STEFFENS, Henrik
Naturalista, filosofo e novelliere, norvegese per nascita, tedesco per elezione, nato a Stavanger il 2 maggio 1773, morto a Berlino il 13 febbraio 1845.
Nel 1794 intraprese da Copenaghen un viaggio di esplorazione mineralogica in Norvegia; avendo ottenuto risultati scarsissimi, decise di recarsi in Germania; subì un naufragio e da Amburgo tornò a casa scoraggiato. Nel 1796, di ritorno in Germania, fu nominato docente a Kiel. Mentre dava inizio, in lingua tedesca, a pubblicazioni scientifiche di mineralogia, prese contatto con le correnti filosofiche che dominavano l'epoca: il pensiero di Spinoza e quello di Kant. La sua preferenza per il primo è determinata dalla maggiore continuità tra problemi gnoseologici e problemi etici che in esso ravvisa e che meglio soddisfa la sua aspirazione tipicamente romantica a un'ultima sintesi psicologica di tutto il reale: ma l'inaridimento dell'esperienza viva nel formalismo del sistema spinoziano lo spinge alla ricerca di soluzioni nuove, che trova infine nella sintesi trasfiguratrice di spinozismo e idealismo rappresentata dalla Naturphilosophie schellinghiana. Nel 1798 conobbe lo Schelling ed entrò a fare parte del circolo romantico di Jena. A Berlino incontrò lo Schleiermacher, F. Schlegel e Tieck, cui negli anni seguenti fornì, con racconti delle sue impressioni d'infanzia, argomenti letterarî. Incontrò anche Novalis a Freiberg, dove studiò geologia sotto l'egida del famoso Werner, le cui teorie fuse con quelle speculative dello Schelling nella sua opera più notevole: Beiträge zur inneren Naturgeschichte der Erde (Freiberg 1801); biografia romantica della terra, o piuttosto della natura concepita antropomorficamente nella sua totalità, in cui, al pari dello Schelling, lo St. assume come fenomeno basilare il magnetismo. L'impostazione empirica è solo apparente: l'ossatura del lavoro è, come quella della filosofia naturale schellinghiana, pura costruzione psicologica. Nell'ultima parte, solo abbozzata, si riflette integralmente l'ideologia dell'evoluzionismo romantico: lo sviluppo ascendente della natura attraverso i tre regni si compie nella personalità cosciente e culmina nell'esperienza cosmica dell'anima umana, in cui si attua la vera religione.
Dopo un breve soggiorno in patria fu chiamato come ordinario di filosofia naturale, di fisiologia e mineralogia a Halle (1804). Nel 1806 pubblicò i Grundzüge der philosophischen Naturwissenschaft. Soppressa l'università, lo St. emigrò, e tornò nel 1808 per collaborare alla riscossa nazionale. Nel 1811 accettò una nomina a Breslavia; dopo la disfatta di Napoleone, si arruolò nell'esercito e prese parte alle principali battaglie della guerra del 1813-14. Nel 1822 riprese le ideologie filosofiche-naturali con l'Anthropologie (1824; nuova ed., 1922), tracciando l'evoluzione della natura dal punto di vista del microcosmo. L'ultima parte della vita e dell'attività scientifica dello St. fu segnata dalla svolta verso il cristianesimo, caratteristica di quasi tutte le vite romantiche. L'ideologia religiosa che elaborò in questo periodo (nel 1831 si era trasferito all'università di Berlino) trovò espressione definitiva nella Christliche Religionsphilosophie (1839). Fonte inesauribile di notizie sull'ambiente romantico è la sua autobiografia (Was ich erlebte, voll. 10, Breslavia, 1840-1844). Tempra di propagatore più che di creatore d'ideologie, si fece araldo del Romanticismo nei paesi nordici (v. romanticismo, XXX, p. 70). Frutto della sua attività letteraria sono nove volumi di novelle (1827-28), in cui gl'interessi dominanti della sua vita, quello naturalistico e quello psicologico, si fondono in una nuova sintesi nell'atmosfera religiosa dell'età matura.
Opere: Nachgelassene Schriften (con prefazione di F. Schelling), 1846; Lebenserinnerungen aus dem Kreis der Romantik, In Auswahl, a cura di F. Grundelfinger, Jena 1908.
Bibl.: K. Fischer, Geschichte der neueren Philosophie, VI; R. Petersen, H. St., Copenaghen 1881; trad. ted., Gotha 1884.