intenza
Il termine è in relazione col latino scolastico intentio nel suo significato di " concetto ", " rappresentazione " (v. INTENZIONE); i commenti latini di Benvenuto e del Serravalle, infatti, rendono l'i. di D. con intentio.
Due volte consecutive è in Pd XXIV 75 e però di sustanza prende intenza, e 78 però intenta d'argomento Iene; il discorso verte sulla fede, definita da D., con s. Paolo, sustanza di cose sperate / e argomento de le non parventi (vv. 64-65); alla domanda, se ‛ intende ' perché la fede è posta insieme tra le sustanze e tra gli argomenti (vv. 68-69), D. risponde che la fede prende i., cioè " concetto e nome ", di ‛ sostanza ' perché gli oggetti di fede-credenza trovano in essa l'esser loro, e la speranza, che ad essi si dirige (cose sperate), si fonda sulla fede come accidente che non ha autonoma permanenza nell'essere (cfr. Benvenuto); prende poi " concetto e nome " di ‛ argomento ', perché dalle proposizioni della fede si procede deduttivamente (silogizzar) alle conclusioni, che sono oggetto di conoscenza teologica. La duplice occorrenza di Pd XXIV influenza la variante intenta del Cortonese in Pd XXX 108, in luogo di potenza; cfr. Petrocchi, ad locum.
Che i. abbia valore di " concetto ", " nome " o " denominazione " è opinione di molti commentatori: " piglia la fede intenzione di sustanzia, cioè d'esser chiamata sustanzia ", dice il Buti, che alla seconda occorrenza chiosa: " intenzione e denominazione d'argomento; cioè s'intende essere e nominasi argomento "; Lombardi: " e come ‛ sostanza ' appellasi ciò che sostiene l'esistenza d'altre ‛ cose ', perciò essa fede ‛ di sostanza ' prende intenza, acquista concetto e nome... E però intenza... e perciò prende nome e concetto di argomento "; secondo il Cesari, i. vale ‛ denominazione ' (rinvia al Buti). ‛ Argomento ' vale qui " mezzo di argomentazione " o " premessa " di un procedimento deduttivo: cfr. Boezio De Dif ferentiis topicis, in Patrol. Lat. LXIV 1174c " Argumentum est ratio rei dubiae faciens fidem ", e Abelardo Scritti di logica, ediz. M. Dal Pra, Firenze 1969², 294: " Argumentum nomen est propositionum quae praemittuntur ad probationem alterius propositionis, sive una praemittatur, sicut in enthymemate vel exemplo, sive plures sicut in syllogismo vel 〈 in > inductione ".
In Fiore CXC 8 sì che 'nver lei [Medea] tornasse la sua 'ntenza (di Giasone), i. significa " amore ", per cui sarà da mettere in relazione con il provenzale entensa (" intendimento, disposizione d'amore "); negli altri casi (XXX 13, XXXIX 1, XLIX 9, CXXXIV 8, Detto 59) vale " intenzione ", " volontà " (v. anche INTENTA).