GUGLIELMO di Monferrato, detto Lungaspada
Primo dei cinque figli maschi del marchese di Monferrato Guglielmo V il Vecchio e di Iulitta, figlia di Leopoldo III di Babenberg, duca d'Austria, e di Agnese di Svevia; era quindi da parte di madre cugino dell'imperatore Federico I e, da parte di padre, cugino del re di Francia Luigi VII. La sua nascita va fissata verso il 1150, poiché il 5 ott. 1164 tutti i figli di Guglielmo V vengono ricordati come pueri.
Sappiamo che uno di essi, mai indicato per nome, soggiornò a Parigi per ragioni di studio e che tra il 1166 e il 1168 fu progettato il suo matrimonio con una figlia di Enrico II d'Inghilterra, e poi con la sorella di Guglielmo re di Scozia: in entrambi i casi potrebbe trattarsi di G. o del fratello Corrado; ma se si considera che nel 1160 quest'ultimo si trovava al seguito dello zio Corrado vescovo di Passau, si può ritenere che quelle notizie riguardino proprio G.; gli impegni all'estero potrebbero così giustificare la sua comparsa in patria per la prima volta solo il 26 marzo 1170, circa ventenne. In quell'anno egli partecipò infatti, col padre e il fratello Corrado, al giuramento della pace tra i marchesi di Monferrato e il Comune di Vercelli.
I medesimi figli di Guglielmo V sono evidentemente da identificare con gli "ambo eius filii qui sunt milites" che i marchesi di Parodi, trattando con i Genovesi, promettevano di far giurare il 10 maggio 1171: si ha così una conferma che essi, ormai cavalieri, certamente avevano allora già passato la ventina. Ritroviamo G. e Corrado anche nei compromessi stabiliti, con il padre, il 19 nov. 1171 col Comune di Ivrea, e poi, intorno al 1173, col Comune di Asti. In quest'ultimo caso un'aggiunta posta in coda al documento precisa che uno dei due figli, non indicato per nome, dovrà provvedere a far osservare al padre, dopo il suo ritorno, i patti conclusi, lasciando così intendere che essi avevano agito in sua assenza. È assai probabile che il figlio in questione fosse proprio G., in quanto primogenito.
Il 21 dic. 1174 Guglielmo V e suo figlio G. risultano insieme presenti a un diploma emesso da Federico I durante l'assedio di Alessandria: in quella circostanza G. mostrò forse il suo valore in combattimento, ma altre occasioni potevano essersi presentate già dal 1170, quando i Monferrato avevano sostenuto l'urto degli eserciti di Vercelli, Ivrea, Asti e poi della stessa Lega lombarda, senza necessità di pensare a sue straordinarie imprese, non registrate da alcuna fonte. Il soprannome Lungaspada (mai attestato nei documenti occidentali) potrebbe essergli stato attribuito semplicemente in base a generiche voci che correvano in Oriente sul suo valore; Guglielmo di Tiro dice infatti che G. "armorum usum et experientiam ab ipsa ineunte aetate plenis dicebatur habere".
Doveva trovarsi col padre ancora nell'aprile del 1175 allorché i preliminari di pace con la Lega lombarda stabiliti da Federico I furono giurati da Guglielmo V "per se et suos filios", mentre il 27 ag. 1176, quando questi promise ai Genovesi di favorirli in Oriente eccetto che nel comitato di Giaffa, dovevano essere in corso, o si erano da poco concluse, le trattative per il trasferimento di G. in Palestina.
Qui dal 1174 la corona di Gerusalemme era nelle mani di Baldovino IV, minorenne e affetto da lebbra, e, per ovviare alla critica situazione del Regno, sotto la pressione del Saladino, era invalso l'uso di chiamare dall'esterno persone ritenute in grado di risollevarne le sorti facendo loro balenare la possibilità di accedere al trono. Non è impossibile che il nome di G. fosse stato suggerito dal cugino Luigi VII re di Francia; va però ricordato che suo padre, dopo aver partecipato negli anni 1147 e 1148 alla seconda crociata, aveva conservato rapporti di amicizia con l'imperatore d'Oriente Manuele Comneno: il suggerimento potrebbe quindi essere venuto proprio da costui, che in quegli anni cercava appoggi in Italia contro Federico I, anche fra i suoi più stretti collaboratori, quali appunto i marchesi di Monferrato.
Date le alte parentele, e soprattutto la qualità di primogenito e quindi di erede presuntivo del Marchesato, G. non può essere considerato un semplice, povero avventuriero in cerca di sistemazione attraverso un conveniente matrimonio; è questa una ragione in più per credere che, negli accordi preliminari, la possibilità di diventare re di Gerusalemme gli fosse stata presentata come assai più di una semplice speranza. Va tenuto anche conto che la decisione di cercare fortuna in Oriente fu presa dopo il fallito assedio di Alessandria e lo scontro di Legnano (29 maggio 1176), due fatti che, segnando la sconfitta della parte imperiale in Italia, lasciavano presagire un futuro assai problematico per il Marchesato. In ogni caso, fra due situazioni egualmente critiche G. scelse quella che sembrava dare in quel momento maggiori possibilità di prestigio e di successo.
All'inizio di ottobre del 1176 egli sbarcò a Sidone ben accolto da Baldovino IV e da buona parte del suo entourage, ma alcuni espressero pubblicamente la loro disapprovazione sulla scelta del re. Quaranta giorni dopo l'arrivo, in conformità ai patti G. sposò Sibilla, sorella del re, e fu investito dei comitati di Giaffa e di Ascalona, atti che definivano la sua qualità, se non di successore nel Regno, certamente di principe consorte con facoltà di ingerirsi negli affari di governo.
Nel ritratto lasciato da Guglielmo di Tiro G. è descritto come un giovane alto, biondo e di bella costituzione, coraggioso, buon guerriero, generoso e di animo schietto, per quanto portato all'ira e ad abbondare nel mangiare e nel bere. Non ebbe comunque molto tempo per mostrare le sue qualità o i suoi difetti; le fonti non ci hanno lasciato alcun ricordo di significative attività intraprese dopo il suo arrivo in Oriente: egli compare come teste, in quanto conte di Ascalona e Giaffa, in un solo atto databile al 1177.
Ad Ascalona nel giugno 1177 G. si ammalò e morì nel giro di qualche mese; il suo corpo fu sepolto a Gerusalemme nell'atrio dell'ospedale del Tempio.
La subitanea scomparsa di G. diede luogo a voci di avvelenamento raccolte da cronache posteriori, alcune delle quali additano come colpevoli i "milites transmarini" suoi avversari politici, altre la moglie e la suocera di Guglielmo. Per quanto i sospetti siano legittimi, va considerato che Guglielmo di Tiro (fonte più accreditata sull'attività di G. in Oriente) parla solo di grave malattia; dire di più sarebbe forzare la sua testimonianza.
Dalla moglie Sibilla nacque il figlio postumo Baldovino: a lui fa riferimento il trattato di pace dell'8 ag. 1182 con il Comune di Vercelli indicandolo come "filius quondam Vilielmi marchionis". Baldovino fu incoronato re all'età di cinque anni, ma anch'egli venne prematuramente a morte nel settembre 1186.
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