MAUPASSANT, Henri-René-Albert-Guy de
Scrittore francese, nato al castello di Miromesnil (Tourville-sur-Arques; dipartimento della Senna Inferiore) il 5 agosto 1850, morto a Parigi il 6 luglio 1893. La famiglia era d'origine lorenese, ma radicata in Normandia da due generazioni. Il padre dello scrittore s'occupava d'affari di borsa; la madre, nata Le Poittevin, era una donna intelligente e colta, amica d'infanzia di Gustave Flaubert. La fanciullezza del M. trascorse a Étretat, e nella "chère maison des Verguies", tra la bassa pianura e le rive del mare; di qui l'amore della vita fisica, dell'aria libera, degli orizzonti aperti, che dominerà a lungo la sensibilità dello scrittore; di qui, pure, la sua acuta comprensione della gente di campagna, specialmente della campagna normanna, che costituisce la forza e l'originalità di molte sue novelle. Adolescente, frequentò il collegio di Yvetot, poi il liceo di Rouen; ma la più profonda impronta intellettuale e morale l'ebbe dalla madre che, separata dal marito, era tutta dedita a lui. Più tardi, avendo familiare consuetudine col Flaubert, apprese da quell'"irréprochable maître" la disciplina della grande arte, e venne preparandosi, nel silenzio d'una vigilia decennale, all'opera di creazione cui si sentiva chiamato. Egli viveva allora a Parigi; uscito con molti indelebili ricordi dalla guerra del '70-71, s'era impiegato, poco più che ventenne, al Ministero della marina, poi a quello dell'istruzione. Durante il decennio 1871-80, egli poté acquistare esperienza del piccolo mondo burocratico e della società letteraria della capitale. Sano, robusto, avido di piaceri, egli sembrava inebbriato della propria vigoria fisica; coltivava con ardore il canottaggio sulla Senna, si buttava e si disperdeva in facili amori, senza dar segno apparente della sua vocazione di scrittore. In realtà egli attendeva la sua ora esercitandosi sotto la guida affettuosa e severa del Flaubert, che gli comunicò il gusto dello stile concreto, esatto, aderente alle cose, e gli fu esempio del più puro ascetismo letterario. Finalmente, nel 1880, trentenne, il M. esordiva, raggiungendo d'un balzo la vetta della sua arte: l'opera che lo rivela è Boule de suif, pubblicata nella famosa raccolta delle Soirées de Médan: sei novelle di sei scrittori "naturalisti", capeggiati da Émile Zola in persona (Zola, Maupassant, Huysmans, Alexis, Céard, Hennique). Boule de suif, che fu battezzata capolavoro dal Flaubert - e un capolavoro resta ancor oggi, dopo mezzo secolo di evoluzioni e rivoluzioni letterarie - inaugurava un decennio di continua quasi prodigiosa attività del M. Si può dire che l'opera vastissima di lui è tutta compresa, appunto, tra gli anni 1880 e 1890; non avendo particolare importanza le due commedie, che portano le date di rappresentazione del 1891 e del 1893 (Musotte, scritta in collaborazione con Jacques Normand, e La paix du ménage). Di quello stesso anno 1880 è il volume di poesie, intitolato semplicemente Des vers, in cui i tre motivi principali della psicologia del M., la sensualità ardente, l'amore della natura e il pauroso presentimento della morte, trovano spesso un'espressione immediata e impetuosa, ma non mai veramente poetica. Nei nove anni di lavoro che seguirono egli compose e pubblicò più di duecento novelle e sei romanzi; oltre a note di viaggio, a un saggio sullo Zola e a numerosi articoli di giornale. Troppe cose, certo; che portano spesso in sé la condanna delle scritture facili, ma che sono pur segnate, in molte e molte pagine, dalla stampa di un grande ingegno costruttivo e rivelatore de "l'inexploré". ("Il y a dans tout de l'inexploré, et la moindre chose contient un peu d'inconnu": così il M., nella prefazione di Pierre et Jean). Le raccolte di novelle costituiscono indubbiamente il maggior titolo di gloria del M.: La Maison Tellier (1881), Mademoiselle Fifi e Contes de la bécasse (1883); Clair de lune, Les søurs Rondoli, Yvette, Miss Harriett, M. Parent (1884); Contes du jour et de la nuit (1885); La petite Roque e Toine (1886); Le Horla (1887); Le rosier de madame Husson (1888); La main gauche (1889); L'inutile beauté (1890). I sei romanzi si seguono in quest'ordine: Une vie (1883); Bel-Ami (1885); Mont-Oriol (1887); Pierre et Jean (1888); Fort comme la mort (1889); Notre cøur (1890). Le note di viaggio sono raccolte in tre volumi: Au soleil (1884); Sur l'eau (1888); La vie errante (1890) che comprende le impressioni d'Italia. Mirabile attività artistica; e aggiunge stupore il fatto che il M. potesse frattanto vivere intensamente la sua vita. Frequentava gli amici, viaggiava, continuava a esercitarsi nel canottaggio, e si gettava in sempre nuove avventure d'amore; a ritemprarsi, si ritirava ogni tanto sulla Costa Azzurra, correndo il mare sul suo veliero Bel-Ami, o nella nativa Normandia, a Étretat, dove possedeva una villa, "La Guillette". Carattere chiaro, aperto, leale, sdegnava gli artifici della società elegante e le menzogne del mondo ufficiale, al punto da rifiutare di presentarsi candidato all'Académie. Aveva poco più di quarant'anni quando avvertì i primi sintomi del male che doveva in breve tempo abbatterlo e distruggerlo. Nel gennaio del 1892, trovandosi nella sua villa di Cannes, si ferì gravemente alla gola, senza avere coscienza del suo atto. Da allora il suo disfacimento morale e fisico non ebbe più sosta. Trasportato a Passy, in una casa di salute, sopravvisse miseramente un anno e mezzo.
Il M. è uno dei maggiori rappresentanti della scuola "naturalista" che tenne il campo della prosa narrativa negli ultimi trent'anni dell'Ottocento. Come si sa, i "naturalisti" vantavano, abusivamente, la loro discendenza dal Flaubert, in quanto autore di Madame Bovary; professavano il culto della nuda realtà e s'illudevano di poterla osservare e ritrarre obiettivamente, con imparzialità assoluta. Più che lo Zola, temperamento eccessivo, il quale inconsciamente rivela ed esprime la propria passione e il proprio romanticismo nell'atto stesso che applica il metodo "naturalista", il M. s'avvicina al vagheggiato e irraggiungibile ideale della rappresentazione impassibile, riuscendo talvolta a celarsi veramente, e quasi ad annientarsi, nella realtà rappresentata. Ben si raffigurò egli una volta in un suo personaggio, il romanziere Lamarthe, il quale coglieva le immagini, le attitudini e i gesti "avec la précision d'un appareil photographique". S'intende che questa fotografica precisione si dimostra oggi piuttosto una ragione di debolezza che di forza; e difatti quella parte dell'opera in cui il canone naturalistico è applicato rigorosamente pare invecchiata, e già cade nell'oblio. Invece si leggono sempre con commossa ammirazione quelle novelle e quelle parti di romanzo in cui il M., involontariamente, ha lasciato trasparire il senso tragico della morte e del nulla ch'egli portava in sé, commisto con l'ardore del piacere carnale, la sua beffarda ironia di misantropo, e l'adorante amore della natura. La triste, oscura odissea della protagonista di Une vie, certi episodî di Bel-Ami, che deformano la realtà fino a toccare la satira, tutto il breve romanzo angoscioso dei fratelli nemici Pierre et Jean, molte novelle amare, sarcastiche, crudeli, e molte limpide descrizioni di paese sparse un po' dappertutto, conservano anche adesso intatta la loro potenza espressiva e suggestiva. Del resto, ammirevole sempre è la capacità del M. di formare con pochi tratti delle figure e degli ambienti, siano pur colti solo in superficie; ammirevole la sua istintiva e quasi infallibile sapienza di composizione del racconto, e la naturalezza dello stile che, spoglio d'ogni pompa letteraria, attinge talora una specie di classica semplicità e trasparenza. La sua tecnica narrativa traeva origine da quella sua facoltà d'osservazione, che, pur non penetrando nell'ultimo fondo delle cose e delle anime, arrivava sempre al segno, nel limite d'una psicologia costituita quasi soltanto di voluttuosa o dolorosa sensualità.
Opere: Øuvres complètes, ed. L. Conard (voll. 29), Parigi 1907-1910; Lettres inédites de M. à Flaubert, a cura di P. Borel, ivi 1929.
Bibl.: É. Zola, Une campagne, Parigi 1881; J. Lemaître, Les Contemporains, I e VI, Parigi 1885 e 1896; A. France, La vie littéraire, II, Parigi 1890; A. Lumbroso, Souvenirs sur M., Roma 1905; E. Maynial, La vie et l'oeuvre de M., Parigi 1906; E. Thovez, Il pastore, il Gregge e la Zampogna, Napoli 1910; Souvenirs sur G. de M. (sono di François Tassart, fedele cameriere del M.), Parigi 1911; L. Deffloux e E. Zavie, G. de M., romancier de soi-même, Parigi 1918; E. Thovez, L'arco d'Ulisse, Napoli 1921; B. Croce, Poesia e non poesia, Bari 1923; L. Ginzburg, Inediti di M., in La cultura, Roma, luglio-settembre 1932; R. Dumesnil, G. de M., Parigi 1933.