BERGAMO, Guido
Nato a Montebelluna (Treviso) il 26 dic. 1893, da Luigi e da Virginia Callegher, studiò presso i padri Cavanis a Possagno e al liceo Canova di Treviso. Studente, aveva aderito al movimento giovanile repubblicano, seguendo Teodorico Tessari iunior; poi con E. Chiesa e G. Chiostergi partecipò nel 1913 alle prime battaglie per l'organizzazione contadina nel Montello; nell'agosto 1914 fu tra i promotori del periodico di Treviso La riscossa. Studente di medicina a Bologna, il B. fu vicino ai sindacalisti corridoniani e socialrepubblicani, e acceso interventista. Partecipò alla prima guerra mondiale nel 7° reggimento degli Alpini, guadagnandosi sette ricompense al valore e la promozione per merito di guerra a capitano. Come pluridecorato, fu tra i designati ad accompagnare la salma del milite ignoto da Aquileia a Roma (novembre 1921).
Le vicende politiche del B. dopo la fine della guerra sono esemplari del travaglio di buona parte dell'interventismo di sinistra, che aveva visto nella partecipazione al conflitto un modo non solo di compiere l'unità territoriale d'Italia ma anche di avviare un profondo rinnovamento politico e sociale del paese, e che, a guerra finita, si trovò isolato e deluso in tutti i propri ideali. In questa prospettiva devono vedersi il suo "reducismo" del 1919-20, la successiva sempre più attiva partecipazione alla vita del partito repubblicano e, infine, il suo antifascismo intransigente. Come altri repubblicani, e come lo stesso fratello Mario, nell'aprile 1919 fu tra i fondatori del Fascio bolognese di combattimento (alla cui direzione partecipò come membro di due commissioni, quella esecutiva e quella per la stampa e propaganda). La sua adesione ai Fasci fu però di breve durata; se ne allontanò infatti poco dopo il congresso di Firenze dell'ottobre 1919 (a cui intervenne con la delegazione bolognese), appena cominciò a manifestarsi la loro involuzione a destra. In occasione delle elezioni politiche del novembre 1919 fu candidato a Treviso, in una lista di repubblicani ed ex combattenti; eletto, non fu però convalidato, mancando dell'età minima richiesta dalla legge. Sempre nelle liste repubblicane fu eletto alla Camera anche nel 1921 e nel 1924. Nel partito repubblicano italiano faceva parte della corrente di sinistra, che egli capeggiò nel Montebellunese e nel Trevigiano, facendo di questa zona una delle nuove roccaforti del partito.
Grazie alla sua attività i repubblicani conquistarono e mantennero dal 1919 al 1925 gli undici comuni del Montebellunese, sviluppandovi una vasta organizzazione cooperativistica collegata alla camera dei lavoro repubblicana di Treviso (che riuscì a sopravvivere sino al 1926): sindacato di categoria, mutue, consorzi, ambulatori, un ente farmaceutico popolare, scuole professionali, giornali, gruppi culturali.
Tutto ciò nonostante l'avversione sempre più netta e feroce dei fascisti, che dal luglio 1921 in poi cercarono a più riprese di mettere in crisi e distruggere l'isola repubblicana trevigiana, e si accanirono particolarmente contro il B., attivissimo contro di essi sul piano giornalistico e pubblicistico; nel dicembre 1921 vide la luce a Bologna, nella Biblioteca di studi sociali diretta da R. Mondolfo, un suo saggio dal titolo Ilfascismo visto da un repubblicano,pubblicato insieme con scritti di G. De Falco e G. Zibordi nel volume Il fascismo visto da repubblicani e socialisti. Nell'agosto 1922, dopo uno scontro tra fascisti e repubblicani a Treviso, questi ultimi, per evitare rappresaglie, dovettero accettare il bando del B. dalla città.
Durante il periodo dell'Aventino il B., pur avendo sottoscritto il 13 giugno 1924, con A. Morea, per i repubblicani il comunicato con cui i partiti d'opposizione avevano deciso di disertare le sedute della Camera, e, pur partecipando alla secessione, fu personalmente contrario alla rinuncia delle possibilità di lotta offerta dal Parlamento. Il 9 nov. 1926, con gli altri deputati dell'opposizione, fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare. Alcuni giorni prima a Treviso i fascisti avevano assalito e incendiato la sua clinica e la Voce fascista (2 nov. 1926) aveva pubblicato un comunicato con il quale il B. era stato definitivamente bandito dalla vita politica. Tornato in Italia, dopo un breve esilio trascorso in Egitto, gli fu imposto di risiedere a Mestre, e qui egli visse con la famiglia ritirato dalla vita politica.
Subito dopo l'8 sett. 1943 partecipò al convegno di Bavarìa (frazione di Nervesa della Battaglia, Treviso), in cui si costituì la prima organizzazione rnilitare unitaria triveneta della resistenza, e contribuì alla formazione di nuclei partigiani. Durante l'insurrezione comandò la piazza di Mestre e ne stornò la ritirata germanica. Candidato repubblicano per la Costituente, non riuscì eletto per pochi voti; nel 1948 si staccò dal partito per aderire al Fronte democratico popolare.
Il B., che aveva esercitato sempre la professione medica con una propria casa di cura e studio radiologico, si era distinto come tisiologo. Contagiato dall'uso del radium, dopo successive mutilazioni, morì a Roma il 26 giugno 1953.
Il B. fu autore di scritti clinici e di storia della medicina fra i quali si ricordano: Sulla possibilità di un nostro nuovo metodo di cura della tbc polmonare con iniezioni intraparenchimali modificatrici,Treviso 1939; Nota sul complesso primario polmonare tbc, ibid. 1941; L'immagine "strisciante" in röntgenstratigrafia toracica,ibid. 1941; Lesioni polmonari per l'offesa all'ortosimpatico, alparasimpatico, al cervello, Padova 1942. Suo è anche il volume Frammenti di vita. Addentellato filosofico, Padova 1943, ripubblicato a Treviso nel 1963, con prefazione di U. Tocco de Lagarda.
Bibl.: Oltre a La vita di G. B.,a cura del comitato montebellunese per le onoranze, Treviso 1954 (scritti di A. De Nardo, R. Ronfini, N. Meneghetti, G. Protti), vedi: M. Giampaoli, 1919, Roma-Milano 1928, p. 191; G. Salvemini, Scritti sul fascismo,I, Milano 1961, pp. 124, 173; Uomini da ricordare, a cura di S. Laghi, Forlì 1963, pp. 65-67; B. Di Porto, Ilpartito repubblicano italiano, Roma 1963, pp. 135, 137, 148.