HERERO (sing. Omu-herero; pl. Ova-herero)
Popolazione negra dell'Africa sud-occidentale appartenente alla grande famiglia bantu. Son designati dagli Ottentotti col nome di Damara (v.). Era divisa in tre gruppi: gli Ovaherero nel Damaraland, gli Ovambandjeru, più a est, nelle piane sabbiose dell'Omaheke (una frazione dei Beciuana conquistata e assimilata dagli H.), gli Ovatjimba nella parte settentrionale del Kaoko. Le loro tradizioni li fanno venire dal N. (forse nel 1600 d. C.) e il tipo fisico di taluni individui e anche certi elementi della loro religione farebbero pensare a remote influenze camitiche. La cultura materiale rientra nel tipo prevalente fra i Bantu meridionali: grande allevamento dei bovini e agricoltura, capanne ad alveare coperte d'argilla, vesti di pelli, armi e omamenti di ferro. I ragazzi all'epoca della pubertà sono sottoposti a riti d'iniziazione con l'avulsione e la limatura degli incisivi. La tribù è divisa in clan matriarcali (omaanda). La religione è basata sul culto degli antenati: un fuoco sacro è tenuto perennemente acceso dalla figlia maggiore del capo, la quale per ciò è destinata a rimanere nubile, nel centro del circolo delle abitazioni, presso il craal del bestiame. I Herero superstiti dalle campagne che furono condotte contro di loro dai Tedeschi (v. appresso), si sono concentrati a vivere in numero di 18.000 circa intorno a Otjihaēnena, Omburo e Waterberg.
Lingua. - La lingua herero (otji-herero) è parlata dagli Ovaherero nel Damara (v. damara, XII, p. 264), nell'ex colonia tedesca dell'Africa sud-occidentale, che è attualmente mandato inglese, da circa 75.000 individui. Appartiene alla grande famiglia delle lingue bantu (v. bantu, VI, pagina 97 e seguenti), sezione sudoccidentale (decimo gruppo di Johnston). Il Herero si differenzia dalle altre lingue bantu dell'Africa occidentale perché presenta vocali palatali dove sovente gli altri idiomi hanno vocali postpalatali e viceversa, e perché conserva intatte delle consonanti che in parecchie altre lingue bantu sono state palatalizzate (p. es. -ṯano "cinque" [da protobantu - tano]; cfr. invece Pedi -ss con lunga sottoscrittaano; Konde -haṇo; Sango -sano).
Le campagne dei Tedeschi contro gli Herero. - La rivolta dei Herero fu provocata dai duri sistemi tedeschi e dal conseguente malcontento, che andò crescendo specie quando il governo cominciò a indemaniare terreni per darli in concessione ai coloni tedeschi e impose la vaccinazione obbligatoria del bestiame. L'occasione alla rivolta fu offerta dall'insurrezione di una tribù ottentotta dell'estremo SE. per domare la quale le scarse forze della colonia dovettero accorrere al sud. I Herero ne approfittarono e il 14 gennaio 1904 trucidarono il piccolo presidio di Waterberg. Da Ontjo una compagnia tedesca accorse e batté i ribelli, ma senza altro risultato che di sospingerli al centro della colonia; l'intervento di una seconda compagnia migliorò la situazione e i Herero si ritirarono verso nord e verso est; la situazione rimaneva tuttavia grave. Il governatore, ten. col. Th. Leutwein, formò con parte delle forze già giunte due colonne mobili dirigendole verso le zone principali di raccolta dei ribelli. Col resto delle forze si portò a Okahanaja in attesa di nuovi rinforzi. La colonna dell'est, partita da Windhoek alla metà di febbraio, occupò Gobabis ed Epukiro e risalendo quindi le valli dell'Epukiro e del Nosob si diresse verso il Waterberg. Ma giunta. a Onjati dovette arrestarsi in attesa di riprendere il 10 aprile le operazioni insieme col corpo principale. La colonna dell'ovest batté gl'insorti a Otjihinamaparero, e si diresse quindi al sud per riunirsi al corpo principale. Questo giunse l'8 aprile a Otjosasu e mosse il 9 contro i Herero; ma la colonna dell'est non poté concorrere all'operazione perché nuovamente battuta dai ribelli, sicché il grosso, dopo un combattimento di esito incerto a Onganjira, dovette ritornare a Otjosasu; mosse nuovamente il 13 aprile verso l'alto Swakop, ma accerchiato dai ribelli a Oviumbo poté a stento battere in ritirata. Allora i ribelli si ritirarono indisturbati verso il nord per raccogliersi sul Waterberg e continuare la resistenza.
Intanto il governo disponeva per l'invio di nuovi ingenti rinforzi, che giunsero in Africa fra l'11 giugno e il 20 luglio. Il comando di tutte le forze venne affidato al gen. L. von Trotha. Questi, dispose per un'avanzata verso il Waterberg, che avvenne nel mese di luglio e ai primi di agosto. I Herero furono accerchiati ma riuscirono ad aprirsi una via di scampo verso SE. Il 13 agosto fu iniziato l'inseguimento: alla fine di settembre i ribelli erano in gran parte ridotti al margine del deserto dell'Omaheke e accerchiati da ovest dalle colonne tedesche. Battuti più volte e sospinti nel deserto, senz'acqua e munizioni, privati del bestiame, essi si dispersero, parte fuggendo oltre la frontiera, parte arrendendosi. Alla fine del 1905 la rivolta poteva dirsi domata.
Bibl.: Sui Herero in generale, vedi J. Irle, Die Herero, Gütersloh 1906; L. Schultze, Südwestafrika, in H. Meyer, Das Deutsche Kolonialreich, II, Lipsia 1910, pp. 227-237. Sulla lingua degli Herero vedi C. Meinhof, Die Sprache der Herero in Deutsch-Südwestafrika, 2a ediz., Berlino 1928; J. Irle, Deutsch-Herero Wörterbuch, Amburgo 1917. Sulla rivolta dei Herero, v. Th. Leutwein, Elf Jahre Gouverneur in Deutsch-Südwestafrika, Berlino 1906; K. Schwabe, Der Krieg in Deutsch-Südwestafrika 1904-06, Berlino 1907; Die Kämpfe der deutschen Truppen in Südwestafrika, voll. 2, Berlino 1906-1907 (trad. it., Roma 1913); A. Patte, Le Sud-Ouest africain allemand. Révolte des Hereros, Parigi 1906; P. Leutwein, Afrikanerschicksal. Gouverneur Leutwein und seine Zeit, Stoccarda 1929.