GUGLIELMO da Tocco
Scarsissime sono le notizie biografiche su questo personaggio, al di fuori delle vicende che lo videro direttamente coinvolto nel processo di canonizzazione di Tommaso d'Aquino. Ignoriamo la data esatta della sua nascita, che oscilla tra il 1235 e il 1250. Non sappiamo nulla della sua famiglia; l'ipotesi, avanzata da alcuni antichi biografi, che egli appartenesse alla nobile famiglia napoletana dei Tocco è da ritenersi priva di fondamento; Tocco, presso Benevento, designa semplicemente il suo luogo di nascita.
G. entrò in una data imprecisata nel convento domenicano di Benevento e qui completò il suo curriculum di studi; a giudicare dagli incarichi che successivamente ricoprì nell'Ordine domenicano, dovette trattarsi del ciclo di studi più breve, che non prevedeva l'accesso all'università; in effetti nessun documento attribuisce a G. la carica di lettore o di baccelliere e i suoi scritti mostrano una formazione teologica molto limitata e di impronta essenzialmente biblica.
Nonostante avesse già terminato gli studi, negli anni 1272-74 ebbe modo di incontrare Tommaso d'Aquino nel convento di Napoli e di assistere alle sue lezioni. Nel 1288 venne nominato dal capitolo di Lucca predicatore generale; il 18 ottobre dell'anno seguente divenne priore del convento domenicano di Napoli. Nel 1291 fu vicario del convento di Benevento, di cui divenne priore nel 1297. Tra il 1292 e il 1300 svolse a più riprese la funzione di inquisitore: nel 1292 e nel 1294 fu inquisitore del Regno di Sicilia; nel 1298 fu socius dell'inquisitore generale e nel gennaio 1300 fu nominato lui stesso inquisitore generale. Nell'esercizio di tale funzione G. si scontrò con Carlo II d'Angiò; ignoriamo quali siano state le cause del conflitto; quello che risulta dai documenti è che tutti i membri della sua famiglia furono costretti all'esilio e poterono rientrare solo l'anno seguente, per l'intervento del papa o del protonotaro e logoteta del Regno Bartolomeo da Capua.
Non abbiamo più notizie certe che lo riguardano fino al momento in cui, nel 1317, il capitolo provinciale riunito a Gaeta affidò a lui e a Roberto di Benevento il compito di promuovere la canonizzazione di Tommaso d'Aquino. In realtà G. già da tempo si dedicava a raccogliere testimonianze sulla vita del maestro, ma dopo il conferimento dell'incarico ufficiale le sue iniziative possono essere ricostruite con maggiore precisione grazie alle sue stesse dichiarazioni contenute nella Ystoria e alle testimonianze del processo di canonizzazione.
Nel novembre 1317 G. si recò in Abruzzo, ospite del conte di Marsico, Tommaso di San Severino, figlio di Teodora, la sorella più giovane di Tommaso d'Aquino. Il conte di San Severino, molto legato all'Ordine dei predicatori, incoraggiò vivamente la missione di G. e, nel febbraio dell'anno seguente, lo fece incontrare con Caterina di Morra, figlia di un'altra sorella di Tommaso; le confidenze dell'anziana donna, che G. fece registrare da un notaio, gli fornirono preziose informazioni sull'infanzia e sulla giovinezza di Tommaso.
Nell'estate del 1318 G. si recò ad Avignone, dove presentò al pontefice Giovanni XXII tutta la documentazione necessaria per avviare la causa di beatificazione: una prima redazione della vita, un inventario dei miracoli e una serie di lettere di personaggi influenti del Regno di Sicilia che peroravano la causa. Durante il soggiorno ad Avignone G. venne in contatto con due personaggi che giocarono un ruolo importante nel processo di beatificazione: Bartolomeo Fiadoni (Tolomeo da Lucca), discepolo diretto di Tommaso e autore di una breve biografia, e Bernard Gui, in quel momento intermediario ufficiale tra l'Ordine e la Curia, anch'egli interessato alla biografia di Tommaso. Il 13 settembre, dopo un concistoro, G. ricevette le lettere pontificali che ordinavano un'inchiesta sulla vita e i miracoli di Tommaso. L'inchiesta si tenne a Napoli dal 21 luglio al 18 sett. 1319; furono ascoltati quarantatré testimoni, religiosi, secolari e laici, alcuni dei quali avevano conosciuto personalmente Tommaso; G. medesimo fu chiamato a deporre il 4 agosto. Tra la fine del 1320 e l'inizio del 1321 G. si recò una seconda volta ad Avignone, per presentare al pontefice una nuova raccolta di miracoli e per caldeggiare una seconda inchiesta, da tenersi a Fossanova. G., sempre accompagnato dal confratello Roberto di Benevento, rimase ad Avignone almeno fino al 1° giugno 1321; durante il viaggio di ritorno, ritardato da una violenta tempesta, avrebbe avuto, a quanto narra egli stesso, una visione di Tommaso nel corso della quale, dopo avergli dichiarato di avere scritto la sua biografia, avrebbe ottenuto direttamente dalla sua bocca la conferma di quanto aveva scritto in merito alla sua verginità. Dal 10 al 26 novembre si tenne a Fossanova la nuova inchiesta canonica e G. ebbe modo di assistere a tutte le sedute. Dopo la chiusura dell'inchiesta le notizie su di lui si fanno rarissime; certamente non fu lui, ormai troppo vecchio, a portare gli atti ad Avignone, e l'ufficio di procuratore nella causa di beatificazione venne assunto da un frate più giovane, Giovanni Regina da Napoli. G. passò gli ultimi anni della sua vita nel convento di Napoli dove, nel gennaio 1323, ricevette l'annuncio dell'avvenuta canonizzazione. Ai festeggiamenti che si tennero ad Avignone il 18 giugno 1323, quando Tommaso d'Aquino venne iscritto nel catalogo dei santi, non era presente; molti biografi ritengono che a quella data fosse già morto, ma l'esame della tradizione manoscritta della Ystoria mostra le tracce di interventi posteriori a quell'evento. Molto probabilmente G. morì nell'agosto 1323.
L'unica opera di G. è la Ystoria sancti Thomae de Aquino, tramandata da diciannove manoscritti, nessuno dei quali indica il nome dell'autore. L'attribuzione compariva in due manoscritti del XIV secolo ora perduti, e si ritrova in un'epitome dell'opera preposta all'edizione cinquecentesca della Summa theologiae (Venetiis, Giunti, 1588, I, cc. 1-10). Di fatto, sulla base di numerosi argomenti di critica interna, l'attribuzione della Ystoria a G. è indiscutibile ed è concordemente accettata da tutti gli editori: Acta sanctorum Martii, I, Paris-Roma 1865, coll. 657-684; D. Prümmer, Fontes vitae s. Thomae Aquinatis, Toulouse 1924, pp. 57-160; A. Ferrua, S. Thomae Aquinatis vitae fontes praecipuae, Alba 1968, pp. 25-123; Cl. Le Brun-Gouanvic, Ystoria sancti Thome de Aquino de Guillaume de Tocco (1323), Toronto 1996, pp. 97-261.
Se non esistono dubbi sull'attribuzione, la natura composita del testo e le divergenze che si riscontrano nella tradizione manoscritta hanno favorito diverse ipotesi sui vari stadi di composizione e sui rapporti tra la Ystoria e altre biografie di Tommaso. Endres ha sostenuto la tesi secondo la quale Bernard Gui sarebbe la fonte di G. per la parte biografica e attingerebbe invece da lui il resoconto dei miracoli; Prümmer ha ipotizzato invece l'esistenza di una biografia precedente andata perduta, che sarebbe la fonte comune delle vite scritte da G., da Bernard Gui e da Pietro Calò. Entrambe le ipotesi sono state confutate già negli anni '20 da Pelster e da Janssen, e la recente ricostruzione delle vicende testuali fatta da Le Brun-Gouanvic ha confermato la totale indipendenza di G. da fonti precedenti: la Ystoria così come la possiamo ora leggere è il risultato di quattro stadi successivi di rielaborazione che, a partire dalla primitiva stesura presentata da G. al pontefice, fino alle ultime aggiunte del 1323, sono totalmente riconducibili all'opera di Guglielmo. La Legenda sancti Thomae de Aquino di Bernard Gui nella sua prima versione è senz'altro posteriore all'ultima elaborazione della Ystoria di G., mentre la Vita sancti Thomae de Aquino di Pietro Calò non è altro che una compilazione fatta sulla base dell'opera di Guglielmo da Tocco.
Il testo si presenta suddiviso in due parti: la ricostruzione della biografia di Tommaso e la narrazione dei miracoli da lui compiuti; la parte dedicata ai miracoli risulta notevolmente accresciuta nell'ultima redazione. Tale suddivisione, in linea con i modelli agiografici correnti, appare del tutto funzionale all'obiettivo che G. si prefiggeva, di fornire i due elementi essenziali al processo di canonizzazione: una biografia che attestasse l'eroicità delle virtù di Tommaso e una rassegna di miracoli, elemento indispensabile per avviare il processo di beatificazione.
La narrazione della Vita, suddivisa in 70 capitoli, si articola secondo un modello in parte cronologico, in parte tematico. Dopo un breve prologo, che inserisce la vicenda di Tommaso nel quadro della provvidenziale istituzione dell'Ordine dei predicatori, i primi capitoli (1-15) sono dedicati alla sua nascita e alla giovinezza. Ai prodigi che accompagnano la nascita, modellati secondo schemi agiografici tradizionali, seguono le vicende della fanciullezza e l'avventuroso ingresso nell'Ordine domenicano; la formazione del giovane si conclude con il compimento degli studi a Colonia sotto la guida di Alberto Magno e con l'acquisizione del titolo di baccelliere. A questo punto, dopo avere segnalato le molte corrispondenze che collegano Tommaso alle figure dell'Antico e del Nuovo Testamento (Giacobbe, Giuseppe, Mosè, il Cristo e l'apostolo Tommaso), G. delinea l'immagine di un santo maestro e dottore (capp. 17-23): fornisce un catalogo delle opere da lui scritte ed espone sommariamente il suo pensiero, toccando in successione le diverse polemiche dottrinali da lui affrontate. Tommaso viene presentato come il difensore della fede, che deve combattere contro cinque errori: l'averroismo, gli attacchi dei chierici secolari dell'Università parigina, il gioachimismo e le dottrine del libero spirito, lo scisma orientale, le affermazioni degli ebrei. Privo di cultura universitaria, G. dimostra una conoscenza assai superficiale delle dottrine tomiste e del quadro culturale in cui esse si collocano, commettendo numerosi errori, come quello di affiancare Guillaume de St-Amour a Sigieri di Brabante o di proiettare nel XIII secolo eresie a lui contemporanee come quella dei fraticelli. La parte centrale della Vita (capp. 24-43) è dedicata a illustrare le virtù di Tommaso; all'elogio dell'umiltà e della purezza, virtù essenziali nel modello agiografico del XIII secolo, G. affianca una serie di prerogative di Tommaso (il consiglio, la sottigliezza d'ingegno, la rettitudine nel giudizio, la straordinaria memoria), tutte riconducibili nell'ambito della prudenza. Ma l'insistenza sulle virtù intellettuali non è l'elemento dominante; G. punta a evidenziare il tratto mistico di Tommaso, che accompagna costantemente il suo impegno nello studio: l'intensità della preghiera, il dono delle lacrime, gli episodi di rapimento estatico da lui descritti ci consegnano l'immagine di un santo che vive in continuo contatto col cielo; la sua prodigiosa intelligenza e la sua instancabile attività sono totalmente consacrate alla delucidazione dei misteri divini. L'enfasi sull'aspetto mistico della santità di Tommaso introduce una serie di capitoli (capp. 44-55) che mostrano l'intervento del soprannaturale nella sua vita: visioni, rivelazioni e miracoli, che si intensificano soprattutto negli ultimi anni. La parte conclusiva della Vita (capp. 56-70) riprende l'andamento cronologico per raccontare i prodigi e i miracoli che scandiscono in successione gli ultimi momenti di Tommaso, la sua morte e la traslazione del suo corpo.
La sezione della Ystoria dedicata ai miracoli rappresenta la naturale continuazione di questa narrazione. La raccolta, che comprende 145 miracoli, si apre con l'evocazione del culto popolare fiorito a Fossanova sulla tomba del santo, e passa poi in rassegna i diversi miracoli così come G. li ha progressivamente aggiunti al dossier che andava allestendo. La narrazione dei miracoli, per la grande maggioranza guarigioni, è intervallata dal racconto dell'istruzione del processo di beatificazione e segue passo passo le diverse fasi dell'inchiesta e gli spostamenti di G. medesimo. Il resoconto dei miracoli fatto dai testimoni al processo si interseca col racconto di nuovi miracoli avvenuti nel corso dell'inchiesta che vedono come beneficiari i protagonisti stessi di tale evento (i presuli di Napoli e di Viterbo, i canonici incaricati di trasportare gli atti ad Avignone, il testimone Bartolomeo da Capua, il confratello di G. Roberto di Benevento). Se la seconda parte della Ystoria assume dunque un carattere quasi autobiografico ed è largamente debitrice nei confronti delle testimonianze del processo di canonizzazione, anche per la prima parte, quella che ricostruisce la vita del santo, le fonti di cui G. si serve sono soprattutto orali. Esclusa la dipendenza della Ystoria dalla biografia di Bernard Gui, anche il peso delle più antiche biografie di Tommaso appare trascurabile; è possibile che G. abbia letto le Vitae di Gérard de Frachet e fosse a conoscenza degli scritti di Bartolomeo Fiadoni, ma ciò che più gli interessava lo apprese direttamente dai membri della famiglia del santo e dai suoi confratelli di Napoli e di Fossanova. Tra le testimonianze dei familiari di Tommaso particolarmente importante è quella di Caterina di Morra, depositaria di notizie ricevute da Teodora, sua nonna e madre di Tommaso; da Caterina G. apprese tutte le informazioni che riguardano la nascita di Tommaso e le vicende della sua fanciullezza e del suo ingresso nell'Ordine. Fra le testimonianze dei frati, invece, un posto di primo piano spetta a Reginaldo da Piperno, compagno e segretario di Tommaso per molti anni; Reginaldo era già morto da tempo all'atto dell'istruzione del processo, ma G. aveva potuto apprendere direttamente da lui o per il tramite di altri frati molti episodi della vita del santo altrimenti sconosciuti, come l'attestazione della sua perpetua verginità o l'apparizione della Vergine Maria. Tra le fonti inoltre non vanno dimenticati i numerosi testimoni convocati a Napoli per il processo, che G. poté probabilmente incontrare.
Grazie all'apporto di tali testimonianze, per le quali G. indica spesso luoghi e nomi, la Ystoria, nonostante qualche imprecisione e qualche lacuna, e a dispetto di uno stile arcaico e ridondante, rimane lo strumento più importante per ricostruire la biografia di s. Tommaso. Il tentativo di delineare l'immagine di un santo dottore risponde alle esigenze, particolarmente sentite dalla S. Sede, di promuovere la dottrina domenicana e di difenderla dagli attacchi dei francescani, ma si scontra con l'impossibilità da parte di G. di cogliere appieno il rilievo filosofico e teologico di Tommaso; ne emerge l'immagine di un maestro che è anche un mistico e, soprattutto, un uomo che non conosce il peccato, un santo che incarna in maniera esemplare il modello agiografico che si va imponendo dalla fine del XIII secolo.
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