BAISIO, Guido da
Nacque da Filippo a Reggio Emilia, intorno al 1285, da antica e nobile famiglia di parte ghibellina: fu vescovo di Reggio Emilia, Rimini e Ferrara.
Nipote del celebre canonista e decretalista Guido da Baisio, ebbe a successore, sulla cattedra vescovile di Reggio Emilia, Guido Roberti e fu contemporaneo di Guido Guisi vescovo di Modena e di Concordia, diocesi alle quali dal 1361 al 1380 venne preposto un altro Guido da Baisio. È quindi facilmente comprensibile che egli sia stato spesso confuso dagli storici con l'uno o l'altro di questi personaggi. La data, sia pure approssimativa, della sua nascita e quella certa della sua morte consentono tuttavia di escludere ogni identificazione di lui con gli omonimi vissuti anteriormente agli anni 1284-1285 e posteriormente al 1349.
Dei suoi anni giovanili e, degli studi compiuti nulla sappiamo: nei documenti non appare mai col titolo di dottore, né resta saggio o memoria del suo sapere o di eventuali scritti. È tuttavia legittimo pensare che lo zio canonista possa averne orientata la formazione, avviandolo agli studi giuridici. Si deve escludere che egli sia stato arcidiacono di Bologna sulla fine del sec. XIII, per la troppo giovane età; cosi appare molto dubbio che - come sostiene il Tiraboschi - egli abbia più tardi sostenuto le veci dello zio assente, sempre nell'arcidiaconato di Bologna.
La prima notizia che abbiamo di lui risale al 19 dic. 1312, data della bolla con cui Clemente V lo nominò vescovo di Reggio Emilia. Alla morte del predecessore, Enrico Casalocci, l'arciprete e i canonici avevano eletto loro vescovo Guido da Baisio, il canonista, il quale aveva però rinunciato in favore del giovane nipote. Dalla medesima bolla, e da un'altra del 4 apr. 1313, sappiamo inoltre che il B. aveva ricevuto solo gli ordini minori, che era canonico prebendato della cattedrale e di S. Pietro di Reggio Emilia e godeva del beneficio di S. Lorenzo in Monticello (canonicati e beneficio che Clemente V dichiarò da quel momento vacanti). Non avendo ancora l'età richiesta per ottenere la dignità episcopale, si rese necessaria una dispensa pontificia (13 marzo 1313); il 27 gennaio dello stesso anno Clemente V l'aveva già dispensato dal recarsi "ad sedem apostolicam" e gli aveva concesso di poter ricevere gli ordini maggiori e la consacrazione episcopale dall'arcivescovo di Ravenna (ciò che si verificò un anno più tardi, nel febbraio del 1314).
Il B. non aveva però atteso la consacrazione per dar prova di zelo pastorale e diligente amministrazione. Nel 1313 eresse una cappella gentilizia nella cattedrale, di cui, due anni dopo, avrebbe promosso i restauri. Gli storici gli attribuiscono anche l'introduzione a Reggio Emilia, nel maggio 1313, dei serviti, che si sarebbero raccolti in un convento dedicato all'Annunciazione di Maria Vergine in località "La Giara". Il Tacoli, da parte sua, pubblica un documento del 29 giugno dello stesso anno, nel quale il B., vescovo eletto di Reggio Emilia, concede a frate Francesco, priore della Congregazione dei servi di Maria, di edificare in città un oratorio pubblico.
Fu presente al terzo e al quarto sinodo provinciale ravennate, l'uno del 1314 e l'altro celebrato a Bologna nel 1317. Il 20 nov. 1320, assieme al vescovo di Bologna, ricevette dal pontefice Giovanni XXII il mandato di pubblicare il processo e la sentenza di scomunica emessa contro Cangrande della Scala e l'interdetto contro Verona. Altri incarichi ebbe negli anni 1323-1324, concernenti l'abate di Nonantola e le controversie intorno ai diritti e ai feudi del monastero benedettino. L'anno seguente il papa gli chiese di assumere le difese del monastero di S. Pietro di Modena, che, rimasto privo di abate, aveva subito molestie e soprusi, e il 20 apr. 1326 gli concesse di unire alla mensa vescovile la chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista.
L'11 ott. 1329 venne trasferito a Rimini, la cui sede era rimasta vacante per la morte del vescovo Federico. A dire del Nardi, il B. in qualità di vescovo di Rimini, il 21 giugno 1330, fu presente alla promulgazione della scomunica contro la città e il clero di Modena, condannati perché fautori di Ludovico il Bavaro. Il 4 febbraio 1331 ebbe da Giovanni XXII l'incarico di concedere in commenda il monastero di S. Giovanni in Monte a Matteo Orsini, cardinale del titolo dei SS. Giovanni e Paolo; e il 20 giugno successivo, a lui e al vescovo di Cesena, il papa diede il mandato di assolvere Aimerico Chaluz, arcivescovo di Ravenna, dalla scomunica inflittagli per aver fatto la collazione di decime dovute alla Camera apostolica. Secondo il Grandi fu in questo periodo che il B. aiutò la beata Chiara da Rimini e le sue compagne a edificare un monastero in città, ma la notizia non trova conferma nelle Memorie del Garampi.
L'episcopato del B. a Rimini ebbe una breve durata: il 29 febbr. 1332 egli venne trasferito a Ferrara, dove succedette al domenicano Guido Cappello, spentosi nella sua residenza bolognese. Il Chronicon Estense riferisce che, nell'aprile di quell'anno, egli fu ricevuto dal clero e dal popolo di Ferrara col massimo onore. A questo primo anno del suo episcopato ferrarese risalgono le costituzioni sull'abito dei chierici che il Muratori afferma di aver vedute manoscritte. Rimangono poi numerosi documenti relativi a investiture concesse dal B. e datate da Bologna; prova questa che vede concordi gli storici nel ritenere che i vescovi di Ferrara avessero una loro residenza a Bologna, dove trovavano rifugio nei momenti in cui la lotta tra le fazioni cittadine si faceva più aspra, senza d'altra parte allontanarsi troppo dalla loro diocesi.
Anche gli anni ferraresi dell'episcopato del B. sono punteggiati di documenti pontifici. Tra questi sono da ricordare la licentia testandi concessa da Giovanni XXII il 16 sett. 1333 e le bolle con cui Benedetto XII gli diede mandato di agire in favore del vescovo di Comacchio (1335), dell'abate del monastero di S. Prospero a Reggio Emilia (1336), di Niccolò Morosini vescovo di Castello (1339), del cardinale Matteo Orsini, amministratore del monastero di S. Giovanni in Monte (1335-1336) e, più tardi, ancora in favore dello stesso divenuto vescovo suburbicario di Sabina (1339-1340).
Nel 1339 il B., ripetendo un atto già compiuto durante il suo episcopato reggiano, introdusse a Ferrara i serviti, i quali vi eressero un convento con chiesa dedicata alla Purificazione della Beata Vergine.
Il B. morì a Ferrara il 21 apr. 1349 e fu sepolto il 23 successivo nella cattedrale dedicata a S. Giorgio, patrono della città, come aveva chiesto nel testamento fatto il 18, tre giorni prima di morire. Il documento è di grande interesse, non solo per gli accenni alle diocesi di Reggio Emilia e di Rimini da lui governate e per i legati che lascia, ma soprattutto per la enumerazione dei suoi libri, costituiti, in massima parte, dalle opere giuridiche dello zio, di cui chiede venga ogni anno celebrato l'anniversario della morte. È questo un commovente e significativo omaggio a Guido da Baisio il canonista, cui il nostro doveva gli studi, la carriera ecclesiastica e infine l'episcopato.
Fonti e Bibl.: Chronicon Regiense ab anno 1272 usque ad 1388, Sagacio et Petro de Gazata auctoribus, in L. A. Muratori, Rerum Italic. Script., XVIII, Mediolani 1731, coll. 25, 44; Chronicon Estense cum additamentis usque ad annum 1478, in Rer. Italic. Script.,2 ediz., XV, 3, a cura di G. Bertoni - E. P. Vicini, pp. 100, 165; Regestum Clementis papae V, VIII-IX, Romae 1888, nn. 8925, 9026, 9092, 9205; Benoît XII. Lettres communes, a cura di J. M. Vidal, I, Paris 1902-1903, nn. 1567, 1571, 3259, 3313, 3949; II, ibid. 1910, nn. 5781, 6939, 6980, 7881; Jean XXII. Lettres communes, a cura di G. Mollat et G. de Lesquen, II, Paris 1905, n. 9355; III, ibid. 1906, nn. 12935, 14212; IV, ibid. 1907, nn. 15023.15026, 17088, 17268, 17757, 17819, 17920; V, ibid. 1909, n. 20300, 20302; VI, ibid. 1912, nn. 24103, 24982, 26041, 29112; VII, ibid. 1919, nn. 40106, 40892, 40995-40996; IX, ibid. 1928, nn. 46921, 46922, 47580; X, ibid. 1930, nn. 52072, 52597, 53971, 54031; XI, ibid. 1929, nn. 56540, 56542, 57736; XII, ibid 1932, nn. 59643, 60250; XIII, ibid. 1933, n. 61406; V. J. Grandi, La vita del cristiano posta al paragone..., Rimini 1702, p. II, narr. 6; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, II, Venetiis 1717, coll. 425, 545 s.; IX, ibid. 1721, col. 328; A. Giani-L. M. Garbi, Annalium sacri ordinis fratrum Servorum B. Mariae Virginis centuriae quatuor, I, Lucae 1719, pp. 224, 277, 310; N. Tacoli, Memorie storiche di Reggio, II, Parma 1748, pp. 592 s.; G. Garampi, Memorie ecclesiastiche appartenenti all'istoria e al culto della B. Chiara di Rimini, Roma 1755; L. Barotti, Vescovi ed arcivescovi di Ferrara, Ferrara 1781, pp. 59-61; G. D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, XXV, Venetiis 1782, coll. 536, 621; G. L. Amadesi, In antistitum Ravennatum chronotaxim, III, Faventiae 1783, pp. 68-70; L. A. Muratori, Antiquitates italicae medii aevi, II, Mediolani 1789, col. 422; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, I, Modena 1781, pp. 141 s.; VI, ibid. 1786, pp. 21 s.; Id., Memorie storiche modenesi, IV, Modena 1794, p. 106; G. Manini-Ferranti, Compendio della storia sacra e politica di Ferrara, II, Ferrara 1808, p. 260; L. Nardi, Cronotassi dei pastori della Santa Chiesa Riminese, Rimini 1813, pp. 159-163; G. Tiraboschi Storia della letteratura italiana, II, Milano 1833, p. 362; A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, III, Ferrara 1850, pp. 282-284, 300, 315; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, II, Venezia 1844, p. 405; IV, ibid. 1846, pp. 111 s.; XV, ibid. 1859, pp. 383 s.; A. Artioli, Commentarii rerum gestarum pontificum Ecclesiae Ferrariensis, Ferrariae 1894, p. 29; G. Saccani, Ivescovi di Reggio-Emilia. Cronotassi, Reggio Emilia 1902, pp. 87-89; C. Eubel, Hierarchia catholica..., I, Monasterii 1913, pp. 107, 248, 417; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés.,VI, col. 273.