intendere
Il verbo ha larghissimo impiego in tutte le opere dantesche e variato spettro semantico. Il suo primo significato, che si riconnette al latino intendere animum (talora intendere, assolutamente), è quello di " volger l'animo, la mente ", " prestare attenzione " a qualche cosa e quindi " occuparsi ", " interessarsi " di alcunché, " adoperarsi ", " attendere " a un'attività, " essere intento " in essa. In questo significato è di solito seguito dalla preposizione ‛ a ' più sostantivoo verbo.
Alla definizione fondamentale c'introduce l'esempio di Cv I XI 6 le populari persone... occupate dal principio de la loro vita ad alcuno mestiere, dirizzano sì l'animo loro a quello per forza de la necessitate, che ad altro non intendono. Ma si vedano anche i passi seguenti: due particulette del testo, a le quali si conviene al presente intendere (IV XI 1); tempo d'intendere a la veritade (XIV 2); infimo a quel tempo l'anima nostra intende a lo crescere e a lo abbellire del corpo (XXIV 2); due quistioni, a le quali ne la fine di questo trattato è bello intendere (XXIX 2); solo a divorarlo intende e pugna (If VI 30); asdente, / ch'avere inteso al cuoio e a lo spago / ora vorrebbe (XX 119); con l'ali aperte e a calare intesa (Pg IX 21); A questo [a conseguir ricchezza] intende il papa e ' cardinali; / non vanno i lor pensieri a Nazarette (Pd IX 136); alquanti motti ch'i' voglio ancor dire / a ritenere intendi e a udire (Fiore XLV 3); e, sulla stessa linea, Cv I XIII 11, II I 8, III 1, VII 1, VIII 3, III VI 1, VIII 6, IV I 9, VI 8, XV 17, XXV 3 e 13, XXVII 1, XXIX 4, If XXV 39, Pg IV 4, XXV 60, XXXII 93 (qui sostantivato: quella ch'ad altro intender m'avea chiuso), fiore XXXII 2, CLXX 2, Detto 126. talora, nello stesso significato, regge il complemento diretto, come in Cv II V 18 la forma nobilissima del cielo... gira, toccata da vertù motrice che questo intende, che " attende " appunto a far girare il cielo (e v. Cv II IV 13); oppure altri complementi: l'anima... ne la faccia de l'uomo... tanto sottilmente intende, che... nullo viso ad altro viso è simile (III VIII 7; riprende il più sottilmente quivi adopera del paragrafo precedente); e se 'n cavalleria alcun volesse / intender (fiore CXIV 10); sola de la quale al presente s'intende (Cv IV XXIII 6; qui impersonale: " ci si occupa "); e v. If VII 109, Cv II III 18, IV 13e IV VI 4).
Con un leggero spostamento (che in certi casi lascia parzialmente sovrapposte le due zone semantiche) il verbo trapassa al senso di " tendere ", " aspirare ", " mirare ", " porre impegno " per ottenere un risultato, e anche " darsi ", " volgersi " a qualcosa, ugualmente seguito, in genere, dalla preposizione ‛ a ' più sostantivo o verbo: Qual non dirà falleza / divorar cibo ed a lussuria intendere (Rime LXXXIII 33: qui, per esempio, s'incontrano le connotazioni di " attendere ", " darsi ", e " volgersi "); lo dicitore massimamente dee intendere a la persuasione (Cv II VI 6); E a ciò [a odiare la malizia delle cose] s'alcuna persona intende, la mia eccellentissima donna intende massimamente (IV I 4); lo figlio a la morte del padre intende (XIII 13); lo gran disio / de l'eccellenga ove mio core intese (Pg XI 87). Di questo tipo le occorrenze in Cv I IX 7, 11 XIII 14, XIII 23 massimamente in essa s'intende, III IV 3 ne la quale [loda] principalmente s'intende (si noti in questi ultimi due luoghi la costruzione impersonale, nonché il complemento retto da ‛ in '), IV II 15 (tre volte), IV 9, VIII 8, XVI 9, XXIV 7, Fiore Cv 14, CLXIII 2, CLXX 13.
Per un ulteriore scarto il verbo si approssima all'accezione di " proporsi ", " aver intenzione ", " desiderare ", " volere ". In tale accezione è quasi costantemente seguito dall'infinito, otto volte da ‛ di ' più infinito. Di solito si lega ai disegni di D. stesso e corrisponde, specie nel Convivio, a momenti di delucidazione programmatica, che aprono un varco, oltre le consuetudini proprie dello stile trattatistico, verso l'interno dei motivi preposti dall'autore all'opera sua.
Ciò vale in particolare in quelle frequenti occasioni in cui D. si fa commentatore e interprete di sé stesso: ne la prima [parte di un sonetto] intendo chiamare li fedeli d'Amore... e pregare che mi sofferino d'audire (Vn VII 7); questo dubbio io lo intendo solvere e dichiarare in questo libello (XII 17); intendo fare un generale convivio (Cv I I 11); E se ne la presente opera, la quale è Convivio nominata e vo' che sia, più virilmente si trattasse che ne la Vita Nuova, non intendo però a quella in parte alcuna derogare (I 16); per allegorica esposizione quelle intendo mostrare, appresso la litterale istoria ragionata (I 18); di due macule mondare intendo primieramente questa esposizione (II 1); uno libello ch'io intendo di fare (V 10); in questo capitolo intendo mostrare quattro ragioni (VIII 6); intendo riducer la gente in diritta via sopra la propia conoscenza de la verace nobilitade (IV I 9; cfr. § 10 in questa canzone s'intese a rimedio così necessario); ne la prima [parte] s'intende mostrare che è questa nobilitade; ne la seconda s'intende mostrare come conoscere si puote colui dov'ella è (XVI 2); intendo questo mio Convivio per ciascuna de le sue parti rendere utile (XXII 1); e così, con soggetti diversi (D., Virgilio, Dio, ecc.), in Vn XIX 11 46 Poi la reguarda, e fra se stesso giura / che Dio ne 'ntenda di far cosa nova, e 16, XXXIII 1, Cv I II 11 e 17, V 3, VI 4, VIII 1 e 18, II II 6 e 7, III 12, V 18, VIII 2 e 7, IX 1, III I 13, VII 9 e 14, VIII 3 (due volte), IX 1, XI 7 e 10, XIV 1 e 2 , XV 1,IV I 11, II 5, III 2 e 10, IV 8, VII 4 (due volte), VIII 6, 8,10 e16, X 1 e 2, XI 2, XII 9 e 20, XIII 16, XVI 2 e 8, XXII 2 e 4, XXIV 14, XXVII 1, XXVIII 1, XXX 2; If XXIX 96 di mostrar lo 'nferno a lui intendo; Pg 165 ora intendo mostrar quelli spirti / che purgan sé sotto la tua balìa (dove si annunzia l'intenzione virgiliana di condurre D. attraverso le prime due tappe dell'itinerario gnoseologico e salvifico); Pd VII 100 disobediendo intese ir suso (che sottolinea la volontà maligna del primo peccatore); Fiore XXV 11. Assolutamente in Cv IV VII 7 e XVIII 6, Pd XXXI 58 Uno intendëa, ed altro mi rispuose: uno era il mio intendimento e altra cosa mi trovai a fare.
A parte segnaliamo alcune occorrenze in cui ricorre il participio ‛ inteso ' sia con valore verbale (ispeziale fine, da Dio inteso [voluto] in tanta celestiale infusione, Cv IV V 12), sia con valore aggettivale: l'abito di quelle disposizioni che sono ordinate a lo inteso fine (I V 4); lo processo de lo inteso effetto (III XII 8: lo svolgersi dell'effetto ‛ voluto ' da Dio); è da ritornare al diritto calle de lo inteso [" preordinato ", " programmato "] processo (IV VII 1).
Spesso, come indicativo di ‛ intenzione ', è accompagnato da un sostantivo preceduto da ‛ per ' (in funzione che può definirsi predicativa), sostantivo di cui specifica il senso concettuale o figurato secondo il punto di vista del parlante.
Si vedano a tal proposito i seguenti luoghi: per cielo io intendo la scienza (II XIII 2); per lo due s'intende lo movimento locale (XIV 3); per mente s'intende questa ultima e nobilissima parte de l'anima (III II 16); Per donna gentile s'intende la nobile anima (XIV 9); per questo vocabulo ‛ nobilitade ' s'intende perfezione di propria natura in ciascuna cosa (IV XVI 4); Per queste tre donne si possono intendere le tre sette de la vita attiva (XXII 15); La nobile virtù Beatrice intende / per lo libero arbitrio (Pg XVIII 73); e quindi Vn XXXVIII 6, Cv II VII 8, XI 10, XIII 1, XIV 8 e 21, III V 3, XII 2, IV Le dolci rime 63, I 11, II 12, X 10, XIV 8 e 11 (due volte), XVI 4 e 6, XXV 4, XXVIII 13.
Parallela è la formula ‛ i di ' più sostantivo o pronome, ellittico di un verbo come ‛ parlare ', ‛ riferirsi ', ed equivalente ad " alludere ": questa donna, forse di cui voi intendete (Vn XVIII 4); parla Dio, che di madonna intende (XIX 8 23); l'autoritade del filosofo sommo di cui s'intende (Cv IV VI 17, in costruzione impersonale: cfr. II X 9), e anche VIII 8 e Pd IV 113.
Ancora con riferimento al senso che si vuol dare a una parola, a un concetto, a un fatto, in costrutto attivo o passivo: ‛ peregrini ' si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno stretto... in modo stretto non s'intende peregrino se non chi va verso la casa di sa' Iacopo o riede (Vn XL 6); quando si dice l'uomo vivere, si dee intendere l'uomo usare la ragione (Cv II VII 3); così... in questo proemio prendere e intendere si vuole (IV II 12); e piedi e mano / attribuisce a Dio e altro intende (Pd IV 45), alle quali occorrenze assimileremo quelle di Cv IV II 12, XVI 7, XXII 10, XXIV 1.
Mette in risalto il contrasto fra la sentenza letterale e la sentenza ‛ vera ', in Cv II XII 10 volta la parola fittizia di quello ch'ella suona in quello ch'ella 'ntende, in quello cioè che " vuol significare " realmente (v. per analogia III VIII 21 e IV XVII 2).
La locuzione ‛ s'intende ' può esprimere inoltre cosa evidente, che si dà, come naturale, quasi fosse ‛ si sottintende ': dovunque amistà si vede similitudine s'intende; e dovunque similitudine s'intende corre comune la loda e lo vituperio (Cv III I 5; ma si noti che il secondo membro nel riprendere il primo ne muta leggermente il valore, dimettendo la connotazione dell'ovvietà per dar risalto soprattutto all'esistenza del fatto).
In uno spazio semantico nettamente diverso si collocano le occorrenze che legano i. (in costruzione transitiva, e quindi anche al passivo, e con le normali subordinate oggettive, interrogative indirette, ecc.) a una percezione dell'udito. Questa può riguardare genericamente i suoni: L'angoscia, che non cape dentro, spira / fuor de la bocca sì ch'ella s'intende (Rime CXVI 29: può " essere udita " attraverso i sospiri); Venite a intender li sospiri miei (Vn XXXII 5 1; e cfr. XXXII 3 e 4, XLI 1, Pg XXIX 36); ma più comunemente la parola, sia che essa arrivi confusa, intermittente, o poco intelligibile all'orecchio dell'ascoltatore (Vn III 3 ne le sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche; tra le quali intendea queste: " Ego dominus tuus "; Pg IX 145 or sì or no s'intendon le parole; XIX 75 la parola a pena s'intendea), sia che risulti ben distinta e afferrabile.
In tal caso al senso primario di " udire " si congiunge quasi sempre (parziali eccezioni possono considerarsi If XXIII 76, Pg XX 25 e, meno, XXVI 78), subordinatamente, quello di " capire ", " rendersi conto ": e nominandola, io intesi che dicea di colei che mezzo era stata ne la linea retta che movea da la gentilissima Beatrice e terminava ne li occhi miei (Vn V 2); parole le quali farebbero piangere chiunque le intendesse (XL 4); se intendesse ciò che dentro ascolto, / pietà faria men bello il suo bel volto (Rime CXVI 14); intese cose che furon cagione / di sua vittoria e del papale ammanto (If II 26); S'i' ho ben la parola tua intesa (v. 43); ratto che 'nteser le parole crude (III 102); Quand'io intesi quell'anime offense, / china' il viso (V 109); io divenni tal, quando lo 'ntesi, / qual è colui che ne la fossa è messo (Pg XXVII 14); Quando Venus intese che Vergogna / parlò sì arditamente contra lei (Fiore CCXXI 1). Con lievi oscillazioni espressive, ora in favore della connotazione fonica ora di quella concettuale, rientrano nel presente paragrafo i luoghi di Vn XII 8, 12 20, 16, XXII 7, Rime L 55, LI 7, CIV 42, Cv II Voi che 'ntendendo 9 vi priego che lo mi 'ntendiate, ripreso in VI 5 e ivi glossato (priego loro de lo 'ntendere), If II 50, IV 43, XXIV 130, XXIX 124, Pg XVIII 129, XXX 94, Fiore XLVII 1, XLIX 12, LXVIII 1, Detto 125 e 126.
A un " udire " interno, reso dolente dalla particolare suggestione del verso, si rifà l'esempio di Vn XXIII 19 17 io solo intesi il nome nel mio core. Invece il ‛ sì ' che D. pronunzia per confermare le accuse mossegli da Beatrice nel Paradiso terrestre è tanto fievole che, paradossalmente, solo la vista lo può ‛ udire ' (al quale intender fuor mestier le viste, Pg XXXI 15), cogliendo il movimento delle labbra. Con pari connotazione visiva è da ricordare la variante intese del Cortonese in Pg XXIX 50, in luogo di apprese di assai più larga attestazione nell'antica vulgata del poema; cfr. Petrocchi, ad locum. Altre occorrenze suppongono un " udire con attenzione ": intendi come e perché son costretti (If XI 21); e come e quare, voglio che m'intenda (XXVII 72); or vo' che tu de l'altro intende, / che corre al ben con ordine corrotto (Pg XVII 125); o un meno intenso " prestare orecchio ": el non s'arresta, e questo e quello intende (Pg VI 7); o un " ascoltare " che implica anche il " seguire i consigli " del parlante: Giusti son due, e non vi sono intesi (If VI 73); o un " sentir dire ", " venire a sapere " per interposta persona: però quel che non puoi aver inteso, / cioè come la morte mia fu cruda, / udirai (If XXXIII 19); v. anche Fiore CLXVII 1 e 13.
Il più vasto territorio semantico del vocabolo è tuttavia dominato dall'accezione di " capire ", " penetrare con la mente il significato " di qualche cosa (la costruzione comune è quella transitiva con complemento diretto o con subordinate di vario tipo).
All'origine e al vertice dell'attività intellettiva si pone naturalmente Dio che è intelligenza prima e suprema tale da poter esaurire solo in sé stesso la propria tensione conoscitiva entro un circolo prodigioso di operazioni di cui egli è nello stesso tempo soggetto e oggetto nell'alternanza delle sue persone: O luce etterna che sola in te sidi, / sola t'intendi, e da te intelletta / e intendente te ami e arridi! (Pd XXXIII 125-126; v. anche Rime LXVIII 34). Per Pd XXVII 114 E quel precinto [l'Empireo] / colui che 'l cinge solamento intende, osserva il Sansone: " La parola intende ha qui il suo significato teoricamente e teologicamente più ricco: un intendere che è un far essere, l'atto dell'eterno creare divino che è un'ontologia intellettuale " (Lect. Scaligera III 987.
Le manifestazioni dell'i. divino relativamente al creato e alle creature possono tradursi nelle immagini allegoriche del moto circolare del vedere ': Iddio, che tutto intende (che suo ‛ girare ' è suo ‛ intendere '), Cv III XII 11; Dio non vede, cioè non intende, cosa alcuna tanto gentile quanto questa (la donna-filosofia, XII 14), con riferimento al v. 19 (Non vede il sol, che tutto 'l mondo gira) della canzone Amor che ne la mente.
A un grado inferiore, contro le dottrine correnti nelle scuole di teologia per le quali l'angelica natura / è tal, che 'ntende e si ricorda e vole (Pd XXIX 72), D. confuta la tesi che assegnava agli angeli un processo conoscitivo di tipo umano: gli angeli, puri spiriti, mancanti di percezioni sensibili (il loro stesso ‛ udire ' è un intendere per intelletto, e non per senso, Cv II VI 1), di ‛ fantasia ', d'‛ imaginativa ', e conseguentemente d'intelletto possibile (v.), risolvono tutto l'‛ intelligere ' in intuizione immediata e sempre attuale della verità: etsi aliae sunt essentiae intellectum participantes, non tamen intellectus earum est possibilis ut hominis, quia essentiae tales speties quaedam sunt intellectuales et non aliud, et earum esse nichil est aliud quam intelligere quod est quod sunt; quod est sine interpolatione, aliter sempiternae non essent (Mn I III 7; cfr. anche VE I II 3 e s. Tomm. Sum. theol. II II 180 3 " Haec est autem differentia inter hominem et angelum... quod angelus simplici apprehensione veritatem intuetur, homo autem quodam processu ex multis pertingit ad intuitum simplicis veritatis ").
Gli angeli buoni riconobbero appunto sé da la bontate che li avea fatti a tanto intender presti (Pd XXIX 60). E come pure energie intellettuali sono invocate nel verso iniziale della canzone Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete (Cv II), cui è da apporre la chiosa dell'autore: Questi movitori muovono, solo intendendo, la circulazione in quello subietto propio che ciascuno muove (V 18; e vedi le riprese di II 5, VI 1, XII 9, Rime LXXXIV 4, Pd VIII 37).
Regno dell'intendimento umano è invece il sensibile: delle sustanze partite da materia possiamo avere limitate cognizioni, ma intendere non le potema né comprendere perfettamente (Cv III IV 9; v. per analogia Pd III 39, dove si allude alla dolcezza del Paradiso), il che non è da imputare a colpa: se la mia considerazione mi transportava in parte dove la fantasia venia meno a lo 'ntelletto, se io non potea intendere non sono da biasimare (III IV 11). E così di ogni cosa che per la sua nobiltà e altezza oltrepassa le comuni capacità conoscitive: Ne la quarta [parte di un sonetto] dico come elli [il pensiero] la vede tale, cioè in tale qualitade, che io no lo posso intendere, cioè a dire che lo mio penero sale ne la qualitade di costei in grado che lo mio intelletto no lo puote comprendere (Vn XLI 6; vedi anche al paragrafo successivo, limitatamente alla prima occorrenza); 'l numero, quant'è in sé considerato, è infinito, e questo non potemo noi intendere (Cv II XIII 19); le prime sustanzie, le quali noi non potemo... intendere se non per li loro effetti (XIV 8); io non lo 'ntesi, sì parlò profondo (Pd XV 39); come gli esempi di Vn XLI 12 10, Cv III I 2, III 13, XV 6, Pg XXXII 61, Pd XIV 123 e 126 (con chiaro ricordo di Dan. 12, 8 " Et ego audivi et non intellexi "), XIX 98.
Il senso di " capire ", " rendersi conto ", " far proprio il valore " di un fatto, di un discorso, " distinguere " le parole di un canto o di un grido, è frequentissimo, al livello delle normali esperienze umane: ciò mostrando a chi bene intenderà (Cv I XII 2); intendiamo Iddio aver potuto fare innumerevoli quasi creature spirituali (II IV 15); chi intende lo Commentatore nel terzo de l'Anima, questo intende da lui... (IV XIII 8); Se' savio; intendi me' ch'i' non ragiono (If II 36); se bene intendi ciò che Dio ti nota (Pg VI 93); non fa scïenza, / santa lo ritenere, avere inteso (Pd V 42); se vi piace d'intendere e d'udire (Fiore CXXXII 12); con la serie affine di Vn XII 17, XXIII 13, XXV 6 (due volte), XXVI 4 e 7 11, XXIX 3, XL 9 8, XLI 7 (la seconda occorrenza) e 13 14; Rime LIX 8, LXXV 7, LXXXIII 18; Cv I VI 3, II III 10, IV 8, VI 3 (due volte), X 2 e 4, III Amor che ne la mente 12 (ripreso in III IV 3) IV 3, X 3, XI 13 (sostantivato), XV 19, IV XIII 12, XXI 6; If III 61, IV 51, V 37, XI 97, XVI 77, XIX 59, XXIV 57 e 74, Pg VI 46, XVII 88, XIX 137, XX 138, XXI 117, XXII 38, XXIV 41, XXVIII 48, XXX 107, Pd III 112, IV 61, XIII 1, XIV 120, XV 46, XXI 142, XXII 13, XXIV 68 e 80, XXVI 28; Rime XCIX 3.
Singolare rilievo assume nel linguaggio dantesco l'applicazione del verbo al verace intendimento (Vn XXV 10) di un testo poetico, sia che si tratti di coglierne il senso letterale che di risalire ai significati secondi, allegorici, morali, anagogici: è il ‛ trovar le ragioni ' caro alle ' letture ' medievali (in primo luogo a quelle bibliche e punto centrale dell'autoesegesi dantesca: Questa canzone, acciò che sia meglio intesa, la dividerò più artificiosamente che l'altre cose di sopra (Vn XIX 15); Ma perché lo meo dir utile vi sia, / discenderò del tutto / in parte ed in costrutto / più lieve, si che men grave s'intenda (Rime CVI 56); Canzone, io credo che saranno radi / color che tua ragione intendan bene (Cv II Voi che 'ntendendo 54; parafrasato in XI 7); le scritture si possono intendere... per quattro sensi (I 2); molti... si dilettano in intendere canzoni (III XI 9); la stessa connotazione nei seguenti luoghi: Vn VII 2, VIII 3, XIX 21 e 22, XXVI 8, XLI 9, Rime XCIX 9 e 11, Cv I II 17, VII 11 e 12 (tre volte), X 10, II I 5, 7 e 14,VI 1, VII 1, XI 2, XV 2, 5, 6, 8 e 10(due volte), III IV 13, X 9, IV II 11.
Nell'ambito generico della comprensione intellettiva si distinguono poi alcuni valori più circoscritti: " concepire ": perché intender non si può diviso, / e per sé stante, alcuno esser (Pg XVII 109); chiamano Dei e Dee, avvegna che non così filosoficamente intendessero quelle come Plato (Cv II IV 6; cfr. anche I I 4); " sapere ": prima è da intendere che anticamente non erano dicitori d'amore in lingua volgare (Vn XXV 3); la voglia mia saria contenta / d'intender qual fortuna mi s'appressa (Pd XVII 26), e probabilmente Fiore CVIII 11; " pensare ", " esser dell'opinione ": S'elli intende tornare a queste ruote / l'onor de la influenza e 'l biasmo, forse / in alcun vero suo arco percuote (Pd IV 58); queste contingenze essere intendo / le cose generate (XIII 64); " dedurre ": di questa ragione due grandi ammaestramenti si possono intendere (Cv III I 6).
Qualche occorrenza si presta a una duplice interpretazione, come quella di Cv I I 12 tale vivanda qual io intendo indarno [non] essere ministrata, dove D. può voler esporre la sua " intenzione " di non imbandire invano le vivande delle canzoni, oppure (se si espunge il ‛ non ', inserito per congettura nel Toynbee), esprimere il " convincimento ", la " consapevolezza " di averle inutilmente offerte a lettori che non le hanno comprese. Busnelli-Vandelli, con qualche perplessità, accettano la lezione qui riprodotta, che invece la Simonelli modifica sopprimendo la negazione.
Discusso, ma per motivi concettuali e non testuali, è anche il passo di Cv IV I 8 cercava se la prima materia de li elementi era da Dio intesa, che, con riferimento a questioni largamente dibattute nelle scuole teologiche medievali, offre l'alternativa intesa-‛ voluta ' cioè " creata ", intesa- ‛ intelletta ', " compresa ". Sono per la prima ipotesi il Moore (Studies, IV, Oxford 1917, 140-142; e cfr. Parodi, in " Bull. " XXV [1918] 129) e il Nardi: " la parola intesa vuol dire: avuta di mira come oggetto dell'azione propria " (" Rivista di filosofia neoscolastica " III [1911] 540); " intesa vuol dire fatta oggetto d'azione volontaria e consapevole, e quindi voluta " (Dante e la cultura medievale, Bari 1942, 177); per la seconda si pronuncia il Busnelli (Un famoso dubbio di D. intorno alla materia prima, in " Studi d. " XIII [1928] 47-60; e Convivio, ad l.). Non è però da escludere la compresenza dei due problemi nella mente di D., considerata la stretta connessione ideologica che lega il secondo al primo.
Appartiene soprattutto alla prosa il sintagma ‛ dare a i. ' che ha il senso di " far capire ", " render manifesto ", specie nel corso d'incisi di natura finale: quato numero fue amico di lei per dare ad intendere che ne la sua generazione tutti e nove li mobili cieli perfettissimamente s'aveano insieme (Vn XXIX 2); questa donna fue accompagnata da questo numero del nove a dare ad intendere ch'ella era uno nove, cioè uno miracolo (§ 3); a ciò dare a intendere (Cv II I 2); Salomone dice ‛ sarà ', a dare ad intendere che elli parla a lo adolescente, che non puote essere [glorioso], ne la presente etade (IV XXIV 16); come anche in Vn XLI 7, Cv II VII 6 e 7, X 4, III III 1 e 12 (due volte), VIII 20 e 22, XIV 11, IV II 1, VII 5, XXII 17, Pd XIX 133. In proposizioni di diversa struttura sintattica: voglio dare a intendere quello che lo suo salutare in me vertuosamente operava (Vn X 3); parole, ne le quali io dessi ad intendere de le sue mirabili ed eccellenti operazioni (XXVI 4); in ciò voglio dare a intendere la grande virtù che li suoi occhi aveano sopra me (Cv III X 4); e ugualmente in Vn XXI 7, Cv III IX 3.
Analogo valore sintagmatico ha il modulo ‛ fare i. ', in Fiore CXLVII 13 a cui intender facea che 'l su' disdotto / mi piacea più che null'altro che sia, con la variazione di CLXXXIX 3 lui faccia intendente [gli faccia credere] che si duole / d'una sua gotta.
A un diffuso provenzalismo (s'entendre en) si rifà ‛ intendersi in ' per " amare ", limitato a Pg XV 73 E quanta gente più là sù s'intende, / più v'è da bene amare (dove la preposizione è contratta nell'avverbio di luogo) e Fiore CLXX 3 in quel cotal non vo' che tu t'intenda, ma forse riconoscibile anche in Cv III XII 14 Oh nobilissimo ed eccellentissimo cuore che ne la sposa de lo Imperadore del cielo s'intende.
A sé sta l'accezione " si volge ", " s'incurva " (Lo cerchio che nel mezzo di questi s'intende, Cv III V 8), per la quale v. F. Angelitti, Sito, forma e dimensioni del Purgatorio dantesco, Palermo 1906, 26.