VARIGNANA, Guglielmo
da. – Nacque a Bologna negli anni Settanta del Duecento, da Bartolomeo (v. la voce in questo Dizionario) e da Michelina di Nascimbene da Sala.
Guglielmo risulta infatti maggiorenne in un documento del 1300, dove compare con il padre. Primogenito, ebbe due fratelli, Giovanni che fu avviato, come da tradizione familiare, alla professione medica e che morì dopo il 1367, e Corradino, che risulta già deceduto nel 1331.
Guglielmo dovette ricevere la prima formazione dal padre; si addottorò presso lo Studio bolognese in medicina e in filosofia, e in un documento del 1302 viene qualificato, per la prima volta, con il titolo di magister.
Di un qualche rilievo fu il suo impegno nella politica cittadina, durante il primo decennio del Trecento. Guglielmo fu infatti eletto nel dicembre del 1304 nel Consiglio degli anziani e consoli, dunque ai vertici delle istituzioni cittadine, egemonizzate allora dai guelfi bianchi. Ma nel 1306 i neri presero il sopravvento e i da Varignana ne subirono le conseguenze, in particolare nel 1311, quando (nel mese di aprile) Bartolomeo da Varignana si recò presso Enrico VII, allora in Italia: Guglielmo fu bandito, con il padre e i fratelli, e subì la confisca dei beni.
Non si sa dove abbia soggiornato negli anni seguenti (prima e dopo la morte dell’imperatore nel 1313). Nel 1319 si trovava sicuramente a Zara, in qualità di medico al servizio del signore della città, cui dedicò la sua Practica medica. Il 2 agosto 1321 fu nominato medico del Comune dal Maggior Consiglio di Venezia; un paio d’anni dopo (12 luglio 1323) i suoi servigi furono ancora richiesti da una città dalmata. Il Consiglio di Ragusa gli offrì infatti una condotta biennale, dietro compenso di 20 lire annue, ma nel settembre di quell’anno Guglielmo declinò l’incarico.
Non si hanno poi sue notizie per qualche anno, ma certamente nel 1330 era rientrato in Bologna, approfittando dell’amnistia concessa nel 1327 dal cardinale Bertrando del Poggetto, governatore della città emiliana. La documentazione notarile bolognese testimonia che Guglielmo era ancora in vita nel maggio del 1334 e che risiedeva nella cappella di S. Martino di Porta Nova, nella zona delle aule di medicina e arti dell’ateneo bolognese, confinando con il magister Domenico, dottore in ars notarie.
L’opera principale di Guglielmo da Varignana sono i Secreta medicine, traditi dal ms. Lat. 41 della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera, risalente al 1444, che riporta anche una sua raffigurazione miniata: all’interno di una grande lettera incipitaria, il dottore bolognese porge l’opera a Mladen II Šubić di Bribir, bano di Bosnia, Croazia e Dalmazia. Si può presumere che la prima parte dell’opera sia stata scritta nel periodo di soggiorno in Dalmazia.
Il trattato – nel quale Guglielmo dichiara di avere attinto dall’insegnamento paterno, dagli autori più prestigiosi e dalla propria esperienza – ebbe grande successo. È più ampio ed esteso che non la Practica di Bartolomeo da Varignana; Guglielmo fa riferimento nella sua opera non solo a Galeno, ma anche ad Avicenna, Averroè, Dioscoride Pedanio, Avicebron, Agazele, Serapione, Mesue Amec, Kiraudi, Rhazes e Mosé Maimonide. Cita inoltre in modo esplicito i pitagorici, Seneca, Cicerone, Macrobio, Tolomeo, Platone e Aristotele quali maestri capaci di realizzare un ideale di unità e di armonia tra cultura e vita. Trapelano, nel testo, vive preoccupazioni morali e deontologiche: l’autore avverte che la scienza e in particolar modo la medicina possono volgersi anche al male, qualora non vengano coltivate da uomini probi; perciò asserisce che è compito del sapiente operare il bene a vantaggio del prossimo e non coltivare l’egoismo. Solo in questo modo il saggio può aspirare a quella fama imperitura in cui può sperare l’uomo. Tale deve essere l’animo del medico che predispone le sue virtù a Dio, sommo bene, conformandosi alla massima pitagorica In omnis rebus que agis, exordium a Deo sume.
Rispetto all’opera del padre Bartolomeo (la Practica a capite usque ad pedes), i Secreta – che ebbero una fortuna notevolmente maggiore – presentano una struttura simile. Il primo trattato è dedicato alla terapeutica delle affezioni dei singoli organi, a cui sono fatti seguire i trattati dedicati alla cura delle febbri e del vaiolo, nonché al trattamento delle ferite e degli ascessi. L’opera si conclude con la presentazione sia degli antidoti contro i veleni animali e vegetali, sia dei medicamenti per le affezioni della cute e dei suoi annessi. Vi sono tuttavia anche marcate differenze: i Secreta medicine non si limitano a raccogliere indicazioni terapeutiche provenienti dall’esperienze pratica, ma come sopra accennato si avvalgono di diverse fonti, che forniscono all’opera un più ampio respiro.
Si ignora la data precisa della morte di Guglielmo, avvenuta a Bologna certamente prima del 26 aprile 1339, giorno in cui fu redatto l’inventario legale dei suoi beni.
Da questo prezioso documento si apprende che Guglielmo sposò dapprima Bona di Iacopo Peppi e successivamente Giulia Soldani; ebbe tre figlie di nome Beatrice, Azzolina ed Eufrasia, che presero tutte i voti, monacandosi nel convento di S. Agnese di Bologna. Risulta inoltre tutore di due pupilli, Donato e Pietro (affidati a Domenico di Alberto de Lanceis, notaio bolognese, che risiedeva nella contermine parrocchia di S. Barbaziano). I giovani dovevano avere iniziato la loro carriera scolastica, poiché possedevano un letto presso le scuole del magister Giovanni da Soncino, noto dettatore e dottore di grammatica dello Studio bolognese.
Presso il Museo medievale di Bologna si conserva il sigillo originale di Guglielmo di Varignana, che reca una legenda e uno scudo appuntato bipartito con una mezza aquila uscente da una delle partizioni del campo.
La sua fama fu di un certo rilievo. Pietro d’Argelata nella sua Chirurgia lo qualifica come magister venerabilis e anche altri autori ripresero tale appellativo. Guglielmo viene citato in molte farmacopee e in numerosi antidotari per avere inventato un preparato detto Unguentum Comitisse, già descritto dal padre ma da lui modificato e perfezionato nella formula secondo i principi della farmacologia contemporanea.
Opere. Le edizioni a stampa dei Secreta medicinae furono numerose, a partire dalla princeps di Lione (1539). La più importante fu curata nel 1597 da Gaspare Bauhin, che insegnava anatomia e botanica a Basilea, ma che a Bologna era stato studente di Ulisse Aldrovandi, e venne intitolata Secreta medicinae Guilelmi Varignanae medici consumatissimi ad varios curandos morbos veris auctoritatibus illustrata: nonnullis flosculis in studiosorum gratiam additis nunc a Casparo Bauhino, ad plurium exemplariorum collationem, ab infinitis mendis castigata et obscuriorum vocabulorum explicatione notisque marginalibus illustrata.
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