Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
L’Ottocento è stato chiamato il secolo protestante per la vitalità dimostrata dalle Chiese riformate, ma anche perché il protestantesimo viene considerato come la religione della libertà interiore, in contrapposizione al cattolicesimo, e perché la sua diffusione in aree avanzate ne facilita l’associazione all’idea di progresso economico. In area protestante, tuttavia, si possono riconoscere orientamenti non molto diversi da quelli della Chiesa cattolica.
Le Chiese riformate
Nell’area protestante si possono riconoscere tre grandi correnti. La prima corrente è quella dell’ortodossia, guidata da un’élite che condivide interamente il sistema di valori predominante nella società del tempo e tanto salda da svolgere, ad esempio, un importante ruolo in Germania nel resistere alla teologia sincretistica tra calvinismo e luteranesimo, voluta dal re di Prussia Federico Guglielmo III (Unione prussiana, 1817-1835). La seconda grande corrente è quella dei movimenti di risveglio che si vanno moltiplicando in tutta l’area riformata; si tratta di comunità libere, fondate sull’associazione volontaria dei membri, come i pietisti, i fratelli moravi, i metodisti e i quaccheri, che promuovono un ritorno alla pratica religiosa e danno vita a una serie di opere di assistenza e di propaganda. Infine, la corrente liberale ha un ruolo importante nel processo di secolarizzazione della società e, come il cattolicesimo liberale, è strettamente collegato al movimento politico che persegue la separazione della Chiesa dallo Stato.
In contrasto con l’ortodossia, la teologia liberale si riallaccia al razionalismo settecentesco e critica la Bibbia dal punto di vista filologico e storico. David Friedrich Strauss contesta la verità delle narrazioni evangeliche e, nei Discorsi sulla religione, Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher giunge ad affermare che la scelta religiosa riguarda ogni singolo individuo, per cui deve essere sempre garantita la libertà di coscienza, e per questa via si arriva alla Vita di Gesù di Ernest Renan. La teologia liberale si afferma in Europa e negli Stati Uniti, favorendo la frammentazione delle sette e nello stesso tempo ponendole in contrasto sia con le comunità ortodosse dei vecchi luterani, sia con i vecchi riformati, tanto da fare sorgere la questione dell’effettiva appartenenza dei liberali alle chiese protestanti.
Chiese riformate e società
In Paesi di tradizione calvinista si sviluppa il principio della separazione della Chiesa dallo Stato (tra l’altro, nella prima metà del secolo, in Scozia e in Svizzera nascono le prime Chiese riformate che si oppongono a quelle nazionali), mentre anche all’interno del luteranesimo si levano proteste contro le Chiese di Stato, come le polemiche di Søren Kierkegaard.
Espressione della ricchezza di iniziative nel mondo protestante è la forte espansione missionaria che accompagna l’espansione coloniale di alcune grandi potenze. Ma notevoli sforzi in questo senso vengono compiuti anche in terre tradizionalmente ortodosse; in particolare in Russia, a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, si moltiplicano i mennoniti e i battisti che nelle campagne costituiscono esempi di comunità cristiane, organizzate su base comunistica. Con l’emigrazione, in America si diffondono le confessioni luterane e calviniste nelle loro diverse articolazioni, mentre la confessione anglicana – liberatasi, dopo il distacco delle colonie, dalla dipendenza dalla madrepatria – si organizza in una Chiesa episcopale fondata sui Trentanove articoli e sul Libro della preghiera comune. Il collegamento tra le Chiese anglicane è tenuto da un consiglio di vescovi, che si riunisce ogni dieci anni, presieduto dal primate di Canterbury e stabilito nel 1867: la conferenza di Lambeth.
Intensa è anche l’attività assistenziale. In Germania, per esempio, Giovanni Falck istituisce le scuole domenicali per i poveri e Giovanni Enrico Wichern fonda alcune istituzioni come la Casa rozza (Rohes Haus) per i senza tetto, oltre a dare vita alle missioni interne. In Inghilterra l’attenzione per i ceti più umili della società era aumentata al tempo della Rivoluzione francese, quando la Chiesa anglicana aveva rafforzato le proprie strutture e aveva intensificato la predicazione per arginare la diffusione di idee sovversive dell’ordine costituito. Dalla metà del secolo, poi, tutti i gruppi moltiplicano le iniziative di carattere sociale dirette ad alleviare la miseria della classe operaia e ad arginare fenomeni come l’alcolismo che si diffonde con il progredire dello sviluppo industriale e delle conseguenti tensioni sociali. L’Inghilterra vittoriana, inoltre, mette in campo notevoli forze anche contro il ballo, il fumo e i giochi, e proprio in quel clima viene istituito l’Esercito della salvezza (1865), per riportare alla società regolare i devianti, come le prostitute, i delinquenti e gli ubriachi.
Il protestantesimo dimostra minore aderenza ai tempi nel riconoscere il proletariato come un nuovo protagonista della vita politica e sociale. Tuttavia, se la corrente ortodossa continua ad attribuire allo Stato la soluzione della questione sociale, molti gruppi giungono a valutare la società nelle sue nuove dinamiche, e nell’ambito del protestantesimo si forma così il socialismo religioso dell’inglese Kingsley o del tedesco Weitling.
Anglocattolicesimo
Nell’anglicanesimo si distinguono una Chiesa bassa (Low Church) e una Chiesa alta (High Church), al cui interno si sviluppa l’anglocattolicesimo, alcuni anni dopo l’abolizione, nel 1829, del Test act (che imponeva a tutti i membri del governo la confessione anglicana) e la conseguente ammissione dei cattolici alle cariche pubbliche. In occasione dell’abolizione di alcuni vescovadi in Irlanda, nel luglio del 1833 si apre una crisi, in seguito alla quale vengono pubblicati gli Opuscoli per il tempo presente (Tracts for the Time, 1833-1841) che contestano sia il metodismo, sia il latitudinarismo e prospettano una “via media” tra il cattolicesimo e il protestantesimo radicale. I trattariani, tra i quali ha un posto di rilievo Henry Newman, rivalutano la vita monastica, la pratica sacramentale e liturgica, e affermano che la Chiesa anglicana non è parte delle Chiese riformate. In sostanza, quindi, si delinea un’apertura verso la Chiesa orientale e quella cattolica che sarà caratteristica del movimento di Oxford, in cui confluiscono i trattariani e la cui influenza si esercita soprattutto sulle classi elevate. Il movimento resta vitale fino al 1845, quando Newman si converte al cattolicesimo; da allora nelle file del cattolicesimo affluiscono numerosi convertiti, tra cui Henry Edward Manning che intraprende un’opera di proselitismo nella classe operaia e si dedica a migliorarne le condizioni di vita.
Il protestantesimo ecumenico
La scarsa compattezza del protestantesimo, dovuta alla preminenza attribuita alla parola di Dio sulla Chiesa come istituzione, rende le confessioni riformate molto permeabili alle critiche. Di conseguenza, nelle Chiese protestanti si delineano movimenti di restaurazione, come il neoluteranesimo in Germania e il movimento di Oxford, ma alla fine del secolo si manifesta in tutta la sua forza la spinta interna alla disgregazione, favorita tra l’altro dalla corrente liberale, soprattutto nei Paesi anglosassoni, dove presbiteriani, congregazionalisti, metodisti, battisti, quaccheri, pentecostali e “fratelli” mostrano la tendenza a ulteriori frammentazioni.
Per fare fronte al rischio di questo sgretolamento confessionale, sorgono organizzazioni di collegamento, in genere di carattere federativo, che riuniscono individui o gruppi i cui orientamenti siano sostanzialmente comuni. A partire dalla metà del secolo si può parlare di una tendenza ecumenica che investe i singoli fedeli; sono così istituite l’Alleanza evangelica universale (1846) e l’Unione cristiana dei giovani (1844), e più tardi la Federazione mondiale degli studenti cristiani (1895). In seguito, la ricerca di convergenze si manifesta anche per quanto concerne le Chiese, che mirano a evitare un’eccessiva divaricazione tra le rispettive dottrine. Vengono allora fondati il Sinodo pananglicano (1867), l’Alleanza luterana internazionale (1868) e, tra i calvinisti, l’Alleanza riformata mondiale (1875), il Consiglio ecumenico metodista (1881), l’Unione di Utrecht delle Chiese vecchio-cattoliche (1889), il Consiglio internazionale delle Chiese congregazionaliste (1891), l’Alleanza battista universale (1905) e la Federazione luterana mondiale (1923). Passi ulteriori nella direzione di una concezione religiosa di impronta ecumenica vengono compiuti con il Comitato internazionale del progresso religioso (1900), che si trasformerà in Associazione internazionale per la libertà religiosa (1925), e con una Conferenza missionaria mondiale (Conferenza di Edimburgo, 1910) che si porrà l’obiettivo di coordinare le iniziative missionarie protestanti, dopo che la loro divisione e le specificità confessionali dei gruppi che le dirigono si saranno dimostrate un motivo di scarsa credibilità agli occhi delle popolazioni da convertire.