innovazione
Caratteristiche e modalità dell’innovazione
L’innovazione si distingue dall’invenzione (➔), che in genere la precede, in quanto richiede che la novità sia effettivamente commercializzata o utilizzata per la produzione di beni o servizi venduti sul mercato (J.A. Schumpeter, Theorie der wirthschaftlichen Entwicklung, 1911). Non sempre, però, un’invenzione dà luogo a un’innovazione, dato che una nuova idea, anche se originale dal punto di vista scientifico o tecnologico, può non trovare un’applicazione commerciale. Alcune innovazioni, inoltre, non sono il risultato diretto di nuove idee scientifiche o tecnologiche e si basano, per es., su conoscenze già esistenti o su miglioramenti organizzativi interni alle imprese. Il caso più frequente è quello di un ritardo temporale fra invenzione e innovazione, dato che spesso le due novità nascono in contesti differenti: in genere un’invenzione ha luogo in laboratori di ricerca o nelle università con l’apporto di tecnici o scienziati, mentre un’innovazione nasce tipicamente nelle imprese che hanno principalmente obiettivi economici.
L’intensità dell’attività innovativa può essere misurata dalla quota di reddito investita in attività di Ricerca e Sviluppo (➔), o R&S, definita come il complesso di lavori creativi intrapresi in modo sistematico per accrescere l’insieme delle conoscenze esistenti o per utilizzarle a fini applicativi. Nel 2009 la spesa in R&S dei Paesi OCSE era circa il 2,4% del loro PIL e le imprese ne conducevano direttamente circa il 67%, finanziandone circa il 60%. Le innovazioni delle aziende, oltre alla R&S, hanno anche altri input, come le attività non formalizzate di apprendimento basato sull’esperienza e sull’uso di tecnologie già esistenti. L’output dell’attività innovativa può essere misurato con il numero di brevetti depositati presso i principali uffici internazionali. Non tutti i brevetti, però, sono effettivamente utilizzati a scopi commerciali e solo una parte delle innovazioni si basa su brevetti. Alcune sono, infatti, di natura incrementale e non possiedono le caratteristiche necessarie per essere brevettate. Molte imprese, inoltre, preferiscono seguire strategie diverse, come la segretezza o l’introduzione di innovazioni complementari, per appropriarsi dei vantaggi economici dell’innovazione.
In termini generali l’attività innovativa può essere descritta come un processo che richiede due elementi: da un lato, la soluzione di un problema, come per es. il miglioramento dell’aerodinamica di un velivolo, la trasformazione di calore in movimento, o la riduzione delle inefficienze organizzative di un’unità produttiva; dall’altro, il rispetto dei vincoli economici, come i costi, la domanda di mercato e la concorrenza di altre imprese (Technical change and economic theory, ed. G. Dosi et al., 1988). In relazione al primo elemento, il problema da risolvere è spesso definito in modo impreciso, in quanto le informazioni disponibili non consentono una rapida e automatica soluzione, che richiede invece dosi importanti di scoperta e creatività. Cruciali sono le opportunità tecnologiche offerte dall’insieme delle conoscenze disponibili. In relazione al secondo elemento, i vincoli economici contribuiscono a determinare le condizioni di appropriabilità dei vantaggi privati dell’innovazione e quindi, oltre a essere una misura del loro successo, definiscono gli incentivi economici.
Le opportunità tecnologiche e le condizioni di appropriabilità aiutano a spiegare le caratteristiche eterogenee con le quali l’innovazione avviene in diversi settori economici. Secondo la tassonomia di K. Pavitt (Sectoral patterns of technical change, toward a taxonomy and a theory, «Research and Policy», 1984, 13, 6), è possibile identificare 4 gruppi principali. Negli ambiti dominati dai fornitori (per es., l’agricoltura, le industrie alimentari, tessili e dell’abbigliamento) prevalgono le innovazioni di processo, in genere incorporate in beni capitali o in input intermedi. Le opportunità tecnologiche offerte dalle conoscenze esistenti sono relativamente limitate e le condizioni di appropriabilità piuttosto basse, data la facilità di imitazione e la prevalenza di concorrenza di prezzo. Nei settori dei fornitori specializzati (per es., la fabbricazione di macchine e di apparecchi meccanici e quella di strumenti e apparecchi di precisione) prevalgono le innovazioni di prodotto, che spesso diventano beni capitali in altre industrie. Le opportunità tecnologiche sono molteplici e le conoscenze rilevanti provengono da attività di ingegneria incrementale e non richiedono forti investimenti in attività di R&S. Competenze idiosincratiche e acquisite in modo cumulativo rendono alte anche le condizioni di appropriabilità delle imprese che le detengono. Nelle aree ad alta intensità di economie di scala (per es., la fabbricazione di autoveicoli e dei mezzi di trasporto, la fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo) sono frequenti innovazioni sia di processo sia di prodotto, grazie all’interazione con i fornitori e con i clienti. Le opportunità tecnologiche derivano dalle conoscenze sviluppate anche con uso dei propri macchinari e dall’integrazione verticale e sono favorite da investimenti rilevanti in R&S. Per appropriarsi dei vantaggi economici delle innovazioni le imprese puntano a raggiungere dimensioni adeguate. Nei settori basati sulla scienza (per es., la fabbricazione di alcuni prodotti chimici e farmaceutici, le biotecnologie e la fabbricazione di computer e di prodotti elettronici), infine, le innovazioni sono strettamente legate ai progressi scientifici. Le opportunità tecnologiche sono enormi, ma per sfruttarle è necessario investire in R&S e, in alcuni casi, avere legami con laboratori di ricerca pubblici e universitari. Soprattutto nei settori della farmaceutica e delle biotecnologie l’appropriabilità dipende dalle strategie brevettuali.