito più maturo nell’elaborazione di una teologia scientifica in forma assiomatica.
Dopo le prime acerbe prove di teologia sistematica in ambiente porretano (le Sententiae magistri Gisleberti e le Sententiae divinitatis), sono di assoluto rilievo gli sforzi compiuti dai grandi maestri appartenenti alla seconda generazione dei porretani: Simone di Tournai, attivo a Parigi negli anni 1160-1180 e autore di Quaestiones (alla pari di altri suoi contemporanei come Roberto di Melun, Prepositino di Cremona, Oddone di Ourscamp, Stefano Langton), di Disputationes organizzate in base alle varie tematiche discusse tra il maestro e i suoi discepoli e di una Summa theologica ancora inedita; Raoul Ardent, autore dello Speculum universale (o Summa de virtutibus et vitiis), opera prevalentemente ascetico-morale, ma guidata da una solida metodologia scientifica; Alano di Lilla, definito Doctor Universalis per la vastità dei suoi interessi e la varietà della sua produzione teologica, autore di diverse opere di impostazione sommatica e di un originale modello di teologia assiomatica. Il piano organizzativo delle prime summae, apparse poco dopo la metà del secolo in ambiente parigino, è piuttosto simile a quello delle sententiae, ma si caratterizza per un più meditato andamento dialettico, che permette di passare da un tema all’altro con maggiore sicurezza e linearità. Inoltre le summae si differenziano dai modelli enciclopedici onnicomprensivi dell’alto Medioevo e tendono a specializzarsi in diversi campi di indagine, da quello giuridico a quello teologico. Si distinguono inoltre le summae di tipo esegetico e omiletico, in cui il discorso resta ancorato ad alcune auctoritates particolarmente significative, da quelle più propriamente teologiche, in cui è sviluppata l’intera trama del sapere divino. Allo sviluppo di questo genere di letteratura teologica hanno dato un contributo importante personalità quali Prepositino di Cremona, autore di una Summa “ Qui producit ventos ” di ispirazione lombardiana, di un’inedita Summa super Psalterium e di una Summa (o ractatus) de officiis; e Pietro Cantore, autore di una Summa de sacramentis et animae consiliis, di una Summa de vitiis et virtutibus (o Verbum abbreviatum) e della Summa “ Abel ”, un dizionario di termini biblici, teologici e filosofici.
Alano di Lilla sperimenta, in pratica, diverse forme di summa in relazione a differenti progetti teologici. Nella Summa “ Quoniam homines ” prevalgono il procedimento dimostrativo e il metodo speculativo all’interno di un impianto sistematico che prevede tre sezioni, dedicate rispettivamente al creatore, alla creazione e alla restaurazione. Il De fide catholica contra haereticos è invece una presentazione complessiva della fede con chiaro intento apologetico: per combattere gli errori filosofici e teologici degli avversari della fede (catari, valdesi, ebrei e musulmani), l’autore fa ricorso sia a citazioni patristiche che ad argomenti razionali. L’impostazione omiletica è predominante nella Summa de arte praedicatoria (o Ars praedicandi), mentre la cosiddetta Summa “ Quot modis ” è in realtà un esemplare significativo di un altro genere teologico caratteristico del secolo, ossia le Distinctiones, dizionari di termini teologici e filosofici dove la principale preoccupazione è di carattere linguistico e semantico.
Tuttavia il contributo più significativo offerto dai porretani, e da Alano in particolare, all’elaborazione di una teologia sistematica è rappresentato dalla produzione di opere teologiche in forma assiomatica. Già Gilberto di Poitiers approfondisce con particolare acume il modello boeziano del De hebdomadibus, in cui l’individuazione di nove formule assiomatiche sul rapporto tra il concreto e l’astratto è propedeutica alla soluzione della questione della bontà delle cose create. La novità sta nell’introduzione del rigoroso metodo deduttivo, tipico della geometria, in ambito teologico, il che implica un notevole sforzo di astrazione in vista della costruzione della scienza teologica sulla base solida di affermazioni assiomatiche evidenti in sé, che non necessitano quindi di essere provate, formulate sul calco delle proposizioni immediate di cui parla Aristotele negli Analitici Secondi. Il progetto assiomatico gilbertino è ripreso e perfezionato da Alano di Lilla e Nicola di Amiens. Alano è l’autore delle Regulae caelestis iuris, in cui condensa in una rigorosa concatenazione di assiomi la stessa materia teologica argomentata nella Summa “ Quoniam homines ”. Dal punto di vista dottrinale, si riconoscono le influenze del Liber de causis (sintesi di metafisica neoplatonica circolata sotto il nome di Aristotele) e dello pseudo-ermetico Liber XXIV philosophorum.
Per Alano la teologia, al pari delle altre scienze, deve fondarsi su premesse indubitabili, universalmente ammesse: e così, dalla definizione di monade, giunge alla Trinità come relazione e dalla definizione di Dio come causa incausata e forma normalissima deriva che nessun nome può attribuirsi in maniera conveniente alla divinità assolutamente semplice. Sulla base di questo presupposto teologico e linguistico, che risale da un lato allo Pseudo Dionigi e dall’altro alla tradizione agostiniano-boeziana, Alano sviluppa la teoria della translatio dei nomi dalle discipline naturali alla scienza divina, fondata sull’assunto che nessun termine può essere attribuito nello stesso modo a Dio e alle creature. Le prime 115 regole sono dedicate esclusivamente alla teologia, le successive dieci alla filosofia naturale, ma con regole comuni alla teologia, le ultime nove al puro ambito della filosofia naturale, tanto da potersi considerare come prodromi di una scienza metafisica. La prima sezione si suddivide a sua volta in tre parti: la prima consacrata a Dio e alla Trinità, la seconda dedicata alle maggiori questioni di teologia morale, la terza alla cristologia e ai sacramenti. Ciascuna regola appare come il naturale sviluppo delle precedenti e sostiene la costruzione di una vera e propria assiomatica teologica, in cui ogni regola è accompagnata da una breve spiegazione che giustifica la successione delle asserzioni.
L’affermazione dell’immutabile unità divina (“ monas est qua quaelibet res est una ”) è posta al principio dell’enucleazione concettuale delle verità di fede: a partire da questo primo, indubitabile assioma si dipana la successione delle regole. Nicola di Amiens è invece l’autore dell’Ars fidei catholicae dedicata a Clemente III, un breve trattato di teologia deduttiva concepito sul modello degli Elementi di Euclide. L’opera si basa sull’individuazione di alcuni principi primi peculiari della teologia, distinti in definizioni, postulati e assiomi, da cui Nicola deduce coerentemente una serie di verità di fede rigorosamente concatenate. Il programmatico intento apologetico dell’opera trova forma in un’esposizione sintetica e completa dei contenuti della fede, articolata in cinque brevi libri riguardanti l’esistenza di Dio, il mondo, la creazione degli angeli e dell’uomo, il libero arbitrio, la caduta e la redenzione, la Chiesa e i sacramenti, la resurrezione dei morti.