IBICO ("Ιβυκος, Iby̆cus)
Poeta greco, nato a Reggio da un certo Fitio (Phytios), che pare essere stato uno dei legislatori di quella città, visse nella seconda metà del sec. VI a. C., e appartenne a famiglia aristocratica. Sembra, anzi, che in un certo momento gli fosse perfino offerta la possibilità di dominare in Reggio, e che rifiutasse tale onore. Non sappiamo nulla della sua gioventù, quantunque si possa dire che egli si formò alla scuola lirica di Stesicoro, anche se non ne fu diretto discepolo. Pare che viaggiasse molto. Certo fu a Samo, dove si trattenne a lungo alla corte del tiranno Policrate, ciò che spiega qualche allusione a fatti e persone d'Oriente inseriti nei suoi frammenti, e permette d'interpretare con esattezza un suo carme scoperto recentemente, nel quale, dopo aver rifiutato di cantare le gesta degli eroi, celebra i giovani più belli concludendo con l'elogio della bellezza di Policrate.
Una leggenda, che non par molto antica, lo fa morire di morte violenta per mano di ladroni, che lo avrebbero assalito a Corinto o a Reggio. Egli avrebbe invocato la vendetta di uno stormo di gru che passavano nel cielo al momento dell'attentato. Uno dei briganti, rivedendo le gru poco dopo, mentre stava al teatro avrebbe esclamato in tono di scherno: "ecco le gru di Ibico". Arrestato e costretto a confessare, fu condannato a morte con i complici.
Gli antichi conoscevano sette libri di poesie di I., ma, dati gli scarsi frammenti pervenutici, ignoriamo come e perché fossero distribuite in tal modo. Possiamo tuttavia dire che esse erano sostanzialmente di due specie: carmi lirici di contenuto eroico, sulla traccia già segnata da Stesicoro, e poesie di amore, soprattutto di lode di bellezze maschili. In queste si manifesta più vivo e forte il calore del poeta, il suo entusiasmo e spesso la sua passione, che appare anche come il suo tormento, e si rileva in ardore di espressione, che si rispecchia nella varietà e nella concitazione dei metri soprattutto di ritmo dattilico, e nella ricchezza del linguaggio fiorito. I frammenti sono raccolti nell'Anthologia lyrica del Diehl, v, p. 48 segg., a cui si deve aggiungere Pap. Oxyrh., XVII, 2081.
Bibl.: Schmid-Stählin, Gesch. der Griech. Lit., I, p. 489 segg.; meno completo Maas, in Pauly-Wissowa, Real-Encyckl., IX, col 816 segg.; buone anche le pagine dedicate al poeta da U. Mancuso, La lirica greca classica in Sicilia e nella Magna Grecia, Pisa 1912, p. 295 segg. Per l'interpretazione del canto su Policrate, cfr. U. v. Wilamowitz, Pindaros, Berlino 1922, p. 508 segg.