Gosho, Heinosuke (propr. Heiemon)
Regista e sceneggiatore giapponese, nato a Tokyo il 1° febbraio 1902 e morto ivi il 1° maggio 1981. Nel corso della sua carriera, durante la quale realizzò oltre cento film, si affermò come uno degli autori più rappresentativi di shomingeki (drammi della gente comune), genere cui seppe infondere la propria visione dolceamara delle piccole cose della vita quotidiana, con una particolare capacità nel tratteggiare le psicologie individuali, soprattutto quelle femminili, spesso all'interno di veri e propri affreschi corali. Rispetto agli altri film dello stesso genere, quelli di G. si caratterizzano per un montaggio più rapido fatto di brevi inquadrature, che ha con-ferito alla sua opera uno stile decisamente particolare nell'ambito di una cinematografia che, nel complesso, ha privilegiato ritmi più distesi. La sua vita fu duramente segnata da alcuni tragici fatti (la morte del fratello, quella della moglie e una grave malattia) che ne influenzarono profondamente l'opera.
Figlio illegittimo di un ricco commerciante di tabacco, fu per alcuni anni educato dalla madre, una geisha, e poi dalla facoltosa famiglia paterna. Iscrittosi a un istituto commerciale, manifestò rapidamente interessi di tipo artistico e culturale, scrisse degli haiku e collaborò ad alcune riviste letterarie. Nel 1923 iniziò l'attività cinematografica entrando negli studi della Shōchiku e, dopo essere stato assistente di Shimazu Yasujirō, esordì nella regia nel 1925, raggiungendo presto una certa maturità espressiva con Mura no hanayome (1928, La sposa del villaggio), che racconta la difficile realtà di una ragazza handicappata e il suo rapporto con la sorella. Nel 1931 la Shōchiku lo scelse per dirigere il suo primo film sonoro, Madamu to nyōbo (La signora e mia moglie), in cui il regista mostrò di saper usare a fini espressivi le tecniche del suono fuori campo. Il film ha il ritmo di una divertente commedia che ritrae il tipico gusto dell'epoca per tutto ciò che è occidentale: dal jazz alle moga (espressione giapponese derivata dall'inglese modern girl). Due anni più tardi, tuttavia, G. ritornò al cinema muto per realizzare Izu no odoriko (1933, La danzatrice di Izu), tratto da un breve racconto del futuro premio Nobel Kawabata Yasunari, che tratteggia con finezza il sentimento d'amore impossibile di una giovane danzatrice per uno studente, sullo sfondo del romantico paesaggio naturale di Izu. L'opera fece del regista uno dei più autorevoli rappresentanti del cosiddetto bungei eiga (ovvero di quel genere di film per i quali vengono adattate opere di 'letteratura pura', contrapposta alla letteratura popolare). Dopo un periodo travagliato, a causa della tubercolosi prima e della guerra poi, G. realizzò negli anni Cinquanta, con produzioni talvolta indipendenti, alcuni dei suoi film più significativi. Nel 1953 fu la volta di Entotsu no mieru basho (Là dove si vedono le ciminiere), che descrive la vita di un povero quartiere di Tokyo, vicino a una fabbrica le cui quattro ciminiere ‒ proprio come accade per le rocce del giardino zen del Ryōanji a Kyoto ‒ non possono mai essere viste tutte insieme da un'unica prospettiva. L'anno successivo fu la volta di Ōsaka no yado (1954, Una locanda di Osaka) seguito poi da Takekurabe (1955, Adolescenza) che, tratto da un romanzo della scrittrice Higuchi Ichiyō e ambientato negli ultimi anni dell'Ottocento, tratteggia il profilo di tre geishe appartenenti a diverse generazioni, ma accomunate tutte da uno stesso tragico destino che si consuma nel quartiere delle prostitute di Yoshiwara.
K. Mizutani, Film d'autore e condizioni produttive: 'Takekurabe' di Gosho, in Schermi giapponesi, a cura di M. Müller, 2° vol., Venezia 1984, pp. 59-64.
J. Gilet, Heinosuke Gosho: a pattern of living, London 1986.
M. Le Fanu, To love is to suffer: reflections on the later films of Heinosuke Gosho, in "Sight and sound", summer 1986, 3, pp. 198-200.
20ª Settimana cinematografica internazionale. Cinema giapponese anni '80: retrospettiva di Heinosuke Gosho, Verona 1989 (catalogo della rassegna).
A. Nolletti Jr, Woman of the mist and Gosho in the 1930s, in Reframing Japanese cinema: authorship, genre, history, ed. A. Nolletti Jr, D. Desser, Bloomington 1992, pp. 3-32.
M.R. Novielli, Storia del cinema giapponese, Venezia 2001, pp. 40-41, 82-84, 181-83.