HIV
(in it. pronunciata <àkka i vu>). – Sigla di Human immunodeficiency virus, un retrovirus che causa una serie di alterazioni a carico dei linfociti infettati tali da indurre nel tempo una grave forma di immunodeficienza, nota come sindrome da immunodeficienza acquisita (v. AIDS). L’HIV è presente nei liquidi biologici dell’organismo, quali il sangue, il liquido spermatico, le secrezioni vaginali, il latte materno e, in misura molto limitata, la saliva e il sudore. Il virus viene principalmente trasmesso mediante le seguenti modalità: contatto sessuale (eterosessuale o omosessuale) non protetto; contatto con sangue infetto o con derivati del sangue infetti; dalla madre malata al neonato.
Caratteristiche dell’infezione. – L’HIV infetta e uccide le cellule che presentano il recettore CD4 sulla loro superficie. La maggior parte di queste cellule è costituita da linfociti T, che hanno un ruolo chiave nella risposta immunitaria ai patogeni e ai tumori. Subito dopo l’infezione, un’iniziale moltiplicazione del virus avviene nel sito di entrata, mentre un’estesa replicazione si ha a livello dei tessuti linfoidi, ossia i linfonodi, la milza, il fegato, il midollo osseo e l’intestino. Macrofagi e cellule di Langerhans sono infettati, ma non vengono uccisi; queste cellule costituiscono, pertanto, una riserva fondamentale del virus e forniscono ai virioni la possibilità di spostarsi attraverso l’organismo. All’interno dei linfonodi, i virioni che si generano rimangono intrappolati e infettano nuovi linfociti T CD4+. Poiché il principale bersaglio dell’HIV sono cellule T CD4+, che hanno un ruolo chiave nella risposta immunitaria, il risultato dell’estesa replicazione del virus ai danni di queste cellule porta a un progressivo indebolimento della risposta immunitaria verso molti patogeni e verso alcuni tipi di tumori. Pertanto, finché il numero delle cellule T CD4+ è sufficientemente alto da assicurare un’immunosorveglianza, molte delle infezioni da differenti agenti patogeni sono controllate efficacemente. Quando un numero significativo di queste cellule è distrutto e non più rimpiazzato, insorgono molteplici infezioni e alcuni tipi di tumore, portando, infine, all’AIDS conclamato.
Diffusione di HIV a livello mondiale. – Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e il Joint United Nations programme on HIV/AIDS (UNAIDS), alla fine del 2009 erano globalmente circa 33.300.000 gli individui che vivevano con l’infezione da HIV, la maggior parte dei quali residente nei paesi in via di sviluppo. Rispetto agli anni precedenti, la prevalenza (numero totale di malati in un dato momento) stimata ha iniziato a stabilizzarsi. La regione geografica più colpita è l’Africa subsahariana, con 22.400.000 di HIV-positivi (il 67% delle infezioni totali) e con quasi il 90% del totale dei bambini infettati. La tendenza è al ribasso, poiché il trattamento con farmaci antiretrovirali ha raggiunto un maggior numero di persone, tuttavia in Africa subsahariana l’AIDS rimane ancora la prima causa di morte. L’incidenza dell’infezione da HIV (il numero di nuovi individui infettati con il virus nella popolazione, per anno) è un parametro fondamentale da controllare, poiché le persone con una nuova infezione contribuiscono ad accrescere il numero totale di quelle che vivono con HIV e sono una potenziale fonte di ulteriore trasmissione del virus. L’incidenza globale ha avuto un picco verso la fine degli anni Novanta del 20° sec., con una media di oltre 3.000.000 di nuove infezioni per anno. Il numero stimato di persone che hanno contratto l’infezione da HIV nel 2009 è di circa 2.600.000, con oltre i 2/3 delle nuove infezioni avvenute in Africa subsahariana. La tendenza alla stabilizzazione della prevalenza e a una leggera riduzione dell’incidenza è probabilmente il risultato di programmi di prevenzione che hanno influito sul controllo dei comportamenti a rischio.
Diffusione di HIV in Italia. – Dal 1982, anno della prima diagnosi in Italia, al 2010, sono stati notificati al Centro operativo AIDS, attivo presso l’Istituto superiore di sanità, circa 63.000 casi di AIDS. Nel 2010 sono stati diagnosticati 5,5 nuovi casi positivi ogni 100.000 residenti, e quasi una persona su 3 diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera. L’età media alla quale è diagnosticata la sindrome è andata gradualmente aumentando, dai 26 anni delle donne e i 29 degli uomini nel 1987 ai 35 per le donne e i 39 per gli uomini nel 2010. La maggioranza delle nuove infezioni è attribuibile a contatti sessuali non protetti: nel 2010 hanno costituito l’80,7% di tutte le segnalazioni e tra questi i contatti eterosessuali rappresentano la modalità di trasmissione più frequente. Per quanto riguarda i casi di AIDS pediatrico (pazienti con età inferiore a 13 anni) si è registrata una cospicua diminuzione a partire dal 1997, dovuta all’applicazione delle linee guida relative al trattamento antiretrovirale delle donne in gravidanza per ridurre la trasmissione verticale. Come suggerito da simulazioni con modelli matematici sull’andamento dei casi di AIDS, la loro repentina diminuzione negli ultimi anni non è attribuibile a una riduzione delle nuove infezioni da HIV, ma è una conseguenza dell’effetto delle terapie antiretrovirali combinate. In Italia un sistema nazionale di notifica delle nuove diagnosi di infezione da HIV è stato istituito solo con il d. m. 31 marzo 2008 (G.U. n. 175, 28 luglio 2008). Dopo un picco di infezioni verificatosi alla fine degli anni Ottanta del 20° sec., vi è stata una progressiva diminuzione dei nuovi casi di infezione fino alla fine degli anni Novanta. Successivamente, il numero di nuove infezioni si è stabilizzato e risulta addirittura in aumento in alcune zone; questo andamento potrebbe costituire il preludio a una possibile riattivazione dell’epidemia in numerose aree del nostro Paese. Anche le caratteristiche di coloro che oggi si infettano con l’HIV sono cambiate nel tempo: in generale, non si tratta più di persone giovani e prevalentemente tossicodipendenti, ma piuttosto di adulti maturi che si infettano attraverso i rapporti sessuali.