indebitamento
L’atto, il fatto di indebitarsi; l’essere indebitato per la pubblica amministrazione o per un operatore privato.
Nel bilancio dello Stato è l’ammontare delle spese non coperte dalle entrate ordinarie dello Stato, quindi finanziabili attraverso operazioni di indebitamento. Queste prevedono l’emissione di titoli del debito pubblico a scadenza media (Buoni Ordinari del Tesoro, di durata annuale, ➔ BOT) o lunga (Certificati di Credito del Tesoro, con durata pari a 7 anni, ➔ CCT; Buoni Pluriennali del Tesoro, con durata di 3, 5, 10 e 30 anni, ➔ BTP). La collocazione dei titoli del debito pubblico sul mercato finanziario avviene mediante aste; il rendimento è pertanto stabilito dalle condizioni della domanda e dell’offerta. In casi eccezionali lo Stato può finanziare il deficit, o rinegoziare il debito pubblico, stipulando finanziamenti con istituzioni internazionali. In generale l’i. pubblico tende a incrementare il tasso d’interesse di mercato producendo, pertanto, un effetto di spiazzamento (➔) sull’attività d’investimento privata.
Nell’economia aziendale è stato dimostrato come le operazioni di i. possano accrescere la redditività dell’impresa grazie al cosiddetto effetto leva. A tale conclusione si è giunti per merito dei lavori pioneristici di F. Modigliani e M.H. Miller (1958 e 1963), meglio noti come il teorema di Modigliani-Miller (➔ Modigliani-Miller, teorema di) o dell’equivalenza della struttura finanziaria. Gli autori dimostrano come in presenza di talune condizioni (mercati dei capitali perfetti; informazione perfettamente distribuita; utili operativi attesi costanti e di importo uguale agli utili operativi correnti; assenza d’imposte sul reddito delle società; assenza di costi di fallimento diretti o indiretti; capacità di indebitarsi a qualunque livello al medesimo tasso d’interesse) per le imprese sia indifferente ricorrere al finanziamento con capitale proprio o altrui. Quando, però, le condizioni sottostanti al teorema vengono meno, il debito può accrescere la redditività dell’azienda. Tale circostanza si realizza, in particolare, in presenza di imposte sul reddito d’impresa. Normalmente gli oneri finanziari sono deducibili dal reddito; al contrario, la remunerazione dei soci è assoggettata a doppia tassazione (una volta in capo all’impresa, una seconda volta in capo al socio). Al crescere del rapporto di i., pertanto, aumenta il risparmio d’imposta dovuto alla tassazione aziendale. Definendo la redditività dell’investimento come il rapporto fra il rendimento e il capitale apportato dal socio, si può evidenziare come, nell’ipotesi limite che vuole l’impresa integralmente finanziata da fonti esterne, la redditività dell’investimento tenda all’infinito. Il teorema di Modigliani - Miller ha sollevato accesi dibattiti, raccogliendo plausi e critiche. Tra queste ultime si segnala l’eccessiva semplificazione della realtà: al crescere del debito, infatti, aumentano le possibilità di dissesto aziendale, soprattutto a causa delle difficoltà nel prevedere rendimenti futuri costantemente positivi. La letteratura economica ha evidenziato, inoltre, come all’espandersi del rapporto d’i. aziendale si incrementino le possibilità di condotte opportunistiche (➔ anche azzardo morale) da parte dei prenditori. Tale circostanza accresce il costo dell’i. in misura pari al costo da sostenere per monitorare gli amministratori dell’impresa (costi d’agenzia). M. Jensen e W. Meckling (Theory of the firm: managerial behavior, agency cost and ownership structure, «Journal of Financial Economics», 1976, 1) hanno dimostrato come il vantaggio del debito abbia un andamento parabolico, dapprima crescente e poi decrescente.